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Garlasco, quanto può chiedere di risarcimento Alberto Stasi se viene dichiarato innocente

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Lo Stato italiano riconosce 235 euro per ogni giorno di ingiusta detenzione. Poi ci sono le spese e gli eventuali danni

Se davanti alla Corte d’Appello di Brescia si aprisse la revisione del processo sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, quanto potrebbe chiedere di risarcimento il condannato Alberto Stasi? Per ora si tratta solo di un’ipotesi. Ma, spiega oggi Libero, una valutazione di massima può arrivare a tre o quattro milioni di euro. Non per ingiusta detenzione (che riguarda chi viene prosciolto) ma per un errore giudiziario. Per verificarsi questa ipotesi è necessario che si effettui la revisione del processo. Secondo la normativa in vigore un giorno passato in carcere ingiustamente dà diritto a un risarcimento di 235,82 euro. Ma c’è uno sbarramento a mezzo milione di euro.

Il caso di Stasi

Quello di Stasi però è un caso diverso. È in galera dal 2015, ovvero più o meno dieci anni. E già questo potrebbe portare il conto iniziale a 800 mila euro. Poi ci sono i danni psicologici e morali che vengono decisi dal giudice caso per caso. Più i risarcimenti già dati ai Poggi (850 mila euro, per pagarli si è indebitato). In più ci sarebbero le fatture per le spese legali, comprese quelle per la revisione. Antonio De Rensis, difensore di Stasi, ha detto che «il rispetto che abbiamo per chi sta indagando ci fa mettere l’ipotesi di un’eventuale revisione in secondo piano». A Brescia nel 2017 i giudici hanno già dichiarato il non luogo a procedere per le indagini che andavano in questa direzione.

Un appello straordinario

«Si tratta di una specie di appello straordinario legato a circostanze sopravvenute: uno Stato garantista vuole che non esista una verità assoluta, specie quando cerca di contemperare le esigenze della certezza del diritto da un lato e della giustizia dall’altro», spiega a Libero l’avvocato Marco Biagioli del foro di Grosseto. Ha dei requisiti ben specifici, però, la revisione: «Servono nuove prove, il che vuol dire anche prove che erano state già valutate ma che hanno portato a esiti differenti. Oppure è necessario che, nel frattempo, sia intercorsa una sentenza che ha modificato i presupposti di quella emessa e sulla quale si chiede la revisione».

«Mio figlio è innocente»

«Quello che sta venendo fuori è sconvolgente. È uno schifo, mi dispiace usare questa parola. Ma è un vero e puro schifo», dice intanto in un’intervista a La Stampa Elisabetta Ligabò Stasi, madre di Alberto, in merito alla nuova inchiesta sul caso Garlasco. Alla mamma di Alberto sembra tutto “incredibile”. Se è un errore giudiziario? «Credo che questa domanda vada fatta a chi ha condannato mio figlio. Alberto si è sempre dichiarato innocente e adesso la verità sta finalmente venendo a galla”. Elisabetta Stasi aggiunge che “neppure per un minuto” ha mai messo in discussione l’innocenza del figlio. Riguardo ad Andrea Sempio sottolinea: “Io quella persona non voglio sentirla nemmeno nominare. Di lui non parlo, assolutamente».

L’impronta

Alla domanda se ha fatto caso che chi allora ritenne non utilizzabile l’impronta repertata con il numero 33, cioè l’allora capo del Ris Luciano Garofano, adesso è nel collegio difensivo di Andrea Sempio, la signora Stasi risponde: «Certo che ci ho fatto caso, lo so bene. È la solita compagnia. Tutti uniti, da sempre, contro mio figlio Alberto. È stata un’indagine in una sola direzione, fin dall’inizio. Non so perché sia andata così, ma questo è quello che è successo”. E sulla madre di Chiara Poggi, la signora Rita Preda: «Io capisco il suo dolore, che è immenso, lo immagino. Perché un genitore non dovrebbe mai seppellire una figlia. Su questo sono assolutamente d’accordo. Però, mi dispiace: non comprendo questa ostilità, questa chiusura».

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