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Dossieraggio e 007, l’allarme di Cantone: «Manca personale per le indagini». Forza Italia: «Se ne occupi l’Antimafia»

09 Settembre 2024 - 18:53 Filippo di Chio
dossieraggio perugia procura raffaele cantone
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Il procuratore capo di Perugia denuncia gravi carenze di organico. Il partito di Tajani in pressing per audire Striano e Laudati

La carenza di personale starebbe mettendo a rischio numerose inchieste e indagini portate avanti dalla procura della Repubblica di Perugia. Tra queste anche casi con enorme eco mediatica come quello sui presunti dossieraggi ai danni di numerosi politici e personalità pubbliche. È lo stesso procuratore capo Raffaele Cantone a denunciare «un grado di criticità che non consente di garantire la continua e tempestiva esecuzione dei servizi dell’Ufficio».

Procura senza personale

Una situazione, quella della «crescente scopertura nell’organico», che Cantone descrive «con sempre più grave preoccupazione» in una lettera inviata al ministero della Giustizia e al procuratore generale di Perugia. E che si fa ancora più grave se la protagonista è la procura che ha competenza d’indagine sui magistrati della Corte d’Appello di Roma. Cinque nuovi operatori, per di più a tempo determinato, non hanno sopperito alle mancanze strutturali. Che anzi si sono aggravate con il «pensionamento di numerose unità in diversi profili professionali». L’assenza di innesti ulteriori, secondo il procuratore Cantone, deriva dalle «prospettive assunzionali quasi esclusivamente a beneficio degli uffici giudicanti», il che lascerebbe praticamente a mani vuote gli uffici dei pubblici ministeri. Un’unica effettiva assegnazione, tramite scorrimento di graduatorie, avrebbe interessato il capoluogo umbro. Ma anche questa completamente inefficace visto che l’assistente giudiziario in questione «ha ottenuto il differimento fino al primo luglio 2026». Al momento Cantone dispone di 7 cancellieri su 12, 10 assistenti giudiziari su 14, un conducente di automezzi su 5 e due ausiliari su 8. «L’ufficio è a rischio paralisi».

FI chiede di audire Striano e Laudati

All’appello della Procura di Perugia ha risposto Maurizio Gasparri. Il senatore di Forza Italia, in qualità di componente della commissione Antimafia, ha provato a colpire così la palla al balzo: «Viste le difficoltà manifestate sulla mancanza di personale amministrativo, dobbiamo supplire e tocca anche a noi indagare». Una soluzione semplicemente impraticabile: nel caso dossieraggio, a cui il senatore si è espressamente riferito, la Direzione nazionale antimafia è direttamente coinvolta per mezzo dell’ex pm Antonio Laudati, indagato insieme al maresciallo della Guardia di Finanza Pasquale Striano e a tre 007. Gasparri ha anche sostenuto la proposta di un altro forzista, il capogruppo in Antimafia Pietro Pittalis. «Insisteremo per convocare sia Laudati sia Striano e altri nomi che compaiono nell’indagine», ha dichiarato Pittalis ad AdnKronos in vista dell’Ufficio di presidenza della stessa Commissione che si incontrerà mercoledì. Sarà la prima riunione dopo la ricezione degli atti dell’inchiesta di Perugia sui presunti accessi abusivi alle banche dati, tramite cui sarebbero stati esfiltrati oltre 50mila documenti. Lo scopo è approfondire la presenza di «eventuali mandanti» senza però andare a ricalcare le indagini portate avanti dal procuratore Cantone. Contraria invece l’opposizione: «Questa Commissione si sta occupando di tutto meno che di mafia», è il commento della capogruppo pentastellata Stefania Ascari. Secondo lei c’è bisogno di tornare a parlare delle stragi, dei «collegamenti con l’eversione nera e la massoneria».

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