Pro-vita nei consultori, l’Ue boccia la mossa del governo italiano: «Le misure inserite nel decreto non c’entrano con il Pnrr»

La precisazione della Commissione europea sull’emendamento presentato nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia

Le misure proposte dal governo italiano sull’aborto «non hanno alcun legame con il Pnrr». Lo ha precisato oggi una portavoce della Commissione europea, interpellata sul dibattito che in questi giorni agita la politica italiana. Ad accendere lo scontro parlamentare è stato un emendamento presentato da Fratelli d’Italia per consentire l’ingresso nei consultori alle associazioni pro-vita. «Il decreto Pnrr contiene misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr, ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio la legge sull’aborto», ha precisato oggi la portavoce dell’esecutivo Ue nel briefing quotidiano con la stampa. L’emendamento al decreto Pnrr sull’ingresso dei pro-vita nei consultori è stato approvato in commissione Bilancio e dovrà essere votato alla Camera.


Il testo prevede che le Regioni, a cui spetta organizzare i consultori, possano avvalersi, senza oneri a carico della finanza pubblica, «del coinvolgimento di soggetti del terzo settore» con «qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». Una mossa che ha incontrato una forte resistenza da parte delle opposizioni. «Quello a cui stiamo assistendo è la concretizzazione dell’Italia della presidente Meloni: una sola donna al comando, le altre scompaiono, mentre di continuo viene messa in discussione la loro libertà di scegliere sul proprio corpo», ha attaccato la senatrice del Pd Cecilia D’Elia. Critiche anche da parte di Riccardo Magi, segretario di +Europa, che accusa il governo di fare un uso «totalmente politico», ma anche «approssimativo e improprio», dei fondi del Pnrr.


In copertina: EPA/Olivier Hoslet | Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea a Bruxelles

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