A quattro giorni dalla piena del Natisone che ha ingoiato Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Casian Molnar, sono ancora in corso le ricerche del 25enne, mentre al cimitero urbano di San Vito a Udine è in corso la camera ardente delle due ragazze, di 20 e 23 anni. La Procura ha annunciato di aver aperto una fascicolo di indagine per omicidio colposo contro ignoti, una mossa degli inquirenti per riuscire a indagare con tutti gli strumenti necessari. Per capire se ci sono state responsabilità individuali, problemi nella catena dei soccorsi. Per capire se si sarebbe potuto agire meglio per salvare la vita a quei ragazzi, rimasti intrappolati sull’isolotto nei pressi del Ponte Romano di Premariacco prima di essere trascinati via dalla corrente. «In queste vicende, per procedere bisogna configurare responsabilità di tipo omissivo, non commissivo», ha spiegato il procuratore di Udine Massimo Lia in conferenza stampa, «condurremo tutti gli accertamenti del caso per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi». Tra i primi dubbi emersi in queste ore, quello sull’elicottero di salvataggio che è stato allertato per raggiungere la zona. Se invece di attivare l’elicottero Drago dei Vigili del fuoco, di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia, non fosse stato più opportuno far alzare in volo l’elicottero sanitario della Sores Fvg, con tecnico del Soccorso alpino a bordo, operativo da Campoformido (Udine), che dista soltanto una manciata di minuti di volo da Premariacco. Ma il Procuratore frena: «Mi preme, però, segnalare che, allo stato attuale, non ci sono elementi specifici che ci fanno andare in questa direzione, ma le verifiche sono in fase iniziale». Il fascicolo è stato aperto come atto dovuto, ora gli investigatori avranno gli strumenti per andare a fondo.
Lo sfogo della madre
Intanto nulla può lenire il dolore delle famiglie e di chi è rimasto coinvolto nella vicenda. Come Emanuel Marini è il volontario della Protezione civile che domenica 2 giugno ha trovato il corpo senza vita di Patrizia Cormos. «Quando ho visto il corpo della ragazza ho ascoltato i battiti, il respiro. Nulla», ha raccontato al Corriere della Sera, gli attimi in cui ha poi dovuto parlare con i genitori della giovane vittima, «ci siamo abbracciati. Poche parole. Mi hanno chiesto del braccialetto, della collanina. Li ho descritti, un cenno con il capo, sì erano quelli di Patrizia Cormos. Avrei voluto essere ambasciatore di buone notizie, e non di morte». Patrizia, ha spiegato ancora il procuratore, «ha fatto quattro telefonate al numero unico di emergenza 112, l’ultima delle quali senza risposta». La prima chiamata è stata effettuata alle 13.29, le altre nei minuti immediatamente successivi: «Dai primi accertamenti, tutto si è svolto in un arco temporale che si può quantificare grossolanamente in mezz’ora. Da una situazione di apparente tranquillità, quel tumultuoso scorrere del fiume Natisone che poi li ha travolti». La madre intanto non si dà pace: «Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati. Nessuno. Potevano forse salvarli. Non era importante fare i video. Lei era andata a fare una passeggiata, ha chiamato più volte il 112. Ha lasciato il suo nome, l’indirizzo. Ha detto: “Chiamate mia mamma”», si è sfogata con il Messaggero Veneto,« era un angelo, studiava tanto e lavorava per mantenersi».
I segni sui corpi
«Gli accertamenti sulle salme, la dinamica dei fatti, la documentazione che tutti abbiamo visto e l’esame esterno compiuto dal medico legale sui corpi, consentono, con ragionevole certezza, di individuare la causa del decesso nell’asfissia da annegamento e traumatismi vari», ha detto il Procuratore, spiegando perché non è stata disposta l’autopsia: «Si è ritenuto sufficiente l’ispezione cadaverica esterna, anche per riconsegnare le ragazze ai famigliari, per procedere con il rito funebre». Lia sottolinea come esista «in natura, anche la tragica fatalità», e che gli investigatori stanno facendo comunque tutti gli accertamenti necessari: «Tutto verrà verificato, acquisito e vagliato. Sia il discorso dell’elicottero utilizzato per i soccorsi, sia la cartellonistica che avvisa del divieto di balneazione e del pericolo di annegamento, sia soprattutto le tempistiche dal primo allarme all’arrivo dei soccorritori». E ha poi aggiunto:« Tutto è stato acquisito, compreso il cellulare della ragazza che è ancora utilizzabile. I genitori non hanno formulato per ora richieste specifiche, abbiamo già ascoltato tutti i testimoni, compresi i familiari e dalla Romania non è pervenuta nessuna istanza. Verificheremo i protocolli, come sempre in Italia le competenze sono diverse a seconda si tratti di intervento sanitario o meno, di attività di soccorso immediato o ricerca. Non tutte le cose sono considerate analoghe».
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