Le e-news sono il vangelo dei renziani. Una mail che arriva più volte a settimana, scritta in prima persona da Matteo Renzi, che si snoda tra riflessioni personali, analisi geopolitiche e polemiche interne. Già dallo scorso settembre, il leader di Italia Viva aveva iniziato a motivare i seguaci riguardo alla sua corsa europea. Si sarebbe candidato, diceva, nel Nord-Ovest. Poi, a fine febbraio, il rilancio: «Mi candido in tutte e cinque le circoscrizioni». A un certo punto, però, la trattativa con +Europa si finalizza. Carlo Calenda e Azione scelgono la strada solitaria, mentre Renzi e Riccardo Magi – ma il vero kingmaker radicale sembra essere Emma Bonino – si coalizzano nella lista Stati Uniti d’Europa. Da quel momento, Renzi deve ritrattare sulla sua candidatura. «Se noi ci fossimo candidati da soli è evidente che avrei guidato la lista ovunque e se avessimo fatto il 4%, e lo avremmo fatto, io sarei andato al Parlamento europeo come è giusto che fosse», spiega in assemblea il 21 aprile. «Oggi si tratta di fare una scelta che non abbiamo ancora fatto e che farò la settimana prossima. Io metto gli aspetti positivi della mia candidatura: sono anni che mi dicono che non abbiamo voti e l’idea di mettermi ultimo della lista in tutte le circoscrizioni mi affascina perché prenderei un fracco di voti. A quel punto però se mi candido, ragionevolmente vengo eletto e vado a Bruxelles».
Tuttavia, sull’altro piatto della bilancia, il leader di Italia Viva colloca l’importanza dell’opposizione a Giorgia Meloni: «Se non mi candido, e un po’ mi dispiace non candidarmi, è perché capisco che nei prossimi mesi, con questo governo incapace e inconcludente, potrebbe riaprirsi una partita anche in Italia». A Open risulta che Renzi, al momento, sia intenzionato a fare un passo indietro e a non iscrivere il suo nome nella lista degli Stati Uniti d’Europa. Anche perché in caso di elezione, dopo il post pubblicato oggi – 26 aprile – su X, l’ex presidente del Consiglio non avrebbe altra possibilità che lasciare il Senato e iniziare una carriera politica al di là delle Alpi: «Si fa un gran discutere di candidature per le Europee. Io penso una cosa semplice: chi si candida per Strasburgo, se viene eletto, deve andare a Strasburgo. Le candidature “prendi i voti e scappa” non sono serie. Chi le fa considera i cittadini dei “citrulli” da prendere in giro. Le liste che mettono candidati finti non sono liste serie. Noi come Stati Uniti d’Europa siamo seri, spero che lo siano anche gli altri».
Non è un’argomentazione nuova. Nell’e-news del 22 aprile, Renzi aveva chiesto un parere ai suoi sostenitori: «Chi si candida alle Europee dicendo: “Mi candido, ma se vengo eletto non ci vado”, per me prende in giro gli italiani. Voi che dite? Vi leggo». Ancora, sempre nella letterina digitale, il 19 aprile: «Ci vuole serietà per affrontare la sfida europea. La prima forma di serietà è non prendere in giro i cittadini. Se ti candidi in Europa, poi vai in Europa. L’idea che qualcuno, come Meloni o Elly Schlein ad esempio, possa candidarsi per misurare il proprio gradimento e poi non vada a lavorare a Bruxelles tradisce l’impianto di chi non è minimamente interessato alle elezioni europee e vive la politica europea solo come proprio sondaggio di gradimento». Un punto che non ha sollevato solo Renzi. Diversi esponenti di altre forze politiche, più o meno apertamente, hanno criticato la scelta dei leader di scommettere sull’effetto traino del proprio nome. Romano Prodi: «Si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia».
Comunque, tornando a Renzi e ai suoi e-ripensamenti, «per non prendere in giro – si cita – i cittadini», sarebbe stato meglio non infarcire di certezze i proclami sulla propria candidatura. Perché a leggere l’e-news del 29 febbraio, è lo stesso leader di Italia Viva a escludere perentoriamente retromarce: «Mancano 100 giorni alle elezioni che decideranno il futuro dell’Europa. Io mi candido, in tutte e cinque le circoscrizioni. Ci metto la faccia. Non mi tiro indietro. Perché è tempo di scelte forti, è tempo di uomini e donne forti». E in quella del 15 febbraio: «Uno dei motivi per cui mi candido alle elezioni europee è rimettere le questioni geopolitiche al centro dell’agenda di Bruxelles. Capisco che possano sembrare noiose. Ma da queste questioni dipende il futuro del pianeta. E la dignità della politica». Ancora, a ritroso, l’11 settembre: «L’Europa dell’economia e l’Europa delle Istituzioni: su entrambi i settori bisogna cambiare passo. E per questo ho detto di essere pronto a candidarmi personalmente anche io, nel territorio del NordOvest. In un mondo in cui molti politici vivono di tweet e tatticismi, io ci metto la faccia. E il cuore». L’8 settembre: «Ho lanciato da Milano la mia candidatura alle Europee. Ci ho messo la faccia. Chi vuole fare il volontario per la mia campagna, anzi per la nostra campagna elettorale, mi scriva». Il 5 settembre: «Bisogna mettersi in gioco, tutti. Lo farò anche io, a partire dalla candidatura nel Nord del Paese». Ecco, dopo tutti questi annunci categorici, sarebbe strano non trovare il candidato “Matteo Renzi” nella lista degli Stati Uniti d’Europa.
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