Casa di Montecarlo, Gianfranco Fini condannato a 2 anni e 8 mesi

L’ex leader di Alleanza nazionale aveva dichiarato di essere stato ingannato dalla compagna Elisabetta Tulliani (che ha avuto 5 anni di pena) e dalla sua famiglia: «Quella dell’appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa»

Condannato Gianfranco Fini per il «caso della villa di Montecarlo» che, 14 anni fa, accelerò la fine della carriera politica dell’ex leader di Alleanza nazionale. Il tribunale di Roma ha inflitto all’ex presidente della Camera – che era presente in aula – una pena di due anni e otto mesi. Condannata anche Elisabetta Tulliani a 5 anni, il fratello Giancarlo a 6 anni e il padre dei due, Sergio a 5 anni.

La pm di Roma, Barbara Sargenti, aveva chiesto 8 anni per il politico, 9 anni per la compagna Elisabetta Tulliani, 10 anni per il cognato Giancarlo Tulliani e 5 anni per il padre dei due, Sergio Tulliani. L’avvocatura generale dello stato, invece, aveva chiesto l’assoluzione. Dopo le repliche dei quattro difensori, nella mattina del 30 aprile, è stata emessa la sentenza. Lasciando l’aula, Fini ha criticato i giornalisti che, raccontando la vicenda, gli hanno attribuito imputazioni in realtà mai contestate: «E’ stato scritto che ero imputato di associazione a delinquere e non è vero, se qualcuno ha una coscienza dovrebbe riflettere».


Il tentativo di Elisabetta Tulliani di “scagionare” Fini

Elisabetta Tulliani, lo scorso mese, aveva provato a difendere Fini rendendo delle dichiarazioni spontanee in aula: «Dopo un lungo travaglio interiore, sento l’obbligo morale di offrire un contributo alla verità. Finora non ho partecipato al processo per non turbare, alla luce dell’eco mediatica, le mie figlie ancora adolescenti. Il processo ha già turbato la mia famiglia, ma il mio silenzio continuerebbe a danneggiare le persone a me care. Sento il dovere di confessare al collegio giudicante le mie responsabilità: ho nascosto a Gianfranco Fini, padre delle mie figlie, le intenzioni di mio fratello di acquistare la casa di Montecarlo. Ero certa che il denaro per l’acquisto fosse di mio fratello. Non ho mai detto a Fini del denaro ricevuto da mio padre, di cui ignoravo la provenienza. Il comportamento di mio fratello è la più grande delusione della mia vita. Mai avrei immaginato che mi avrebbe coinvolto in vicende che ho appreso dalle indagini e che mi hanno travolta».


La vicenda

La versione di Elisabetta Tulliani cozza, tuttavia, con quella di Fini stesso, che invece ha imputato alla compagna di essere parte attiva dell’inganno: «Quella dell’appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me – aveva affermato in precedenza Fini -. Sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta. Loro insistettero perché mettessi in vendita l’immobile. Giancarlo mi disse che una società era interessata ad acquistarlo, ma non sapevo che della società facevano parte lui e la sorella: la sua slealtà e la volontà di ingannare e raggirare credo si sia dimostrata in tutta una serie di occasioni».

Il reato di riciclaggio, per il quale Fini è stato condannato, riguarda, appunto un’operazione immobiliare a Montecarlo. La contessa Annamaria Colleoni, nel 1999, lasciò in eredità ad Alleanza nazionale la sua residenza monegasca. Nel 2008, la villa fu ceduta al cognato dell’ex leader della destra. Secondo l’accusa, tuttavia, la compravendita è avvenuta grazie ai soldi dell’imprenditore Francesco Corallo, accusato a sua volta di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale. Stando all’originario impianto accusatorio, Corallo non avrebbe erogato allo Stato italiano 85 milioni di euro di tributi erariali, parte dei quali è confluita in una società, la Printemps, attraverso cui Giancarlo Tulliani ha comprato l’appartamento monegasco di boulevard Princesse Charlotte. L’immobile, acquistato per soli 300 mila euro, è poi confluito in un’altra società schermata, riconducibile a Elisabetta Tulliani.

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