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Laura Loomer, chi è l’influencer di estrema destra diventata l’ombra di Donald Trump

13 Settembre 2024 - 16:15 Filippo di Chio
laura loomer donald trump influencer estrema destra
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La 31enne ha una lunga storia di collaborazioni con il candidato repubblicano. Eppure è mal vista dagli strateghi della campagna di Trump

A Philadelphia, poche ore prima del primo dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump, l’aereo privato del candidato repubblicano tocca terra. All’apertura del portellone, pochi passi dietro l’ex presidente, scende dalla scaletta una giovane donna. Cappotto blu scuro, borsetta a tracolla, un’altra borsa al gomito e telefono viola sgargiante nella mano sinistra. La maggior parte degli americani non ha idea di chi sia. Ma il nome, Laura Loomer, e la sua sempre più assidua presenza nella cerchia ristretta dell’ex presidente, mettono paura ai collaboratori del tycoon. E fanno sorgere qualche dubbio su un possibile legame più stretto tra la donna e Trump, anche vista la distanza dalla moglie Melania.

Razzista, omofoba, islamofoba

Laura Loomer, 31 anni, è una vera e propria influencer dell’estrema destra americana. Una pseudo-attivista che non si è mai risparmiata – rendendole virali – numerose uscite omofobiche, transfobiche, islamofobiche e occasionalmente antisemite. Ma non solo. Secondo la trentenne originaria dell’Arizona, l’Islam è un «cancro» e il presidente Joe Biden sarebbe coinvolto nel tentato assassinio di Trump lo scorso luglio. Non risparmia neanche la vicepresidente Kamala Harris. Due giorni prima del dibattito ha scritto su X che se la californiana vincesse le elezioni americane, «la Casa Bianca puzzerebbe di curry e i discorsi sarebbero trasmessi da un call center». Riferimento non velato alle origini indiano-americane della madre di Harris. Ma la cosa che più di tutte l’ha resa celebre negli ambienti cospirazionisti a stelle e strisce è la sua sicurezza che l’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 sia stato un inside job, voluto da qualche non ben precisata lobby economica e dal governo americano. A due mesi dall’Election Day del 5 novembre, che interesse ha Trump ha collaborare con una personalità controversa come Laura Loomer?

Il legame con Trump

L’11 settembre 2024, la mattina dopo quella che per gran parte d’America è stata una sconfitta nel dibattito contro Kamala Harris, Donald Trump si trova a New York. L’occasione è scritta nella data: il ventitreesimo anniversario dell’attentato al World Trade Center. Sono presenti Biden, Harris e appunto Trump. Qualche passo dietro di lui, con un controsenso quantomeno ironico rispetto alle convinzioni della donna, proprio Laura Loomer. «La giornata non riguardava altri che le anime che non sono più tra noi, le loro famiglie e gli eroi che si sono coraggiosamente fatti avanti per salvare i loro compagni americani in quel fatidico giorno», è la non-spiegazione che arriva dalla campagna elettorale dell’ex presidente. La stessa Loomer nega di aver dato adito alla teoria: «I media mi definiscono anti-musulmana proprio perché dedico così tanto tempo a parlare delle minacce del terrorismo islamico in America».

Ma la collaborazione tra i due in realtà risale a molto tempo prima. La 31enne vive in Florida e spesso è stata vista prendere parte ad eventi nella villa di Trump a Mar-a-Lago. A gennaio aveva accompagnato il candidato repubblicano in Iowa nei giorni precedenti all’apertura del caucus statale. Tre mesi dopo il 78enne aveva chiaramente manifestato l’intenzione di assumerla per la campagna elettorale. Un proposito che era stato immediatamente bocciato con forza dai consiglieri del tycoon. Lei stessa, su X, ha svelato di lavorare «in modo indipendente» per aiutare Trump, considerandolo «l’ultima speranza della nostra nazione».

Il legame tra i due, però, sembra andare oltre il semplice rapporto lavorativo. «Laura — buon compleanno — sei fantastica!», è la lettera scritta a mano dal tycoon per la 31enne lo scorso 21 maggio. «È una persona straordinaria, una grande donna», ha poi ribadito dal palco di un evento durante quest’estate. E mentre lei continua a frequentare sempre più assiduamente le case floridiane di Trump, la moglie Melania rimane a New York e le uniche uscite “pubbliche” che si permette sono lanci promozionali del suo memoir. A cui si aggiunge il fatto che Loomer, secondo la Cnn, sarebbe una delle poche persone a utilizzare il numero cellulare personale di Trump per comunicare con lui.

«Gli immigrati mangiano cani e gatti»

Una possibile spiegazione per la presenza di Laura Loomer al dibattito del 10 settembre la fornisce il «New York Times». Donald Trump, in quell’occasione, avrebbe creato appositamente a Philadelphia una social media war room. In un’unica sala ha raccolto 18 tra i più celebri influencer ultra-conservatori, tra cui Jack Posobiec, per un totale di 50 milioni di follower. Il compito di questo team era semplice: commentare in diretta il dibattito cercando di far diventare virali tutti gli errori di Kamala Harris e tutte le piccole vittorie di Trump. «Voi siete più importanti di me – li ha incitati in prima persona il tycoon – perché farete girare la voce nel modo in cui volete farla girare». Falsificare o decontestualizzare fatti e notizie per indebolire la credibilità dell’avversario: una trappola che Trump da sempre ha sfruttato. Ma nella quale, con Laura Loomer, è rimasto incastrato.

Perché l’ormai celeberrimo siparietto sugli immigrati di Springfield (quelli che secondo il tycoon «mangerebbero cani e gatti») deriva proprio da una delle teorie diffuse dalla 31enne. Nei giorni precedenti il dibattito, Loomer e molte altre personalità della destra estrema hanno pubblicato sui social la fake news riguardante gli immigrati haitiani nella cittadina dell’Ohio e la loro presunta consumazione di animali domestici. Molti post erano corredati di immagini generate dall’intelligenza artificiale in cui lo stesso Trump si ergeva a grande difensore di cani, gatti e anatre. Loomer stessa ha messo in vendita per circa 25 dollari dei collari per cani con incisa la frase “non sono il tuo pranzo” (not your lunch) e l’hashtag #MAGA, riprendendo lo slogan trumpiano Make America Great Again.

Poche ore prima del dibattito, Trump è intervenuto sul suo social media Truth. E ha ripubblicato i post con le immagini generate da IA: in una di queste si vedono alcuni gatti in tenuta militare con fucili e cappellini repubblicani. La pubblicazione è continuata anche dopo la figuraccia rimediata di fronte a 67 milioni di americani.

Uno degli ultimi post sul social Truth pubblicato da Donald Trump il 12 settembre. Trump continua a insistere sulla teoria cospirazionista nonostante le reazioni negative di gran parte dell’opinione pubblica

Conflitto interno ai Repubblicani

Ma la presenza di Laura Loomer non è ben vista da tutti i sostenitori di Trump. Questioni personali, visto che dopo l’attentato in Pennsylvania il tycoon si è circondato ancor di più di guardie del corpo. Tradotto: meno posto sul suo aereo privato “Trump Force One” per i consiglieri. Eppure spazio per Laura Loomer c’è sempre. Ma subentrano anche questioni politiche: Trump sembra infatti aver abbandonato l’aspirazione a conquistare i moderati indecisi, gettandosi tra le braccia di chi già prima lo sosteneva.

«La storia di questa persona è davvero tossica», ha dichiarato il senatore trumpiano Lindsey Graham della Carolina del Sud. «Non credo affatto che sia utile». Alle sue parole ha fatto eco l’influentissima Marjorie Taylor Greene dello stato di Georgia: «È orrendo ed estremamente razzista. Non rappresenta noi repubblicani né il movimento MAGA», ha scritto su X commentando l’attacco di Loomer contro Kamala Harris. Mentre secondo altri esponenti l’influencer «non offre assolutamente nulla a Donald Trump, se non un sacco di danni collaterali». Dalla parte democratica, secondo la Bbc, c’è grande estasi per la comparsa di Laura Loomer al fianco di Trump. «Spero se la tenga stretta fino all’Election Day – è il comune sentore – stanno bene insieme». Intanto la 31enne ha dichiarato «lealtà incondizionata» a Trump: «Gli copro io le spalle». Una promessa che forse stuzzica troppo l’ego di Donald Trump.

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