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Antonio Omar Dridi e Manuel Mameli uccisi in battaglia in Ucraina, i volontari italiani combattevano per la legione internazionale

21 Maggio 2025 - 14:35 Ugo Milano
Esercito ucraino
Esercito ucraino
Sono due i giovani italiani morti in battaglia in Ucraina nelle ultime ore. Un palermitano di 34 anni e un cagliaritano di 25 anni. Salgono a sette le vittime italiane in Ucraina dall'invasione russa

Un giovane italiano, Antonio Omar Dridi, è morto nei giorni scorsi in Ucraina, dove combatteva per l’esercito di Kiev. Il ragazzo, originario di Palermo, faceva parte della legione internazionale ed era regolarmente iscritto nelle forze armate ucraine. I commilitoni avrebbero chiamato l famiglia per comunicare la notizia. A morire in battaglia in Ucraina c’è stato anche Manuel Mameli, nato a Cagliari nel 2000. Sarebbe il settimo italiano a morire in Ucraina dall’invasione russa.

Il corpo in zona sotto controllo russo

Il corpo di Mameli si troverebbe in una zona al momento sotto il controllo russo. Quindi al momento il cadavere non può essere recuperato. Repubblica scrive che, proprio per l’impossibilità di recuperare il corpo, non c’è ancora alcuna conferma ufficiale della morte in battaglia del ragazzo italiano. Per ora viene considerato «missing in action». Il Corriere della Sera cita alcuni suoi compagni, secondo cui il ragazzo è stato ucciso vicino a Pokrovsk da un drone russo. Con lui sono morte altre cinque persone. Un altro italiano è rimasto ferito.

Il ricordo dei commilitoni di Dridi

La conferma della morte di Dridi, nato a Palermo nel 1991, è stata confermata dai combattenti di Memoria, l’associazione dei volontari internazionali per l’Ucraina. Sui social, i volontari hanno ricordato il giovane italiano: «Onore, gloria e gratitudine al nostro fratello».

Il ricordo della sorella di Dridi: «Era uno spirito libero»

Noah, la sorella del volontario italiano Antonio Omar Dridi, 35 anni, morto in Ucraina, in un’intervista rilasciata una settimana fa al Tg1, aveva spiegato che il fratello, nato il 15 febbraio 1991 a Palermo, viveva all’estero. Era stato in Germania e Austria, dove aveva lavorato come cuoco. «Era uno spirito libero, non ha mai voluto rimanere fermo in un posto», raccontava Noah nell’intervista rilasciata nei giorni in cui il fratello risultava disperso. «Vorrei che ci aiutassero, noi ne abbiamo passate tante, siamo stati dei ragazzi molto sfortunati», era stato l’appello della donna. Di Dridi non si avevano più notizie da un paio di mesi e il 14 marzo la famiglia aveva lanciato un appello sui social spiegando che non riusciva a mettersi in contatto con lui. Un commilitone di Dridi, a fine marzo, aveva chiamato Noah dicendole che il bunker in cui si trovava Dridi era stato bombardato.