«Nuova scena», il talent su Netflix con Fibra, Geolier e Rose Villain che rischia di essere un autogol per il rap

Lunedì la finale del format che è stato un successo in Usa e Francia

Si intitola Nuova scena il talent rap in onda su Netflix che suscita interesse e polemiche soprattutto sui social. Tre talent scout d’eccezione, sguinzagliati in fase di selezione nelle tre città con le più appariscenti scene rap del momento. Fabri Fibra a Roma (pur essendo di Senigallia): uno dei cosiddetti king della seconda era del rap, il primo ad averlo tradotto al pubblico mainstream. Geolier, giovane perla del nuovo urban italiano, nella sua Napoli: artista più streammato degli ultimi anni, in vetta alla classifica vendite dell’annata 2023 con il suo secondo album Il coraggio dei bambini, ma soprattutto protagonista dell’appena conclusa 74esima edizione del Festival di Sanremo, dove a dispetto del secondo posto finale, ha letteralmente surclassato tutti gli altri big in gara al televoto. A Milano invece è andata in avanscoperta Rose Villain, la donna più cool della scena italiana, capace di non farsi surclassare dai cliché tipici del genere e, nonostante stia di casa a New York, di non scadere nello scimmiottamento delle gangster rapper americane. Anche lei in gara a Sanremo ma rimasta affogata tra la folla di artisti convocata da Amadeus. Tre talent scout che si trasformano in giudici dei ragazzi che hanno scelto per la fase finale ai Magazzini Generali di Milano. Lì i concorrenti vengono messi alla prova in varie battle, da quella di freestyle a quella per il miglior videoclip fino ad una esibizione in featuring con alcuni big della scena: Guè, Noyz Narcos, Madame e Marracash. Al vincitore finale, che verrà svelato nelle ultime puntate disponibili dal prossimo lunedì, un premio da 100mila euro e, forse ancor più importante, la visibilità dovuta alla partecipazione a questo format che ha riportato un ottimo successo negli Stati Uniti e in Francia. Due Paesi in cui il rap da diversi decenni ha fatto all’industria discografica locale quello che sta iniziando a fare in quella italiana: dominarla.


Pro e contro

Dimenticatevi la narrazione da reality di Amici, stiamo anche in tutt’altro universo rispetto alle luci stroboscopiche di X Factor, Nuova scena è uno show fortemente minimal, girato quasi come un videoclip, con un’impronta fortemente cinematografica. Tutto è velocissimo, appena otto episodi che non arrivano ai 60 minuti, rilasciati in tre tranche, la prima da quattro, la seconda da tre e poi l’ultima, quella di lunedì. Impossibile dunque affezionarsi ai personaggi, nonostante le storie forti che si portano dietro ma che vengono appena appena accennate. Ma il vero problema di Nuova scena, quello per cui potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol per il rap, è un altro. Tutti i concorrenti conoscono perfettamente l’estetica del rap, il galateo del rap, come aizzare un pubblico rap: come vestirsi, come muoversi, come salutarsi. Eppure al momento di produrre buona musica sono caduti quasi tutti, e anche quelli rimasti in piedi non hanno particolarmente brillato. Molti, potremmo dire quasi tutti, lontani dalla pianificazione computerizzata si sono rivelati impreparati, alcuni addirittura quasi improvvisati.


La fotografia (parziale?) di una generazione

Nuova scena potrebbe rappresentare un’interessante finestra sull’approccio che molti giovani hanno nei confronti della musica rap ma sembra più interessato a impacchettare e vendere un’estetica piuttosto che della buona musica. Il programma finisce così con il restituire a chi guarda un’immagine di una generazione di giovani che certo bruciano della voglia di potersi raccontare, ma che forse mancano dell’impegno intellettuale, della ricerca, della preparazione. Perché il successo commerciale, dichiarato fine ultimo, sottoposto quasi sempre in forma di riscatto sociale ed economico, è raggiungibile allungando un dito. Andare oltre, come hanno fatto tutti i grandi della nostra musica, rapper compresi, sarebbe uno sforzo inutile. Durante Nuova scena abbiamo assistito a debacle complicate anche da guardare da casa: ragazzi che non riuscivano a beccare un attacco, altri che, come ha fatto notare anche il rapper Nerone su Threads creando un’accesa discussione, non riuscivano a tenere a mente otto barre, «Se a sta roba ci tieni te ne impari 300 con annessa coreografia. Questa è la prova che la generazione social cerca di esserci più che di essere», conclude. «Tutta sta cazzo di fretta raga. No. Ci vuole tempo e fatica. Come per diventare muscolosi o laurearsi o diventare un professionista». Questo è il trucco dietro il rap che Nuova scena rischia di svelare, non è la regola ovviamente, anzi possiamo vantare in Italia almeno una trentina di fenomeni veri. Ma è il pericolo dietro l’angolo, ovvero che si scambi la musica con il successo grazie alla musica, perché sono due mestieri diversi e uno dei due ha la data di scadenza.

Post by @neroneofficial
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