Si ferma, almeno per ora, la costruzione del super telescopio dell’Agenzia spaziale europea sul monte Mufara, in Sicilia. La struttura, dal costo totale di 12 milioni di euro, è soltanto il primo pezzo di un puzzle ben più grande, ossia il «sistema di difesa planetaria» a cui sta lavorando l’Esa e che servirà a proteggere la Terra da asteroidi, comete e altri impatti con la “spazzatura” dello spazio. Gli altri telescopi della rete dovrebbero essere costruiti a Matera, in Basilicata, ma anche in Australia, Argentina e Messico. Ma perché i lavori in Sicilia hanno subìto una battuta d’arresto? Perché a intervenire a gamba tesa è il Tar della Sicilia, che con un decreto ha ordinato lo stop ai lavori accogliendo l’istanza di alcune associazioni ambientaliste e richiedendo l’acquisizione di una serie di documenti e autorizzazioni.
Il decreto ad hoc del governo
Il super telescopio dell’Esa dovrebbe essere costruito in cima al monte Mufara, sulle Madonie, nel punto più alto e con meno inquinamento luminoso possibile. Ed è proprio qui che nasce il problema. Quell’area è infatti una zona a tutela integrale, il che significa che fino a poco tempo fa non era possibile realizzare alcunché. Questo vincolo è stato cancellato dal governo Meloni con il decreto Asset, che considera tutti gli osservatori astronomici finanziati dall’Agenzia spaziale europea «di rilevanza strategica». In questo modo, consente la loro costruzione in deroga a qualsiasi vincolo ambientale.
Le proteste degli ambientalisti
Nonostante le proteste di Legambiente, Wwf, Italia Nostra e Cai, i lavori sono iniziati. Ad aggiudicarsi la costruzione del super telescopio è la veneziana Eie Group, specializzata proprio nella costruzione di osservatori astronomici in tutto il mondo. La cerimonia di posa della prima pietra era fissata per oggi, venerdì 6 settembre, ma il decreto del Tar della Sicilia ha costretto a cambiare i piani, dando ragione alle obiezioni sollevate dagli ambientalisti. «Il messaggio è inequivocabile: i vincoli ambientali non contano. Esistono, ma li “neutralizziamo” tutte le volte che vogliamo», denuncia a Repubblica Ferdinando Mazzarella, docente di diritto dell’Università di Palermo, secondo cui il decreto Asset del governo sarebbe anche a rischio incostituzionalità.
Si attende la decisione del Tar
Gianpietro Marchioni, presidente di Eie Group, dice di essere al lavoro per consegnare al tribunale regionale tutta la documentazione richiesta e assicura che l’impatto sul territorio sarà minimo. «Non ci sarà presenza umana, il sistema è automatico e si salirà lassù soltanto per la manutenzione semestrale», spiega il capo della ditta veneziana. L’udienza del Tar è fissata per il 24 settembre, data in cui i giudici dovrebbero rendere nota la loro decisione definitiva. In caso di vittoria delle associazioni ambientaliste, il progetto potrebbe subire un’importante battuta d’arresto e costringere l’Esa a optare per la meta alternativa alla Sicilia, già emersa in fase di approvazione, ossia le Isole Canarie.
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