Resta paralizzato dopo un incidente, Andrea torna a camminare per 1 km: svolta tutta italiana con la neurostimolazione midollare – Il video
Un incidente sportivo quattro anni fa gli aveva tolto l’utilizzo delle gambe, una terapia innovativa – e firmata Italia – gliel’ha ridata dopo solamente tre mesi dopo l’inizio del trattamento. Dopo sei mesi, grazie alla neurostimolazione elettrica epidurale, il 33enne Andrea è riuscito a camminare per un chilometro solo con l’aiuto di tutori e di un deambulatore. Tanto da inviare, questo inverno, a tutta l’equipe medica una foto con i ramponi sul ghiacciaio dell’Adamello. Lo straordinario risultato, raggiunto per la prima volta nella storia e pubblicato sulla rivista Med di Cell Press, è frutto della collaborazione del MINE Lab dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
L’intervento chirurgico e la riabilitazione con la realtà virtuale
Era un esperimento, studiato ai minimi dettagli ma di cui non si conoscevano con precisione gli effetti e le conseguenze. Prima l’impianto di un neurostimolatore midollare, poi l’attivazione di impulsi che potessero – questa la speranza dei ricercatori – «riaccendere» ciò che rimaneva dei circuiti nervosi dell’area, quella tra le ultime vertebre toraciche (T11-T12). A questo punto il paziente, Andrea, avrebbe dovuto sottoporsi a una riabilitazione intensa con il supporto della realtà virtuale.
I risultati della tecnica
I primi evidenti risultati erano già visibili dopo tre mesi dall’impianto e dall’inizio degli stimoli elettrici: l’incremento del movimento articolare dell’anca, il potenziamento della mobilità delle gambe e il miglioramento del controllo della postura da parte di Andrea. Una volta dimesso, dopo un periodo di avvicinamento con tutori e con un deambulatore, il 33enne percorreva già 58 metri in sei minuti. Qualche settimana dopo, a sei mesi dall’intervento, il paziente aveva raggiunto la distanza di un chilometro a piedi.
I possibili sviluppi, dalla «ruota di legno alla Ferrari»
È un risultato incredibile, forse impensabile. Dietro, ha specificato ad Ansa il primario di Neurochirurgia al San Raffaele, Pietro Mortini, c’è il lavoro di un team ampio e multidisciplinare: «Neurochirurghi, neurobioingegneri e riabilitatori». Domani sarà ufficialmente chiuso il protocollo, poi l’equipe medica chiederà all’Agenzia di tutela della salute e a Regione Lombardia di poter inserire questa tecnica come un intervento utilizzabile di routine. Al momento potrebbe essere offerto solo ai paratraplegici, quindi a chi è paralizzato solo alle gambe, che sia tra i 18 e i 55 anni, non sovrappeso e non affetto da malattie del sistema nervoso centrale. E in particolare a chi, come Andrea, ha sofferto di una lesione midollare dorsale nelle ultime vertebre, che rappresenta circa la metà dei casi. L’obiettivo, però, è sviluppare la terapia anche per i tetraplegici, ha anticipato il professor Mortini: «Abbiamo inventato la ruota di legno, ora possiamo arrivare al pneumatico della Ferrari. E ci arriveremo».