La strage del Natisone e il giallo delle telefonate ai soccorsi: «Mezz’ora dalla prima alla tragedia»


La procura di Udine indaga sulla tragedia del Natisone. L’inchiesta aperta per omicidio colposo contro ignoti ruota intorno alle telefonate di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar agli operatori dei soccorsi. Ce ne sono tre. La prima alle 13,29, la seconda andata a vuoto e poi altre due più lunghe. I soccorsi sono stati tempestivi? È questa la domanda a cui i pubblici ministeri vogliono dare risposta. «Dalla prima telefonata alla tragedia è passata mezz’ora», fa sapere il procuratore capo Massimo Lia al Corriere della Sera. Intanto il corpo di Cristian non si trova. Anche il sesto giorno di ricerche è andato a vuoto. Anche oggi ottanta persone tra volontari della Protezione Civile e vigili del fuoco continueranno a cercarlo.
I tabulati
Lia ha anche detto che «in natura esiste la tragica fatalità». Intanto i carabinieri hanno già acquisito le testimonianze delle persone direttamente coinvolte, dei familiari e dei testimoni oculari, compresi alcuni dei soggetti che hanno realizzato il video documentando così la tragedia in diretta. Acquisiti anche i tabulati delle conversazioni tra Patrizia e il Nue. E le rotte seguite dagli elicotteri dei vigili del fuoco e della sanità regionale. La procura, ha già precisato Lia, cercherà condotte omissive e non commissive. Ovvero le verifiche dovranno stabilire il rispetto delle procedure: a questo proposito, saranno sentiti gli specialisti che si occupano di dare attuazione alle direttive ricevute. I pm indagano anche sui cartelloni che si trovano lungo il fiume. I segnali di pericolo di annegamento e il divieto di balneazione sono presenti.
I cartelli mancanti
Ma andranno in futuro implementati con quello di pericolo di piene improvvise, che sul lato percorso dai tre ventenni per giungere sull’argine sembrerebbero non esserci. Un altro problema sembra essere la richiesta e l’impiego dei due elicotteri arrivati troppo tardi per salvare i ragazzi. Quello dei vigili del fuoco è decollato da Venezia a 100 chilometri di distanza. Quello del soccorso regionale invece è partito da Campoformido, più vicino al luogo della tragedia. «La nostra base aerea più vicina a Udine è quella di Venezia», sostengono i pompieri. Gli inquirenti stanno cercando di capire chi e perché abbia allertato il secondo volo e se non fosse stato invece il caso di mobilitarlo fin da subito. «Sono in corso verifiche», ha concluso Lia.
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