L’assist di D’Alema al referendum dell’8 e 9 giugno: «Votare è un diritto a cui sono affezionato. Da me arriveranno 5 “sì”»


Anche Massimo D’Alema andrà a votare ai referendum su lavoro e cittadinanza promossi da Cgil e +Europa. Lo ha confermato lui stesso, rispondendo ai giornalisti che lo hanno fermato a margine dell’evento “L’opera politica di Pietro Ingrao”, dedicato al politico, giornalista e partigiano italiano, a cui ha preso parte. Alla domanda diretta se si recherà alle urne l’8 e 9 giugno, l’ex presidente del Consiglio ha risposto con il suo consueto aplomb: «Voterò. Andare a votare è un diritto a cui sono affezionato, diciamo». E quando gli chiedono se voterà cinque sì, taglia corto con una sola parola: «Sì». Poi si allontana, evitando ulteriori domande.
Terremoto nel Pd
La sua dichiarazione arriva nel giorno in cui la spaccatura del Partito democratico sul tema del referendum è più evidente. I più vicini alla segretaria Elly Schlein hanno già annunciato che voteranno sì a tutti e cinque i quesiti, mentre l’area riformista ha preso una posizione diversa: sì soltanto ai referendum su cittadinanza e sicurezza sul lavoro negli appalti, e un no netto agli altri tre, quelli che riguardano contratti a tempo determinato e licenziamenti. Una posizione ribadita anche oggi, con una lettera pubblicata su la Repubblica, in cui si smarcano apertamente dalla linea Schlein: «Non voteremo gli altri tre quesiti, perché la condizione del lavoro in Italia si gioca sul futuro, non su una sterile resa dei conti con il passato». L’intervento di D’Alema, quindi, pesa. Ex presidente del Consiglio, è uno degli esponenti storici del centrosinistra e figura centrale nella storia del Pd. Chissà che la sua scelta non faccia cambiare idea a qualche democratico.