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Meloni scrive a von der Leyen dopo il rapporto Ue: «Strumentalizzato per attacchi maldestri»

28 Luglio 2024 - 19:01 Ugo Milano
Il messaggio della premier dopo la Relazione annuale sullo stato di diritto dell'Ue, in cui vengono espressi dubbi e preoccupazioni su diverse iniziative del governo

Con una lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la premier Giorgia Meloni minimizza gli esiti della Relazione annuale sullo stato di diritto dell’Ue, pubblicata nei giorni scorsi. E i cui contenuti sembravano critici su diversi aspetti dell’azione dell’esecutivo di centrodestra, dalla riforma costituzionale del premierato a quella della Giustizia di Carlo Nordio. «Le raccomandazioni finali nei confronti dell’Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti, tuttavia per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano», scrive la premier italiana, sottolineando che si sia trattato di «attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa». La presidente del Consiglio sostiene che il rapporto sia stato distorto a uso e consumo delle opposizioni per criticare il governo e decide quindi di scrivere a von der Leyen per rispondere a quelle critiche, che individua in tre punti.

Meloni scrive a Ursula, la governance della Rai

Alle accusa di una minaccia al diritto di informazione nel nostro Paese per l’uso politico della tv publbica, Meloni risponde. «L’attuale governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali». E aggiunge: « Gli attuali componenti del Cda della Rai sono stati nominati nella scorsa legislatura da una maggioranza di cui Fratelli d’Italia non era parte, non si comprende dunque come si possa imputare a questo Governo una presunta ingerenza politica nella governance della Rai». La premier sottolinea come «la riforma della Rai che ha disegnato l’attuale sistema di governance dell’azienda, è stata ideata e realizzata nel 2015 dall’allora partito di maggioranza relativa (il Partito Democratico) durante il governo guidato da Matteo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato (Fratelli d’Italia)». Se vi era un problema di governance quindi, sostiene, esiste da almeno dieci anni e ha visto il suo partito soffrirne le conseguenze almeno fino al 2022. «Anche l’attuale governance è stata determinata dal Governo precedente, governo Draghi, con Fratelli d’Italia unico partito di opposizione che si è reputato allora di escludere perfino dal Consiglio di Amministrazione della Rai creando, questa volta sì, una anomalia senza precedenti in Italia e in violazione di ogni principio di pluralismo del servizio pubblico» scrive ancora, sottolineando come il governo abbia nominato solo l’attuale amministratore delegato in conseguenza delle dimissioni del precedente.

La lettera di Meloni a Ursula: giornalisti e conduttori in fuga dalla Rai

Il secondo punto sul quale intende rispondere Meloni è quello della fuga dalla Rai. Negli scorsi mesi tantissimi volti noti e giornalisti della tv pubblica sono passati alla concorrenza dopo molti anni in Rai, in alcuni casi più di 20. Secondo Meloni, questo è dipeso solo a «normali dinamiche di mercato». Scrive a von der Leyen: a chi sostiene che «il cambiamento della linea editoriale della RAI avrebbe determinato le dimissioni di diversi giornalisti e conduttori», è bene ricordare «che si tratti di una dinamica che in ogni caso non può essere imputata all’attuale governo. Nel merito, diversi esperti del campo affermano che i rapporti di lavoro si sono interrotti per normali dinamiche di mercato. Alcuni di questi conduttori hanno lasciato la Rai prima dell’arrivo del nuovo ad e altri hanno deciso di percorrere nuove esperienze professionali o editoriali, pur avendo l’azienda confermato i loro spazi di presenza nei palinsesti».

Meloni a von der Leyen sulla par condicio

Infine, Meloni risponde alle critiche sulla presunta violazione delle regole sulla par condizio durante la campagna elettorale per le elezioni Europee di giugno. «La Commissione parlamentare Vigilanza Rai, nell’esercizio delle sue prerogative, ha adottato una delibera che prevedeva l’esclusione dalle regole della par condicio dei rappresentanti delle istituzioni che affrontavano questioni inerenti alle loro funzioni istituzionali», si legge nella lettera. «Non si tratta di una novità», aggiunge, «sempre, durante ogni passata competizione elettorale, tutti i governi in carica hanno potuto legittimamente continuare ad informare i cittadini sulla loro attività, senza che l’informazione istituzionale rientrasse nel conteggio dei tempi della par condicio, così come previsto dalla legge vigente. Viene da chiedersi perché questo principio, che si è sempre reputato valido in passato, non debba valere per l’attuale governo». Nella conclusione, Meloni si scaglia poi contro i suoi avversari politici intestandosi la battaglia per la «libera informazione, il contrasto alle fake news e il pluralismo del servizio pubblico radio televisivo dopo decenni di sfacciata lottizzazione politica».

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