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Niente Cpr per il giovane migrante, perché «non è stato informato dei suoi diritti». La decisione dei giudici di Torino

02 Maggio 2025 - 12:57 Ugo Milano
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Per la Corte torinese, l'uomo non è stato messo al corrente della facoltà di chiedere la protezione internazionale. Di conseguenza, non può finire in un centro per i rimpatri

Il migrante, anche se formalmente risulta irregolare, deve sempre essere informato in tempo utile dei suoi diritti. È con questa motivazione che la corte di appello di Torino ha annullato l’ordine di trattenimento di un immigrato originario del Marocco, destinatario di un decreto di espulsione, in un Cpr piemontese. I giudici, accogliendo un ricorso dei suoi avvocati, hanno preso atto che manca la prova del fatto che sia stato messo al corrente in maniera adeguata della facoltà di chiedere la protezione internazionale. Di conseguenza, non può essere rinchiuso in un centro di permanenza per i rimpatri. L’uomo, giunto in Italia attraverso il valico di Ventimiglia a inizio marzo, era stato portato nella struttura il 18 aprile.

La sentenza della Cassazione

La decisione dei giudici di Torino si basa su una sentenza recentissima della Cassazione, che lo scorso 22 aprile, pronunciandosi su un caso simile, aveva annullato «con rinvio» un decreto di convalida emesso proprio dalla Corte d’appello di Torino. Il giovane marocchino, secondo quanti si apprende, era fuggito dal Paese di origine quando era ancora minorenne e aveva raggiunto la Spagna. Dopo il suo arrivo in Italia, il 31 marzo la Prefettura di Torino ha emesso un decreto di espulsione che è stato eseguito il 18 aprile dalla questura di Bologna, dove nel frattempo l’uomo era stato individuato. Il 28 aprile, una volta portato nel Cpr, il migrante ha chiesto la protezione internazionale.

L’obbligo informativo arrivato in ritardo

A quel punto è stato disposto un nuovo ordine di trattenimento perché si riteneva che la sua domanda fosse stata presentata solo per ritardare l’espulsione. La difesa sostiene però che, dall’esame dei documenti, non risulta che le autorità abbiano rispettato «l’obbligo informativo» imposto dalla legge sull’immigrazione del 1998. Dagli accertamenti emergerebbe, inoltre, che quando è stato portato nel Cpr gli sia stato consegnato un opuscolo ma, secondo la Corte, «non si comprende né il momento esatto in cui l’informazione è stata fornita, né quali informazioni siano state fornite, né se le stesse siano state veicolate in una lingua comprensibile». In ogni caso, scrivono i giudici, «l’informazione è stata fornita solo dopo l’espulsione».

Un nuovo braccio di ferro tra governo e giudici?

La sentenza della corte d’appello di Torino rischia di dare vita all’ennesimo braccio di ferro tra governo e magistratura in tema di immigrazione. Alcune iniziative politiche dell’esecutivo, in particolare per quanto riguarda i centri di rimpatrio in Albania, sono state più volte bloccate dall’intervento di giudici, che hanno rilevato illegittimità nei provvedimenti o profili di incostituzionalità

Foto copertina: EPA/Malton Dibra | La nave Libra mentre trasporta 40 migranti nel centro per il rimpatrio di Shengjin, in Albania, 11 aprile 2025

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