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La maxi-legge di Trump su fisco e difesa alla prova del voto: spunta la tassa sui risparmi europei. Ecco come funzionerebbe

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Il provvedimento cui lavora la Casa Bianca prevede ingenti sgravi fiscali e un aumento delle spese militari. Per finanziarli si pensa a un "dazio" sugli investimenti Usa dei cittadini stranieri

Potrebbe tenersi questa settimana il primo voto del Congresso americano sul one, big, beautiful bill. Il nome del disegno di legge sembra uscito più da una televendita che da un ufficio legislativo, ma a sceglierlo è stato lo stesso Donald Trump. Fatto sta che è proprio da quel disegno di legge che dipende buona parte dell’agenda economica della Casa Bianca. La «grande e bellissima legge» – che per ora sembra non convincere nemmeno i parlamentari repubblicani – promette imponenti tagli fiscali, investimenti nella difesa, una stretta sull’immigrazione. Ma tra le righe del maxi-provvedimento sponsorizzato da Trump c’è anche una sorpresa non da poco per l’Europa: un possibile dazio nascosto sugli investimenti stranieri.

Nuove tasse per gli investimenti stranieri negli Usa

Tutto nasce dalla volontà (o meglio: dalla necessità) di far quadrare i conti, visto che gli economisti americani stimano un aumento del debito pubblico tra i 3mila e i 5mila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni in caso di approvazione del big, beautiful bill. Uno degli escamotage che propone Trump per riequilibrare entrate e uscite consiste nel tassare i risparmi di chi dall’estero acquista titoli quotati a Wall Street. La novità – scrive Federico Fubini sul Corriere – è contenuta nella sezione 899 del provvedimento, che prevede una ritenuta fiscale del 5% al primo anno, e fino a un massimo del 20% dal quarto anno in poi, su redditi da capitale di chi vive in Paesi che il governo americano accusa di pratiche fiscali «sleali». Una formula piuttosto generica, che potrebbe applicarsi anche ai Paesi europei come l’Italia, che applica una tassa digitale sulle Big Tech e aderisce agli accordi dell’Ocse sulla global minimum tax del 15% sulle multinazionali.

Tagli alle tasse e spese militari

I soldi che Trump spera di racimolare dalle tasse sugli investimenti dall’estero servono soprattutto a finanziare due obiettivi della sua Amministrazione: i tagli delle tasse e le spese militari. Il maxi-provvedimento per cui preme il presidente americano prevede infatti 113 miliardi di dollari in fondi aggiuntivi per il dipartimento della Difesa, altri 43,8 miliardi per il dipartimento di Sicurezza interna e 3,3 miliardi per le spese mediche dei veterani di guerra. Per il resto, il disegno di legge prevede soprattutto tagli. Al dipartimento di Stato vengono sottratti 14,5 miliardi, che si ripercuoteranno su vari fondi per programmi di supporto umanitario e missioni internazionali. Dal dipartimento dell’Energia spariranno altri 15,2 miliardi, ottenuti tramite la cancellazione di fondi governativi per le rinnovabili e le tecnologie di rimozione di CO2 dall’atmosfera. Il nuovo bilancio firmato da Trump prevede poi tagli di 26,7 miliardi dal fondo per l’edilizia abitativa e altri 18 miliardi dall’Istituto nazionale di sanità, che secondo la Casa Bianca ha «tradito la fiducia del popolo americano» perché non è riuscito a identificare correttamente le origini del Coronavirus.

L’ipotesi di tagli a Medicaid (che Trump non vuole)

Tutte queste misure, che rappresentano le sforbiciate più significative al bilancio federale nella storia recente degli Stati Uniti, non sono comunque sufficienti per finanziare gli enormi sgravi fiscali che Trump intende approvare, e nemmeno il maxi-aumento di budget per le spese militari. Ed è proprio per porre rimedio a questo problema che il Congresso potrebbe vedersi costretto non solo a introdurre la già citata tassa sugli investimenti dall’estero ma anche a tagliare programmi come Medicaid, che fornisce assistenza sanitaria gratuita (o quasi) a chi ha un reddito basso. Lo stesso presidente è ben consapevole del fatto che molti suoi elettori non gradirebbero una misura simile e ad alcuni parlamentari repubblicani, secondo quanto riferito da Politico, avrebbe intimato: «Non scherzate con il Medicaid». Ma per quanto riguarda le tasse sui risparmi degli europei, nessuno nel partito sembra opporsi. E se dovessero essere approvate, di certo non aiuteranno i (già difficili) negoziati in corso tra Bruxelles e Washington per scongiurare l’introduzione dei dazi.

Foto copertina: ANSA/EPA/Chris Kleponis

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