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Airbnb all’attacco: «Gli hotel sono la causa dell’overtourism». Federalberghi incredula: «È una favoletta surreale, senza ritegno»

14 Giugno 2025 - 00:04 Alba Romano
airbnb overtourism
airbnb overtourism
Secondo un report della piattaforma, gli hotel sarebbero responsabili dell'80% dei pernottamenti nelle principali dieci città dell'Ue. Responsabilità anche per crociere e voli low cost

L’overtourism è colpa di Airbnb? No, almeno secondo Airbnb. Anzi, sarebbe colpa dei diretti concorrenti, cioè quelle «strutture ricettive ufficiali» che di volta in volta prendono il nome di ostello, albergo o hotel. Il messaggio del portale leader negli affitti brevi è molto semplice: «Per limitare l’impatto schiacciante dell’overtourism sulle dieci città più visitate nell’Unione europea, è inutile appellarsi a noi». Una tesi non campata per aria, ovviamente, ma sorretta da uno studio e su una intensa raccolta dati, che sottolineerebbe come l’80% dei pernottamenti in tutta l’Ue sarebbe da attribuire proprio ai tradizionalissimi hotel. E che se tra il 2021 e il 2023 i visitatori sono passati da meno di 100 a oltre 200 milioni, per i tre quarti è colpa proprio degli alberghi.

L’impatto di crociere e voli low cost

Quindi è colpa degli hotel? Non solo, ovviamente. Airbnb addita anche quei mezzi di spostamento di massa che dalla pandemia in poi non hanno fatto altro che riversare nelle principali città europee frotte di visitatori, senza soluzione di continuità. A partire dalle navi da crociera, un business «cresciuto in maniera rilevante e che alimenta la percezione di sovraffollamento». A Barcellona, si legge nel report, i turisti da crociera sono stati oltre 3,5 milioni nel 2024, e nei due anni precedenti c’è stato un aumento del +53%. In linea con altre grandi città portuali, come Amsterdam e Lisbona. E poi ci sono ovviamente le grandi compagnie aeree, su tutti le low cost e quelle a buon mercato che coprono le principali tratte mondiali: «Ryanair ha superato per la prima volta i 200 milioni di passeggeri in un solo anno, numeri che dimostrano come l’overtourism sia il risultato di una combinazione di fattori e debba essere affrontato con politiche che tengano conto dell’intero ecosistema turistico».

La risposta di Federalberghi: «Senza ritegno, è una favoletta»

«Senza ritegno», così ha commentato aspramente Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, il report di Airbnb. «Sono affermazioni surreali per attribuire alle strutture ricettive ufficiali la responsabilità del cosiddetto overtourism». Anche Nucara ha snocciolato una serie di dati: «In Italia oggi ci sono circa 32 mila alberghi censiti da Istat e oltre 600 mila annunci su Airbnb. Gli alberghi erano 34 mila nel 2008, agli albori del fenomeno degli affitti brevi, quando su Airbnb erano presenti una cinquantina di annunci italiani». Tradotto in numeri percentuali: -5.5% per gli hotel, +1.153.746% per gli appartamenti iscritti alla piattaforma americana. «Ancor più sfacciata è la favoletta secondo cui la maggior parte dei pernottamenti prenotati su Airbnb avverrebbe fuori dalle città», ha insistito il direttore generale di Federalberghi, ricordando uno studio di Nomisma di solo pochi mesi fa. «Lì si afferma testualmente che “in Italia, i dati mostrano che il fenomeno degli affitti a breve termine si concentra principalmente in alcune aree a forte vocazione turistica, come i centri storici”».

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