Ultime notizie Caldo recordChiara PoggiDonald TrumpGazaJannik SinnerUcraina
ATTUALITÀDomiciliariInchiesteLazioRomaVaticano

«Dammi 25 mila euro e lavori in Vaticano». Le false promesse dell’ex monsignore cattolico: inguaiato dal fedele ai domiciliari

22 Maggio 2025 - 19:13 Giulia Norvegno
Salvatore Costanzo
Salvatore Costanzo
Si è fatto pagare la somma richiesta Salvatore Costanzo, senza mantenere alcuna promessa al fedele agli arresti domiciliari. E così anche lui non ha mantenuto l'impegno di non testimoniare contro di lui

Rischia una nuova imputazione Salvatore Costanzo, 65 anni, ex monsignore della chiesa cattolica (che lo ha allontanato) che oggi si definisce «arcivescovo della Chiesa Vetero-Cattolica Apostolica Missionaria Veritas». Il religioso, secondo l’accusa, avrebbe offerto denaro per evitare che una vittima e suo fratello testimoniassero contro di lui in un processo. Costanzo è ora accusato di intralcio alla giustizia.

La denuncia e l’accusa iniziale

I fatti, ricostruiti davanti al giudice monocratico del Tribunale di Roma, risalgono a un periodo tra il 2017 e gli anni successivi. La parte offesa – un uomo all’epoca agli arresti domiciliari – ha raccontato in aula di aver conosciuto l’arcivescovo durante la detenzione. Costanzo, per dieci anni cappellano presso il carcere di Civitavecchia, avrebbe offerto il proprio aiuto in cambio di una somma di denaro. «Prima ti faccio uscire dai domiciliari, poi ti trovo un lavoro come autista in Vaticano», avrebbe promesso Costanzo, riporta Repubblica che cita la testimonianza in aula. In cambio, l’uomo avrebbe consegnato 25mila euro.

Nessuna promessa mantenuta, poi il tentativo di rimediare

Le promesse, però, non si sarebbero mai concretizzate. Né l’intercessione presso i magistrati per la revoca dei domiciliari, né l’assunzione in Vaticano. Quando la vittima si è resa conto della mancata realizzazione degli impegni, ha avviato un’azione legale. Costanzo avrebbe allora cercato di risarcire almeno in parte il danno restituendo 13mila euro. Ma l’indagine nel frattempo era già stata avviata.

«Così va tutto in prescrizione»: le pressioni per fermare la testimonianza

A questo punto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Costanzo avrebbe provato a convincere l’uomo a non presentarsi in aula e a non costituirsi parte civile. “Così va tutto in prescrizione”, avrebbe detto, nel tentativo – come sostenuto dall’accusa – di evitare il processo. La vittima, però, ha scelto di andare avanti, raccontando in aula tutti i dettagli della vicenda. Di fronte alla sua deposizione, la corte ha disposto la trasmissione degli atti alla procura per valutare l’ipotesi di un nuovo reato.

Il procedimento rischia di riaprirsi

Ora Salvatore Costanzo è di nuovo nei guai, con l’accusa di aver cercato di interferire direttamente nel percorso giudiziario a suo carico. Il caso pone interrogativi anche sul ruolo di figure religiose nei contesti di detenzione e vulnerabilità sociale. Il procedimento rischia di riaprirsi appunto sul nuovo reato e sarà la magistratura a stabilire eventuali responsabilità penali.

La replica di Salvatore Costanzo

Riceviamo da Salvatore Costanzo e pubblichiamo:

«Il sottoscritto Costanzo Salvatore, letta la notizia pubblicata in data 22-05- 2025 sul quotidiano online di Codesta testata, si pregia segnalare e precisare quanto segue. L’articolo pubblicato si riferisce a procedimento penale trattato in data odierna dal Tribunale di Roma relativo ad una accusa, mossa nei miei confronti dai sig.ri Giuseppe e Marco Longo, di essere stati indotti a nontestimoniare nel procedimento penale R.G. n. 54948/17 del Tribunale penale di Roma, VII sezione penale. Tale accusa risulta assolutamente non veritiera poiché entrambi i sig.ri Longo venivano ritualmente sentiti come testi nel suddetto procedimento. Il reato veniva dichiarato poi estinto dallo stesso Tribunale nel 2023. In merito all’accusa di aver richiesto offerte di somme di denaro ai sig.ri Longo, mi preme precisare che si è trattato nella specie di somme autonomamente elargite dagli stessi per motivi assistenziali ,umanitari e
filantropici, di cui non mi sono appropriato come ho provato e potrò provare in ogni sede. Le somme corrisposte, inoltre, sono state restituite agli aventi diritto, come emerge incontestabilmente negli atti del procedimento definito e di quello in corso. Nell’ udienza di ieri , gli stessi sig.ri Longo Giuseppe e Marco hanno confermato, in sede dibattimentale, la restituzione della somma di euro 15.000 a suo tempo consegnatali.

monsignore Salvatore Costanzo

La precisazione da Civitavecchia: Costanzo fuori dalla Chiesa cattolica

Per non creare confusione nelle cronache giornalistiche sul caso la Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia ha voluto precisare che Salvatore Costanzo non fa più parte da tempo della chiesa cattolica italiana. Ecco il testo diffuso da AgenSir: «Il signor Salvatore Costanzo non è in comunione con la Chiesa cattolica e non è in possesso delle facoltà ministeriali necessarie per amministrare sacramenti. Costanzo si presenta attraverso comunicati stampa come arcivescovo della ‘Chiesa vetero testamentaria apostolica missionaria’, ma è un ex presbitero di questa diocesi e, con provvedimento del Dicastero per il clero della Santa Sede del 17 gennaio 2017, è stato dimesso dallo stato clericale, perdendo tutti i diritti e doveri connessi al ministero». La diocesi aggiunge che Costanzo «non può né partecipare, né celebrare sacramenti di fede cattolica» e che «comunicati stampa, dichiarazioni, celebrazioni e altre manifestazioni del libero pensiero del signor Salvatore Costanzo non sono riconducibili alla Chiesa cattolica, né tantomeno alla diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, comunità già profondamente ferita in passato dal comportamento di costui».