Il nuovo codice della strada al voto alla Camera: «È un codice della strage, così non rende le strade più sicure»

Molte misure del nuovo testo complicano la vita agli utenti deboli senza incidere sulle vere cause delle morti in strada: la velocità e la distrazione di chi guida veicoli a motore

«Abbiamo ascoltato per mesi tutti i soggetti coinvolti nel nuovo codice della strada, compresi i tanti familiari delle vittime». Ha risposto così il ministro dei Trasporti Matteo Salvini alle proteste che da settimane chiedono una revisione del progetto di legge per il nuovo codice della strada, oggi al voto alla Camera, per poi passare al Senato. Codice della Strage si leggeva sui cartelli sollevati nel corso delle manifestazioni che sono andate avanti per tutta la settimana in decine di città italiane portando all’attenzione pubblica aspetti altrimenti ignorati del progetto di legge che rendono più difficile l’implementazione di infrastrutture pedonali e ciclabili avvantaggiando ulteriormente i mezzi a motore rispetto agli utenti deboli della strada. Salvini sostiene di aver già sentito i parenti delle vittime. Ma forse non li ha ascoltati veramente se questi ultimi hanno scelto di apparire in un video prodotto dall’associazione Sai Che Puoi, in cui si appellano alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


La protesta dei parenti delle vittime

«Proviamo a cambiare questa strada», appare in sovraimpressione nel video prima del messaggio alla leader dell’esecutivo: «Presidente Meloni, metta in pausa la riscrittura del codice della strada. Vogliamo farlo insieme». Appello a cui lunedì 18 marzo si è unito anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, con una lettera che il primo cittadino meneghino si è impegnato ad inviare al capo del governo. Il ruolo dell’esecutivo è particolarmente importante perché quello al vaglio del Parlamento dall’1 di marzo, dopo l’approvazione della commissione trasporti alla camera, è un progetto di legge delega. Con cui Camera e Senato incaricano il governo, fornendo delle linee guida, di scrivere una legge in una determinata materia. Legge inequivocabilmente necessaria, dato che l’Italia ha 56 morti in strada per milione di abitanti, contro i 26 della Gran Bretagna, i 34 della Germania e i 36 della Spagna.


Nuovo codice della strada: più potenza e meno multe

Ma quali sono, di preciso, le novità contestate dagli attivisti? Il nuovo codice innalza i limiti di potenza dei mezzi che possono essere guidati dai neopatentati nei primi tre anni dal conseguimento del documento. Importanti modifiche anche nel regolamento degli autovelox. Al momento, ad ogni rilevazione di un eccesso di velocità corrisponde una sanzione. Troppo secondo il progetto di legge, che prevede di applicare una sola sanzione per violazioni reiterate avvenute nella stessa ora o su un tratto di strada di competenza dello stesso ente.

Significa che anziché una multa per ogni violazione, in caso di eccesso di velocità ripetuto, verrà comminata una sola multa. Con l’aggiunta di un’aggravante pari a un terzo del valore della multa più salata. Viene quindi ridotta la capacità deterrente degli autovelox, con il concreto rischio che aumentino i casi di eccesso di velocità. Lo stesso principio si applica a tratti stradali compresi tra due incroci consecutivi. E per le multe comminate a chi invade le ZTL con un veicolo non autorizzato.

La stretta sui monopattini

Quanto alle zone a traffico limitato, viene limitata la possibilità dei comuni di istituirle autonomamente. In caso il nuovo codice venga approvato così com’è, queste potranno essere istituite solo se rientreranno nelle tipologie stabilite da un decreto del ministero dei Trasporti e del ministero dell’Interno. Viene richiesto poi il parere del prefetto per l’istituzione di zone a traffico limitato temporanee per aree tutelate da vincoli naturalistici o paesaggistici dell’Unesco. L’accesso a queste ultime non potrà essere a pagamento. Viene istituito l’obbligo di targa sui monopattini elettrici e di casco per chi li conduce. I monopattini dovranno anche essere assicurati e non potranno essere usati fuori dai centri urbani. Ma nemmeno potranno viaggiare sulle piste ciclabili e nelle aree pedonali. Viene inserita una delega al governo per innalzare i limiti di velocità e per aumentare gli stalli di sosta gratuita nei centri cittadini.

Vita più difficile per chi va in bici

Le corsie ciclabili perdono gran parte della loro funzione, dato che passano dall’essere un’area della strada pressoché invalicabile salvo necessità, a una zona non necessariamente delimitata da segnaletica in cui le biciclette transitano in modo «promiscuo» ad altri veicoli. Vengono poi abrogate in toto le case avanzate. Ovvero quegli spazi riservati alle biciclette posti oltre la linea d’arresto dei semafori allo scopo di dare alcuni metri di vantaggio a chi circola in bici, evitando che in un momento di bassa stabilità quale è la partenza si trovino in mezzo al traffico motorizzato.

Viene anche limitata la possibilità di istituire doppi sensi ciclabili, che nel nuovo testo sono subordinati alla larghezza della carreggiata. Viene ridotto il potere delle strade ciclabili – strade in cui i ciclisti hanno la precedenza sugli altri utenti della strada, in maniera simili a come i pedoni ce l’hanno nelle aree pedonali – dove l’obbligo di dare la precedenza a chi si muove in bici diventa una semplice richiesta di prestare attenzione. Infine, l’obbligo di sorpassare i ciclisti ad almeno 1,5 metri di distanza viene edulcorato da un «ove le condizioni della strada lo consentano».

Il 94% degli incidenti coinvolge veicoli a motore

L’intento dichiarato del nuovo codice è quello di incrementare la sicurezza sulle strade. Ma le misure di cui si legge nel testo non sembrano agire sugli aspetti che più la pregiudicano. Secondo gli ultimi dati disponibili all’Istat, relativi al 2022, i morti sulla strada sono stati 3.169, in aumento del 9% rispetto all’anno precedente e al 2019, prima della pandemia. Andrea Colombo, avvocato e attivista per la sicurezza stradale, fornisce alcuni numeri utili a contestualizzare la protesta. Il 73% degli incidenti avviene su strade urbane. A causarli sono nel 94% dei casi i conducenti di veicoli a motore. Ma la circolazione di questi viene avvantaggiata con diverse misure. La principale causa di incidente è la velocità eccessiva, con il 23%, ma non ci sono limitazioni di alcun tipo in materia.

L’80% delle vittime sono utenti deboli

Anzi, viene ridotta la possibilità di controllare e multare. Tra le cause seguono la distrazione, con il 20%, le strisce pedonali non rispettate, con il 17%, e il 14% per altre mancate precedenze, tutti aspetti che al massimo vengono puniti più severamente, ma non limitati con interventi infrastrutturali per obbligare gli automobilisti a prestare maggiore attenzione alla guida. Eppure l’80% dei morti sono utenti deboli della strada, che in un impatto a 50 km/h con un’auto hanno il 10% di probabilità di sopravvivenza, ma ben il 90% a 30 km/h. Si interviene duramente sui monopattini, ma il numero di morti in incidenti che coinvolgono i monopattini è 16, appena uno in più rispetto al numero di vittime in incidenti che coinvolgono i trattori.

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