Il lavoro da hacker, i viaggi in Russia, l’assenza di documenti: cosa sappiamo di Stella Ford, la donna trovata morta a Villa Pamphili


Si faceva chiamare Stella, ma era senza documenti. Per ora le informazioni sulla donna trovata morta sabato 7 giugno insieme alla figlia all’interno del parco di Villa Pamphili a Roma non sono molte e si basano su indizi e testimonianze su cui sono in corso le verifiche degli inquirenti. Da quanto si apprende, Stella Ford, circa 30 anni, sarebbe solo uno pseudonimo: quel nome, infatti, non esiste all’anagrafe. Inoltre, al momento del ritrovamento del corpo senza vita della donna non sono stati rivenuti documenti d’identità. La sua nazionalità, a oggi ancora sconosciuta, potrebbe essere dell’est, forse russa, dato che insieme alla figlia e al presunto marito, come raccontato da un conoscente, sarebbe transitata nel Paese poche settimane prima del suo omicidio.
Il lavoro da “hacker” della donna ancora ignota
Un ex coinquilino della coppia ha raccontato in un’intervista a Repubblica che la donna era «una specie di hacker». Per questo, si ipotizza, si faceva chiamare con un falso nome. «Lavorava per una compagnia importante e trattava dati sensibili, su questioni globali. Era una Robin Hood cibernetica. Nemmeno Rexal sapeva cosa facesse». Sempre il coinquilino, che i due avevano incontrato a Malta, dove avevano vissuto un anno e dove si sarebbero sposati, ha detto che la nazionalità della vittima potrebbe effettivamente essere russa, «o islandese, non ricordo», ha affermato.
I tatuaggi sul corpo della vittima
Dopo il ritrovamento di madre e figlia, la polizia ha diffuso delle immagini dei tatuaggi rinvenuti sul corpo della donna, nella speranza che qualcuno si facesse avanti per aiutare nella sua identificazione. Secondo l’opinione di un tatuatore interpellato da Repubblica i disegni potrebbero richiamare la Lituania. In particolare, un tricolore che sembra la bandiera del Paese. Per il momento, nemmeno il tatuatore si è fatto avanti per aiutare nell’identificazione della vittima.