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Lo scuotimento, la diluizione e la dinamizzazione. Il medico che usa l’omeopatia: «Ecco perché Burioni ha torto»

bruno galeazzi medico omeopatia burioni
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Bruno Galeazzi della Fiamo: «Ma se un paziente ha l'otite ci vuole l'antibiotico»

La Stampa in difesa dell’omeopatia. Dopo l’intervista a Roberto Burioni in cui il virologo chiedeva la radiazione dei medici omeopati, il quotidiano parla con Bruno Galeazzi, specialista in Medicina Interna e presidente della più rappresentativa associazione italiana di medici omeopati, la Fiamo. «Non siamo stregoni, ma medici specificatamente formati», sostiene il dottore. Che poi spiega perché la comunità scientifica la ritiene una bufala: «Quando ero solo uno studente e fino poco dopo la fine dell’università, ero molto dubbioso sull’omeopatia. Il mio interesse è iniziato dopo un’esperienza personale, cioè dopo aver visto che l’omeopatia ha funzionato su me stesso, contrariamente a quanto mi aspettavo».

L’esperienza personale e la ricerca scientifica

Galeazzi sostiene che le ricerche scientifiche promuovano la pratica: «Nel sommario di quelle pubblicate nel 2024 Homeopathy Research Institute ci sono 8 pagine fitte con tanta bibliografia, che ci mostrano chiaramente che la ricerca scientifica, soprattutto negli ultimi 20 anni, c’è ed è solida. Sia la ricerca di base sulle caratteristiche fisico-chimiche che la ricerca in laboratorio sui modelli vegetali, animali e cellulari, e la ricerca clinica. Contrariamente alle accuse mosse alla ricerca sull’omeopatia, ci sono 285 studi clinici randomizzati e controllati, quindi in doppio cieco, che coprono 152 diverse condizioni cliniche. Poi abbiamo gli studi di medicina veterinaria e anche di agronomia. Tutti nel loro insieme ci danno un’evidenza molto chiara del fatto che il preparato omeopatico contiene informazioni specifiche che hanno attività su modelli viventi molto semplici di laboratorio e che mostrano una validità anche in ambito clinico, sia in medicina umana che veterinaria».

La diluizione e la dinamizzazione

Il dottore spiega che sulla questione della diluizione c’è un fraintendimento: «Esistono studi a livello di ricerca di base che confrontano la sostanza ponderale che viene semplicemente diluita con la stessa sostanza ponderale che viene diluita e dinamizzata. L’omeopatia è la seconda. Quando andiamo ad osservare i due preparati è chiaro che sono due cose completamente diverse». La dinamizzazione, secondo Galeazzi, «avviene un forte scuotimento in verticale che crea una serie di perturbazioni nel liquido che a sua volta viene via via diluito. Il risultato, misurato attraverso l’applicazione di apparecchiature della fisica e della chimica convenzionale, evidenzia che il preparato ha caratteristiche fisico-chimiche decisamente diverse da quelle del preparato che viene semplicemente diluito».

Lo scuotimento

Lo scuotimento farebbe la differenza: «Gli studi di maggiore qualità nella ricerca di base sono proprio quelli che vanno verificare la comparazione tra il preparato diluito e quello diluito e dinamizzato. Parlare di semplici diluizioni porta il discorso fuori strada». Infine, il dottore spiega cosa ha fatto quando si è presentato da lui un paziente con un’otite: «L’ho visitato, c’era una prescrizione antibiotica e, dopo averlo valutato, ho visto che la situazione era gestibile e non grave. Gli ho suggerito di aspettare e procedere con un preparato omeopatico e che poi lo avrei valutato giorno per giorno. Un’altra cosa su cui spesso ci si sbaglia è pensare che l’omeopatia è lenta: l’omeopatia o è veloce tanto quanto un farmaco o devi usare il farmaco. Non devi mai esporre il paziente al minimo rischio».

L’antibiotico

E conclude con Valentina Arcovino: «Ritornando all’esempio del mio paziente, verificando che la sua situazione è migliorata in poco tempo, non c’è stato bisogno dell’antibiotico. Ma se un paziente arriva con sintomi importanti, la terapia antibiotica è necessaria e a prescriverla sono io stesso, semmai l’omeopatia si affianca. Anche con i pazienti oncologici o con altre malattie croniche importanti, l’omeopatia non va a sostituire il percorso di cura, semmai va a integrarlo». Ma quale effetto avrebbe l’omeopatia “affiancata”? E se non si affianca, si guarisce lo stesso? E se si guarisce lo stesso, a cosa serve l’omeopatia?

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