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Migranti, il Consiglio d’Europa si schiera contro la lettera di Italia e Danimarca: «No a pressioni politiche sulla Corte europea dei diritti dell’uomo»

24 Maggio 2025 - 20:45 Alba Romano
cedu-consiglio europa lettera italia danimarca
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Rispedito al mittente l'appello lanciato (tra gli altri) dalla premier Meloni per legittimare politiche più dure contro l'immigrazione: «il dibattito è salutare, politicizzare la Corte non lo è»

«In una società governata dallo Stato di diritto, nessun organo giudiziario dovrebbe subire pressioni politiche». Con queste parole il Consiglio d’Europa prende le difese della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e rispedisce al mittente l’appello di Italia, Danimarca e altri sette Paesi membri, tutti con governi sovranisti o di centrodestra, per cambiare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dare più potere ai governi. Nella lettera firmata da Alain Berset, segretario generale del Consiglio d’Europa, si legge che «le istituzioni che proteggono i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici». Anche perché, aggiunge, «se lo fanno rischiamo di erodere la stessa stabilità che sono state costruite per garantire. La Corte non deve essere usata come arma, né contro i governi, né da loro».

La lettera di Italia e Danimarca

Le parole di Berset sono una risposta diretta alla lettera promossa da Italia e Danimarca, che sarà presidente di turno dell’Unione europea dal primo luglio a fine 2025, e siglata anche da Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. «Vogliamo aprire un confronto politico su alcune convenzioni europee cui siamo vincolati e chiederci se, a distanza di decenni dalla loro stesura, siano ancora strumenti efficaci per affrontare le grandi questioni del nostro tempo», ha spiegato la premier Giorgia Meloni. Leggendo la lettera, appare chiaro fin da subito che l’argomento su cui i nove governi europei chiedono di rivedere le regole è soprattutto uno: l’immigrazione. «Riteniamo – si legge nel documento – che l’evoluzione dell’interpretazione della Corte abbia, in alcuni casi, limitato la nostra capacità di prendere decisioni politiche nelle nostre democrazie. E, di conseguenza, abbia influenzato il modo in cui noi, in qualità di leader, possiamo proteggere le nostre società democratiche e le nostre popolazioni».

Il “no” secco del Consiglio d’Europa

A rispondere all’appello di Italia e Danimarca è il Consiglio d’Europa, di cui la Corte europea dei diritti dell’uomo rappresenta il principale braccio giuridico. «La loro preoccupazione si concentra sulle sentenze in materia di immigrazione. Si tratta di sfide complesse e le democrazie devono sempre rimanere aperte alla riflessione attraverso le opportune vie istituzionali», riconosce Alain Berset. Ma la Cedu, precisa ancora il segretario generale, «esiste per proteggere i diritti e i valori» che tutti i Paesi membri del Consiglio d’Europa «si sono impegnati a difendere». Insomma, aggiunge Berset, «il dibattito è salutare, politicizzare la Corte non lo è».

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