Iran, ritrovato l’elicottero del presidente Raisi: «Tutti morti». Incidente, attentato o sabotaggio?

Ritrovato il velivolo. La Mezzaluna Rossa: «La situazione non è buona». Le ipotesi sul guasto e sull’attentato. La successione

È stato ritrovato l’elicottero precipitato del presidente iraniano Ebrahim Raisi. Tutti i passeggeri sono morti secondo la Mezzaluna Rossa. La tv di stato iraniana ha mostrato l’immagine del mezzo finito addosso a una montagna. Un drone Akinci turco ha rivelato una fonte di calore nella zona dell’Azebaigian orientale in cui è finito disperso il velivolo. Ma le squadre della Mezzaluna Rossa hanno già fatto sapere che la situazione «non è buona». L’incidente al velivolo è accaduto dopo un atterraggio d’emergenza a causa del maltempo, secondo le fonti di Teheran. Ma i dubbi rimangono. Oltre a quella dell’incidente, ci sono anche le ipotesi del sabotaggio e dell’attentato. Anche se per ora non si hanno certezze nemmeno su quale mezzo viaggiasse. Intanto il paese si interroga sulla successione.


L’elicottero di Raisi

E il vicepresidente Mansouri tiene accesa la speranza: «Aspettiamo buone notizie». La Mezzaluna Rossa iraniana fa sapere che i soccorritori si stanno avvicinando alla zona individuata dal drone. All’opera ci sono 73 squadre compresi i cani da rilevamento. Le condizioni meteorologiche rimangono difficili: pioggia e nebbia riducono al visibilità. Al Jazeera fa sapere che il luogo dell’incidente rilevato dal drone turco si troverebbe a 100 km dalla città di Tabriz, vicino a un villaggio chiamato Tavil. «Nessuna delle squadre di soccorso è stata in grado di raggiungere l’elicottero e di dirci esattamente se il presidente, il ministro degli Esteri e le altre persone a bordo degli elicotteri sono vivi o meno», afferma l’emittente. In uno dei siti segnalati l’elicottero di Raisi non è stato trovato. Il modello, scrive Repubblica, potrebbe essere un Bell 212 di fabbricazione statunitense.


Le ipotesi sull’incidente

Nel 1978 ne furono acquistati dieci prodotti dall’italiana Agusta. Il Bell 212 è una versione migliorata dello Huey, usato in Vietnam. La squadriglia presidenziale utilizza elicotteri statunitensi e Mil 17 russi. Nelle trasferte solo all’ultimo momento si sceglie quello su cui salirà il presidente per ragioni di sicurezza. Secondo le scarse informazioni che arrivano da Teheran i tre elicotteri potevano essere il biturbina statunitense e due Mil russi con apparecchiature anti-missile. Tra le ipotesi si può escludere un attacco con missili terra-aria a causa delle condizioni meteo che rendevano imprevedibile la rotta. Anche sabotaggi e attentati paiono poco probabili. Anche se il territorio al confine con l’Azerbaigian si presta all’infiltrazione di agenti israeliani. Gli elicotteri presidenziali vengono sorvegliati notte e giorno. La tesi dell’incidente o del guasto paiono ad oggi più probabili.

Sabotaggio, attentato, guasto

E i servizi segreti occidentali hanno fatto sapere che due giorni fa il mezzo aveva avuto problemi al decollo. Sugli altri due velivoli viaggiavano il ministro dell’Energia Mehrabian e quello dello sviluppo urbano Bazrpash. A quanto pare entrambi sono giunti a destinazione. Secondo Il Giornale sul Bell 212 oltre a Raisi erano presenti tra gli altri l’ayatollah Al Hashem, Imam di Tabriz, Abdollahian, ministro degli Affari Esteri, e Rahmati, governatore dell’Azerbaigian Orientale. L’elicottero avrebbe effettuato un atterraggio d’emergenza a Julfa, nella foresta di Dizmar tra il villaggio di Brazin e Ard Shir nella provincia dell’Azerbaigian orientale. Si è parlato anche di telefoni fuori servizio. Un video ha mostrato gli ultimi attimi del presidente Raisi sull’elicottero. Mentre Russia e Turchia si sono dette pronte a sostenere l’Iran con ogni mezzo.

Cosa succede adesso a Teheran

Intanto si attende di capire cosa succederà a Teheran. Se la morte di Raisi dovesse essere appurata le elezioni si dovranno svolgere entro 60 giorni. L’ayatollah Khamenei, guida suprema del paese, cercherà un successore tra i fedelissimi. Il professore iraniano di scienze politiche all’università del Tennessee ed esperto di Medio oriente, Saeid Golkar, dice al Corriere della Sera che «ci sono delle persone che cercheranno di candidarsi. Come lo speaker del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf e l’ex capo dei pasdaran Mohassen Rezaee. Un altro che potrebbe proporsi è l’ex speaker sempre del parlamento Ali Larijani, ma lui non ha superato l’esame del Consiglio». Nella corsa presi#denziale gareggiano solo nomi approvati dall’ayatollah, quindi nessun oppositore.

La struttura piramidale e il ruolo di Khamenei

Secondo l’articolo 131 della costituzione iraniana in caso di morte improvvisa del presidente il ruolo viene ricoperto dal primo dei 12 vicepresidenti. Entro 50 giorni il paese deve tornare al voto. Ovvero Mohammad Mokhber. In ogni caso i vuoti di potere non ci saranno. La struttura piramidale della dittatura iraniana fa sì che a capo si trovi la guida suprema e sotto di lui diversi organi: l’assemblea degli esperti, il presidente, la magistratura, il parlamento, il consiglio dei guardiani e i pasdaran.

«Se oggi morisse Khamenei sarebbe un grande problema. È vero che Raisi era in lizza per diventare il prossimo leader supremo, ma non è l’unico», continua Golkar. «Gli ayatollah hanno creato un super corpo armato, ma hanno anche creato un sistema interno di controllo molto potente. Da noi non succede come in Pakistan o in Egitto». Il futuro dell’Iran si riduce a due opzioni: la rivoluzione o un altro leader supremo.

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