Lo scudo anti-pirateria è stato piratato, la beffa dopo le accuse di censura sul sistema di Agcom

Rubato e reso pubblico il codice sorgente di Piracy Shields, già al centro delle polemiche per aver bloccato l’accesso a internet anche a chi non stava guardando eventi sportivi e spettacoli online in modo illegale

Piracy Shields, il sistema anti-pirateria di Agcom, è stato vittima di un attacco informatico. Può sembrare paradossale, ma la notizia è stata confermata da diversi siti specializzati, tra cui Tom’s Hardware. Nelle scorse ore, il codice sorgente della piattaforme è stato rubato e messo online su GitHub, dove ora è stato pubblicato un po’ di tutto: l’interfaccia utente, i modelli di dati, la gestione dello storage e la documentazione interna. Non è chiaro chi sia l’autore del furto di dati. Quel che è certo è che si tratta di un’azione mirata, dal momento che sulla pagina si parla di Piracy Shield come di «una pericolosa porta verso la censura», che pratica un «blocco indiscriminato» di siti web e indirizzi IP legittimi «aprendo la strada a una censura incontrollata sotto il pretesto dell’applicazione delle leggi sul copyright». L’autore dell’attacco informatico poi aggiunge: «Piracy Shield è semplicemente il risultato di incompetenza tecnica ed eccessiva burocrazia, una costante nel governo italiano».


La piattaforma anti-pirateria di Agcom ha debuttato a inizio 2024 ma ha già raccolto una discreta mole di polemiche, al punto che c’è chi ipotizza che l’incidente di oggi possa decretare la fine del progetto. I siti specializzati puntano il dito soprattutto contro i sistemi di verifica poco sicuri e il fatto che nei mesi scorsi Piracy Shield ha finito per oscurare molti siti che in realtà non avevano nulla di illegittimo. La scorsa settimana, l’Agcom è stata chiamata a riferire in parlamento dalla deputata di Azione, Giulia Pastorella, che ha chiesto conto proprio di tutti questi problemi. Oggi, in seguito al furto del codice della piattaforma, Pastorella è tornata sulla vicenda con parole dure: «Bisogna immediatamente disabilitare il servizio mentre si sistemano le cose se non vogliamo rischiare che dei malintenzionati mettano a rischio l’accessibilità a siti innocenti».


Foto di copertina: ANSA/ Mario De Renzis

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