Gli spari, la figlia segreta, Taylor Swift: tutto quello che c’è da sapere sul dissing tra Kendrick Lamar e Drake

La sfida tra i due giganti del rap americano raccontata dall’inizio

Il dissing tra Kendrick Lamar e Drake, due dei maggiori rapper della scena americana, riporta inevitabilmente alla mente agli anni d’oro del rap. Parliamo di quelli delle faide tra Tupac e Notorious B.I.G. o, più recente, tra Jay-Z e Nas, e non è un caso che i nomi citati siano di fatto le colonne portanti della storia di questo genere, coloro che sono riusciti prima di tutti, forse anche meglio di tutti, a tradurre in mestiere, in filosofia, quasi in religione, certamente in movimento politico la forza dirompente del rap. Una forza che all’inizio viveva della necessità di dar voce ai neri dei ghetti fino a diventare oggi pura celebrazione della parola. Non a caso uno dei due protagonisti della vicenda, Kendrick Lamar, californiano di 36 anni, è stato il primo musicista fuori dai circuiti di musica classica o jazz a ricevere il Premio Pulitzer per la musica. Il più intellettuale dei premi della musica a stelle e strisce.


La miccia che ha fatto esplodere il dissing

Questa non è la prima volta che le strade di Lamar e Drake si incrociano facendo decollare scintille, culminati – per il momento – in spari rivolti da una macchina in corsa contro la casa canadese di Drake che hanno ferito la sua guardia del corpo. Mai però un incendio così dirompente che ha finito per coinvolgere il pubblico mondiale. Comincia Lamar nel 2013. Nel brano Control, ospite di Big Sean, il rapper dedica una strofa che rappresenta un guanto di sfida a tutti i più noti colleghi dell’epoca. C’è chi la prende bene, non Drake. È in realtà un gioco molto sottile che cammina sul filo del verso, della singola barra, esplicita solo per chi conosce bene le vicissitudini e i pregressi tra gli interessati. Ma abbiamo una data, certa, sicura: il 6 ottobre del 2023. Nel disco For All The Dogs di Drake interviene in una strofa J.Cole in cui si chiede chi sia il rapper migliore degli ultimi dieci anni, indeciso tra se stesso, K-Dot e Aubrey, che sarebbero appunto Lamar e Drake. Lamar, che dopo la vittoria del Pulitzer nel 2018 ha centellinato le sue apparizioni musicali, risponde, a sorpresa e senza comparire nei riconoscimenti, nel disco di Future in un verso di Like That dove dichiara che in realtà c’è solo lui, rifiutando perfino il paragone con gli altri. J.Cole compie il madronale errore di rispondere con un’intera track-diss, salvo poi pentirsene dinanzi alla vera e propria rivolta del pubblico del Dreamville Festival, cosa che lo ha costretto a chiedere pubblicamente scusa, nonostante il brano avesse raccolto oltre 15 milioni di stream in 48 ore. Numeri che ci dicono che il pubblico fremeva per una risposta diretta di Drake, che non è notoriamente personaggio da mezze misure. Esce così Push Ups in cui Drake rivendica il fatto che la carriera di Lamar sia partita da un vecchio feat. con lui, e poi a seguire Taylor Made Freestyle, in cui Drake accusa Lamar di aver campionato tramite IA le voci di Snoop Dog e Tupac per utilizzarle nella traccia del disco di Taylor Swift.


La risposta di Kendrick Lamar

Kendrick Lamar risponde lo scorso 30 aprile con Euphoria e a questo punto l’attacco è netto, diretto. Nei versi spiega che la musica di Drake è insignificante, è fatta per i bambini,  lo accusa di misoginia, dell’utilizzo di un ghostwriter e di voler nascondere, con l’utilizzo scoordinato di diversi accenti, la sua provenienza canadese. La dose viene rincarata da K-Dot in 6:16 LA e qui il riferimento del titolo è alla data di nascita di Tupac, e scomodare Tupac nel rap americano è come scomodare Battisti nel pop italiano: un’icona del genere considerata inarrivabile. Nel brano nuove accuse allo stile di scrittura leggero di Drake, Lamar si fa forte di una schiacciante superiorità a livello letterario e squisitamente musicale, ma la provocazione più forte di questo attacco è l’aver scritto questo brano con lo stesso ghostwriter utilizzato da Taylor Swift, mossa sottile ma tagliente. A questo punto è guerra senza esclusioni di compi, Drake risponde prima sui social con una serie di post, poi con Family Matters, ma è una risposta scoordinata, di chi, si commenta nelle pagine social specializzate, forse è rimasto disarmato dagli attacchi, così se la prende un po’ con tutti i big dello star system rap americano compreso The Weeknd. Immediata la risposta di Lamar, ed è ancora una volta musicale, il brano si intitola Meet The Grahams e in quei 6 minuti e 32 secondi ci va giù ancora più pesante. Basti pensare che il rapper parte rivolgendosi ad Adonis, figlio di Drake, dicendosi dispiaciuto per il padre che gli è capitato in sorte, «Serve un uomo per essere uomini e tuo padre non è un uomo. Lo guardo e spero che in un mondo parallelo suo padre abbia utilizzato un preservativo. Ti serve una guida e potrei essere io» rappa. Poi si rivolge alla madre di Drake, accusandola di non empatizzare abbastanza con tutte quelle ragazze, anche minorenni, che negli anni hanno accusato Drake di violenza. Poi si sposta sul padre di Drake, accusando lui invece della nota dipendenza dal gioco del figlio, «Hai cresciuto una persona veramente orribile» canta, per poi spostarsi nell’accusare il collega di tenere nascosta una figlia di 11 anni, figlia che poi, grazie ai riferimenti espliciti nel pezzo, il pubblico è addirittura riuscito a trovare.

Il senso nel dissing nel game

A questo punto forse c’è da fare una precisazione, soprattutto per i meno abituati al mondo del rap, non per niente chiamato in gergo game, ovvero che i dissing sono una disciplina ben definita, un’arte a sé, una trovata per riuscire a mettere in scena una battaglia da cui qualcuno ne deve uscire per forza vincitore. Solitamente in palio c’è l’onore, molto più spesso una risata, in questo caso una cintura, quella del rapper migliore di nuova generazione, una battle a distanza alla quale due star come Drake e Kendrick Lamar erano destinate. Cintura che nel mondo quasi tutti stanno assegnando a Kendrick Lamar, il più giovane, il più contemporaneo, un artista che ha compreso quanto l’inventiva nella creazione delle barre sia solo un elemento musicale dei tanti che servono per rendere il rap la musica colta che può, è e deve essere.

In copertina: Drake e Lamar in un’elaborazione grafica di Vincenzo Monaco

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