Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpElezioni comunaliGaza
ATTUALITÀArmiChiara PoggiDnaFemminicidiInchiesteLombardiaOmicidiPaviaPedofilia

La scarpa, il killer allo specchio, il file sui preti pedofili: Andrea Sempio e le nuove-vecchie prove nell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco

garlasco omicidio chiara poggi alberto stasi andrea sempio
garlasco omicidio chiara poggi alberto stasi andrea sempio
L'impronta taglia 42 decisiva nella nuova accusa. Il pc della vittima e le ricerche sul Santuario della Bozzola. L'orario della morte e la compatibilità con i movimenti dei sospettati

Una scarpa Frau taglia 42 è il prossimo accertamento nella nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Mentre sul pc della vittima erano presenti due ricerche che riguardavano il Santuario della Bozzola. Effettuate pochi giorni prima della sua morte. Ma dopo l’intervista del “supertestimone” Gianni Bruscagin a Le Iene l’ipotetica pista che arriva alle gemelle Cappa non sembra in cima ai pensieri del procuratore di Pavia Fabio Napoleone, delle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza e dell’aggiunto Stefano Civardi. Che invece lavorano su una nuova ricostruzione degli attimi successivi al delitto. Con l’ipotesi che il killer si sia guardato allo specchio del bagno di Chiara.

L’impronta delle scarpe taglia 42 (o 41?)

Nel fascicolo a carico di Andrea Sempio a breve arriverà la consulenza tecnica sull’impronta delle scarpe. È una taglia 42 la traccia a pallini trovata sul pavimento della villetta di via Pascoli. Secondo le sentenze è di Alberto Stasi. L’esperto della sua difesa Oscar Ghizzoni ha tentato di dimostrare che l’attribuzione non è certa. La consulenza è stata allegata alla seconda istanza di riapertura del caso bocciata dalla gip Daniela Garlaschelli e poi accolta dalla Cassazione. Ora dovrà essere ripetuta. La circostanza, spiega oggi il Corriere della Sera, fa parte dell’analisi sulla dinamica dell’aggressione. Che partirà dall’orario. Secondo la sentenza Chiara è stata uccisa tra le 9.12 (ovvero il momento in cui disattiva l’allarme) e le 9.32 del 13 agosto 2007. A quell’ora Stasi non stava lavorando alla tesi.

L’assassino allo specchio

Secondo gli inquirenti la finestra temporale però si può allargare fino alle 9.46. Proprio per quello che dice Stasi nella sua versione: a quell’ora ha mandato uno “squillino” senza ricevere risposta. Poi c’è il lavaggio del killer nel lavandino del piano terra. Fatto da Stasi, secondo la sentenza, lasciando l’impronta di due anulari sul dispenser. Ma c’è una versione alternativa in cui il killer si ferma davanti al lavandino per guardarsi allo specchio e vedere se ha sangue addosso. C’è poi l’impronta ancora insanguinata sulla porta di casa. Sull’impronta 33 l’ipotesi è che sia stata lasciata sporgendosi verso il fondo della scala. Dove si trovava il corpo di Chiara. La compatibilità dell’impronta di scarpa con altre misure (41-42-43) è quello che cerca la procura.

Il pc di Chiara

Poi c’è il pc di Chiara. Dal quale emergono circostanze inedite, spiega a Repubblica l’ingegner Roberto Porta, consulente del gup Stefano Vitelli all’epoca del processo Stasi. «Anche sul computer di Chiara, così come per Stasi, furono fatti ripetuti e devastanti accessi fino al 28 agosto. Di recente ho fatto un carving, una ricerca di file ancora leggibili, sia sul computer della sua stanza che sulla usb ritrovata accanto alla tv. E qualcosa sta venendo fuori». C’è un file che si chiama Abusati500.doc, salvato per la prima volta l’8 giugno e modificato quattro giorni dopo. Conteneva un articolo di Concita De Gregorio dal titolo La mala educacion, che parlava di abusi sessuali da parte di preti statunitensi. Era nella chiavetta Usb.

Il Santuario della Bozzola

Sul computer c’era invece un’immagine del Santuario della Bozzola. Era stata scaricata dalla sezione turismo del sito della provincia di Pavia. La data è 11.06 del 26 luglio 2007. Poi un’altra, alle 15.41 del primo agosto. Orari in cui di solito Chiara Poggi era al lavoro a Milano. Quello scandalo con annessa estorsione viene fuori tra 2012 e 2014. Ma uno dei verbali degli inchiesta riporta la testimonianza di un sacerdote della Diocesi di Vigevano: «Nel settembre del 2006 venni a sapere che presso il Santuario, già all’epoca retta da Padre Gregorio, vi erano degli incontri sessuali». Incontri a pagamento secondo la testimonianza di un giovane rom che abitava a Milano: «Un suo amico, maggiorenne, si recava spesso al Santuario e riceveva delle somme di denaro in cambio di prestazioni sessuali ». Ma il vescovo dell’epoca «non attivò nessun tipo di accertamento».

leggi anche