L’indagine per riciclaggio sull’ex compagno di Daniela Santanchè per un Basquiat sparito

Canio Mazzaro ha subito una perquisizione a giugno 2023. Ma il quadro non si trova

Canio Mazzaro, ex compagno di Daniela Santanchè, è indagato a Milano per riciclaggio di opere d’arte. Al centro dell’inchiesta c’è un quadro di Basquiat valutato venti milioni di euro. Che i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio e l’Interpol cercano da tempo. Mazzaro il 15 giugno 2023 ha subito una perquisizione domiciliare nella sua casa di Corso Vercelli. Il suo cellulare è stato sequestrato. Il quadro sparito si chiama Wine of Babylon e risale al 1984. Lo acquistò Vittorio Cecchi Gori a New York per 330 mila dollari. Nel 2010 l’imprenditore del cinema lo cede al suo avvocato Giovanni Nappi a titolo di corrispettivo per i compensi professionali. Ma quando il legale vuole ritirarlo, racconta oggi Il Fatto Quotidiano, irrompe in scena l’ex moglie di Cecchi Gori Rita Rusic.


«Non lo avrai mai»

«Non lo avrai mai e poi mai», dice la produttrice. Cecchi Gori la denuncia per appropriazione indebita. Ma nel 2014 il tribunale la assolve perché tra coniugi il fatto non costituisce reato. Anche una causa a Los Angeles finisce nello stesso modo. Poi nel 2017 si cerca un accordo tra le parti. Nel 2018 Cecchi Gori cerca di ottenere la nullità dell’atto di cessione a Nappi. Il tribunale civile di Roma gli dà torto. E intanto Nappi ottiene un decreto ingiuntivo per la consegna dell’opera. Qui entra in scena Mazzaro. Dal 2007 al 2011 ha una relazione con Rusic. Che finisce nei guai perché la accusano di aver preso possesso di un attivo in cui viveva proprio con Cecchi Gori. Lei vince la causa. E successivamente ne acquista un altro per 3 milioni di euro. Anche grazie all’anticipo da 440 mila euro che le versa Mazzaro. Il quale le fa anche ottenere un mutuo con Unicredit per coprire il resto della somma.


Il conferimento

Rusic conferisce l’immobile a una società inglese e il suo valore lievita fino a 7 milioni. Lei realizza una plusvalenza di 4 milioni ma non la dichiara. Non lo dice nemmeno a Mazzaro, che a quel punto fa causa a lei. Uno dei due giudizi si conclude con un accordo transattivo. Ma nel 2016 una testimone oculare dice di aver visto quel Basquiat a casa di Mazzaro in Corso Vercelli. Altri due lo confermano. Ma durante il blitz l’opera non si trova. Ora Nappi dispera di riaverlo indietro: «Un quadro di cm 218,4 per 172,7 non sparisce così, non lo porti via sottobraccio ed è impossibile che nessuno sappia almeno qualcosa di dove oggi sia collocato». L’avvocato mette una taglia di un milione di euro per chiunque fornisca informazioni utili a rintracciarlo.

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