Meloni e la polemica sul «detta Giorgia» sulla scheda elettorale: «Dovevo mettere Sbirulino?»

La presidente del Consiglio, a Mattino Cinque, sostiene di «non voler seguire più questi dibattiti della sinistra»

«È un trucco che chieda di votarmi scrivendo il mio nome di battesimo? Questi dibattiti della sinistra non li seguo più, doveva dire Giorgia Meloni “detta Sbirulino”?». La presidente del Consiglio, ai microfoni di Mattino Cinque, risponde alle critiche scoppiate dopo che, nel comizio di Pescara del 28 aprile, aveva dato indicazioni agli elettori di scrivere semplicemente «Giorgia» sulla scheda per le Europee. E torna a spiegare: «L’ho chiesto perché la cosa di cui vado più fiera è che quando incontro le persone mi danno del tu e mi chiamano “Giorgia”. Significa che il ruolo non ha creato distanza e che io sono ancora la persona del popolo che ero prima di diventare premier, questo infastidisce la sinistra radical chic, ma io sono fiera di essere del popolo, che mi diano del tu, che non sono una persona che si sente su un piedistallo anche se alla sinistra farebbe orrore».


Due mondi

Il suo è quello della «sinistra», per Meloni, sono «due mondi» diversi e distanti. «Sei dottore, bravo. Ti sei potuto laureare, bravo. In Italia molta gente la laurea non se l’è potuta prendere. Io non ho una laurea, ma sono arrivata a fare la presidente del consiglio e vuol dire che puoi arrivare dappertutto anche senza le condizioni di partenza che qualcuno ha potuto avere». Tra gli altri temi toccati su Canale 5, c’è quella del duello tv con Elly Schlein, che è saltato perché contro la par condicio. «Avrebbe aiutato i cittadini a capire» le diverse posizioni, afferma Meloni. «È un’occasione persa. Ha dato fastidio a qualcuno, ne prendo atto, lo faremo in altri modi». Ma non si esprime sulla ventilata riforma della par condicio: «Fermo restando che se dicessi ora che voglio modificare la par condicio avremmo i giornaloni che scriverebbero di governo autoritario».


Chico Forti

E questo perché «tendenzialmente è meglio che di queste materie non se ne occupi il governo, se ne dovrebbe eventualmente occupare il Parlamento. È la legge che c’è è la stessa che c’è sempre stata». Il capo del governo rivendica anche la pubblicazione del post celebrativo in cui mostra il suo incontro con Chico Forti, il cittadino italiano condannato per omicidio negli Stati Uniti. «Perché tanta soddisfazione? Perché io da diversi anni seguivo le vicende e il suo caso, conosco la sua famiglia, sono contenta per una madre che può riabbracciare il figlio, sono contenta di aver mantenuto l’impegno, sono riuscita dove altri non sono riusciti. È una bella pagina per il governo le nostre autorità. Ringraziamo i colleghi statunitensi per la collaborazione, dopo 24 anni carcere penso fosse giusto per Chico tornare in Italia e riabbracciare sua madre».

L’Italia e l’Albania

Altra polemica e relativo ringraziamento è rivolto al governo albanese per l’accordo sui migranti: «Noi processiamo le richieste di asilo in territorio albanese sotto la giurisdizione italiana. Cosa ci guadagniamo? Ci guadagniamo di allentare la pressione sul territorio italiano e un effetto di dissuasione su potenziali migranti illegali che può essere potentissimo. Mi spiace moltissimo per gli attacchi scomposti che il primo ministro Edi Rama sta avendo dalla sinistra italiana ed europea per aver fatto questo accordo per aiutare l’Italia».

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