Rinnovabili, il Tar del Lazio smonta il decreto aree idonee: «Troppo potere alle regioni, il testo va cambiato»


Le norme del governo per individuare le aree ritenute più adatte a ospitare pannelli solari e pale eoliche sono da rifare. Lo ha stabilito una sentenza del Tar del Lazio, che ha dato sessanta giorni di tempo al ministero dell’Ambiente per rimettere mano al cosiddetto «decreto aree idonee», approvato nel 2024. Secondo i giudici, il provvedimento garantisce troppa discrezionalità alle regioni sull’individuazione delle aree su cui dovrebbero essere costruiti gli impianti per la produzione di energia. Di conseguenza, i commi 2 e 3 dell’articolo 7 sono stati annullati dalla sentenza del tribunale amministrativo regionale.
Cos’è il decreto aree idonee
La battuta d’arresto rifilata al governo dal Tar non è del tutto inaspettata. Gli operatori del settore chiedevano da anni un decreto che fissasse a livello nazionale una serie di linee guida su dove installare pannelli fotovoltaici e pale eoliche e dove no. Nel 2024 quel provvedimento è finalmente arrivato, ma di fatto ha finito per vanificare il suo obiettivo iniziale, raccogliendo le critiche sia delle imprese che delle associazioni per il clima. Anziché stabilire regole certe che valessero per tutto il territorio italiano, il decreto affidava alle regioni il compito di stabilire in ultima istanza quali aree siano da definire idonee a ospitare gli impianti di rinnovabili e quali no.
Le leggi regionali già approvate e il ricorso dell’Anev
La Sardegna, dove da tempo è in corso un braccio di ferro tra amministratori locali e operatori del settore dell’energia, è stata la prima regione ad adottare una propria legge sulle aree idonee. Poco più tardi è toccato all’Umbria e al Friuli-Venezia Giulia, che hanno pre-approvato un proprio testo, e pochi giorni fa ha fatto lo stesso anche l’Emilia-Romagna. Ma mentre le diverse amministrazioni regionali si davano da fare per redigere una propria mappa delle aree idonee, l’Anev – Associazione delle energie rinnovabili eoliche – presentava ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento del governo.
E i giudici, con una sentenza di pochi giorni fa, le hanno dato ragione. Le criticità sollevate dall’Anev riguardavano soprattutto una norma del decreto, ossia quella che consente alle regioni di stabilire una fascia di esclusione intorno ai beni tutelati fino a un massimo di 7 chilometri. In questo modo, secondo l’associazione, una consistente fetta del territorio italiano sarebbe diventata di fatto inaccessibile per le aziende che producono e installano impianti di rinnovabili.
Pichetto: «Daremo correttivi»
Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha assicurato che il governo darà «i correttivi necessari» al decreto sulle rinnovabili, «adeguandolo alle indicazioni di norma» fornite dal Tar del Lazio. Aurora Floridia, senatrice dei Verdi, parla di «sonora battuta d’arresto per il governo Meloni, che ancora una volta dimostra la sua totale incapacità nell’affrontare con serietà la sfida della transizione ecologica». Dall’Umbria, una delle regioni che si apprestavano ad approvare la legge sulle aree idonee, è l’assessore all’Ambiente, Thomas De Luca, a commentare la decisione del Tar del Lazio: «Le sentenze si rispettano e la politica deve assumersi le proprie responsabilità. Per questo come regione, a valle del percorso partecipativo, adatteremo il nostro testo al giudizio del tribunale amministrativo e poi andremo avanti consegnando all’assemblea legislativa il disegno di legge».
Foto copertina: Dreamstime/Barmalini | Un parco solare in Sicilia