Crosetto sul caso Signorelli e le chat antisemite: «Tirano fuori quei messaggi dopo anni e ti rovinano la vita. Poi passano ad altri»

L’attacco del ministro di Fratelli d’Italia dopo le dimissioni del portavoce di Francesco Lollobrigida

Per il ministro della Difesa Guido Crosetto, sul caso di Paolo Signorelli quel che dovrebbe più scandalizzare non è solo che vengano diffusi messaggi privati, ma che «qualcuno li conversa», nonostante siano «irrilevanti per lo Stato», per «poterli usare quando serve». Signorelli si è dimesso da portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, dopo che Repubblica ha diffuso passaggi delle sue chat con Fabrizio Piscitelli in cui, tra le altre cose, c’erano diverse frasi antisemite. Messaggi criticabili, scrive Crosetto su X, ribadendo però che «nessuno di noi dovrebbe conoscere le conversazioni private degli altri».


Crosetto non cita mai Signorelli nel suo post, ma fa riferimento a diversi dettagli sulla vicenda dell’ex portavoce di Lollobrigida, difeso fino all’ultimo dallo stesso ministro dell’Agricoltura. Come lui, Crosetto critica la scelta fatta da Repubblica di divulgare quei messaggi: «Sei un cittadino incensurato – scrive il ministro – Intercettano i tuoi messaggi whatsapp in un gruppo con amici, nell’ambito di un’inchiesta. Nessuno di quei messaggi è rilevante. Non vengono distrutti. Rimangono in un cassetto, un computer, uno scaffale per anni. Poi diventi il collaboratore di qualcuno famoso a cui fa piacere far male. Tirano fuori quei messaggi. Li estrapolano da qualunque contesto. Li rendono pubblici. Ti massacrano. Ti rovinano la vita. E passano ad altri».


A dover scandalizzare quindi, spiega Crosetto è che «che ci sia qualcuno che conserva fatti privati (irrilevanti per lo Stato), per poterli usare quando serve, almeno quanto ci siamo scandalizzati per i contenuti. Invece per tutti è ormai una prassi normale. Per me no. Ma, come sto constatando sul caso dossier, sono uno pochi a cui interessa il rispetto delle regole democratiche per tutti. Amici o avversari».

Il botta e risposta con Orfini

Al post di Crosetto ha risposto tra i primi Matteo Orfini, deputato e dirigente del Partito democratico che lo contesta: «Cioè è normale che un collaboratore del governo avesse in passato rapporti di amicizia con uno dei capi della criminalità organizzata romana? Con un narcotrafficante legato alla camorra? Perché il punto è questo, e lo sai bene». Crosetto gli risponde: «No, il punto che fai finta di non capire è un altro. È una persona incensurata, onesta, pulita, a cui non è mai stato contestato nulla, nonostante conoscesse (dall’infanzia) persone rivelatesi disoneste o delinquenti o addirittura camorristi. Quindi è una persona pulita come te e me! Anzi lo è dopo essere stato certificato come tale a seguito di un’indagine seria e lunga. Ha gli stessi diritti e doveri miei e e tuoi! Ed aveva il diritto che le sue conversazioni, totalmente irrilevanti ed estranee ad alcun reato, fossero distrutte. Aveva il diritto di vivere una vita normale visto che non aveva mai fatto male ad alcuno nè commesso reati. Mi hanno fatto schifo le conversazioni riportate? Si. Ma mi ha fatto anche schifo averle lette sui quotidiani usate come una clava per far male ad un avversario politico. Quando e se pubblicheranno le tue, ti difenderò qualunque cosa tu dica su di me in privato. Con rispetto».

Orfini quindi replica: «A parte che le hanno pubblicate illegalmente le mie (vicenda Mediterranea) e il capogruppo del tuo partito è intervenuto in aula per attaccarmi e non hai detto una parola, io ti sto chiedendo un’altra cosa: è normale che una persona che ha quelle frequentazioni venga scelto per incarichi così delicati? È un tema politico (e di sicurezza), non c’entra nulla la vicenda giudiziaria».

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