Foggia, la rabbia di medici e infermieri dopo l’ennesima aggressione. E il governo corre ai ripari: «Più polizia negli ospedali»
Ancora un episodio di violenza contro il personale sanitario all’ospedale Riuniti di Foggia. Nel pomeriggio di oggi, il figlio di un paziente in attesa di essere visitato al pronto soccorso ha aggredito due infermieri e una guardia giurata. Secondo le prime ricostruzioni, l’aggressore, con un braccio ingessato, ha colpito i lavoratori in servizio, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Episodio che si aggiunge a una serie preoccupante di attacchi contro il personale medico avvenuti tra le mura della struttura pugliese.
L’escalation di aggressioni
L’assalto di oggi, infatti, segue di poche ore un’altra grave aggressione, quando un 18enne, giunto al pronto soccorso in preda a un attacco di ansia, ha assalito fisicamente tre infermieri, colpendoli con calci e pugni. Solo l’intervento tempestivo dei carabinieri ha permesso di bloccare il giovane, che è stato poi arrestato con l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Pochi gironi prima, il 4 settembre, un gruppo di circa 50 persone, familiari di una ragazza di 23 anni deceduta durante un intervento chirurgico, ha preso d’assalto il reparto di chirurgia toracica, minacciando il personale medico. Gli operatori, in quel caso, si sono dovuti rifugiare in alcune stanze per sfuggire alla furia dei parenti, e la scena ripresa da alcuni colleghi e condivisa sui social è diventata virale e ha fatto scalpore.
Verso l’aumento dei presidi di polizia negli ospedali
L’allarme sicurezza per il personale medico negli ospedali è comunque di caratura nazionale. E ora il governo medita adeguata risposta. Dal 1° gennaio 2023 all’8 agosto 2024, secondo i conti dell’esecutivo, il numero di presidi di polizia attivi nelle strutture ospedaliere italiane è salito da 126 a 198, con un incremento del 57,1%. Parallelamente, è cresciuto anche il personale impiegato in questi presidi, passando da 299 a 435 agenti. L’obiettivo del governo, secondo quanto filtra in serata, è ora quello di estendere ulteriormente gli orari di operatività dei presidi e aumentare il numero di agenti, in modo da garantire una protezione più efficace e continua per medici, infermieri e tutto il personale in servizio. A sottolineare l’urgenza di questo impegno è il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato: «Dobbiamo dichiarare guerra a chi pensa di poter offendere fisicamente le persone che ci guariscono».
La reazione delle istituzioni sanitarie e politiche
Le ripetute aggressioni contro il personale sanitario hanno suscitato nuovamente una forte reazione da parte delle istituzioni sanitarie. Il direttore generale del Policlinico Riuniti, Giuseppe Pasqualone, ha espresso tutta la sua indignazione e ha sottolineato come la cronica carenza di personale stia gravando pesantemente sul sistema sanitario, rendendo la situazione sempre più complessa. «La sanità in tutto il mondo risente della carenza di organico», ha dichiarato, evidenziando lo stress crescente tra gli operatori. Anche il presidente della Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, ha preso posizione chiedendo un intervento deciso del governo: «Se non verranno adottate misure immediate, il rischio è che i medici si allontanino sempre più dal sistema sanitario nazionale».
Il dibattito su nuove misure di difesa: Daspo sanitario e porto d’armi
Il tema delle continue aggressioni ha fatto discutere trasversalmente la politica. In questi giorni, il senatore Ignazio Zullo di FdI è intervenuto sulla questione proponendo un disegno di legge, ribattezzato «Daspo sanitario», che prevede la sospensione per tre anni delle cure mediche gratuite non urgenti per chi aggredisce il personale sanitario. Per poi specificare che le cure salvavita e urgenti saraebbero comunque garantite. Un’altra proposta, ben più radicale e questa volta proveniente dal presidente nazionale del Sindacato dei medici italiani (Smi), Ludovico Abbaticchio, riguarda l’introduzione del porto d’armi per i medici, affinché possano difendersi. Una provocazione, forse, ma che riflette il clima di esasperazione tangibile tra gli operatori sanitari.
Scatta la mobilitazione
Esasperato dalla crescente ondata di aggressioni e dalla mancanza di sicurezza, intanto, il personale sanitario ha proclamato lo stato di agitazione. Il 16 settembre, a Foggia, si terrà una manifestazione unitaria organizzata dai principali sindacati di categoria, tra cui Anaao Assomed, Cimo Fesmed e il Sindacato dei medici di Puglia, per richiamare l’attenzione sulla questione. Dalla segretaria dello Smi Puglia, Delia Epifani, arriva la richiesta urgente della convocazione di un tavolo con i sindacati dei medici, le Regioni, il ministro della Salute e quello degli Interni. Quel che si tentando di far emergere da più fronti è che l’escalation di aggressioni contro il personale sanitario non può più essere ignorata. Il personale medico continua a chiedere l’adozione di misure tempestive e realmente efficaci affinché il sistema sanitario possa continuare a funzionare in modo adeguato, assicurando che chi si occupa della salute pubblica possa lavorare in un ambiente sicuro e protetto.
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