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Garlasco, il capello, la cucina e la chiavetta Usb: così il Dna può cambiare la nuova indagine

garlasco chiara poggi omicidio andrea sempio alberto stasi
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L'incidente probatorio rivela una nuova formazione pilifera mai analizzata. La ricostruzione della cucina della vittima e il mistero del supporto informatico

Una «formazione pilifera» di lunghezza 3 centimetri. Dalla quale è possibile estrarre il Dna. Un capello, o un pelo, magari di uno dei gatti di via Pascoli a Garlasco. Ma è significativo che sia uscito fuori alla fine dell’incidente probatorio. E che fosse nel sacco azzurro della pattumiera. E non appiccicato a sacchetti di cereali o biscotti, a confezioni di Fruttolo ed Estathé. Anche se risale a quel 13 agosto 2007 in chi Chiara Poggi è stata trovata assassinata. Un omicidio cominciato nella cucina dove c’era anche una chiavetta Usb. Quella delle ricerche della vittima sulla Madonna delle Bozzole.

Il capello

Il capello potrebbe appartenere anche a lei. Denise Albani e Domenico Marchigiani, i consulenti del gip di Pavia Daniela Garlaschelli, lo analizzeranno per provare a estrarne un profilo di Dna nucleare. Per provare a utilizzarlo nella nuova indagine che vede protagonisti Andrea Sempio e Ignoto 2. I cui Dna sono entrambi presenti sull’estremità dell’anulare sinistro di Poggi. Nel 2008 Carlo Previderé analizzò un mazzetto di sette capelli stretti nel pugno di Chiara e altri che si trovavano dentro una pozza di sangue. L’unico provvisto di bulbo diede la risposta più ovvia: il Dna era della vittima. Gli altri 17 sono stati usati per ricavare un aplotipo mitocondriale, anche questo corrispondente con il codice genetico di Chiara.

Il telefono

Poi c’è il telefono. Sporcato dal sangue uscito dalla testa di Chiara. La macchia si trovava sulla cornetta, forse perché lei ha tentato di chiamare i soccorsi. I Ris di Parma del generale Luciano Garofano lavorarono col cianoacrilato sul telefono, isolando un’impronta digitale, mai citata però nelle loro relazioni. La foto esaltata in verde, che oggi mostra Repubblica, è stata recuperata. Non appare utile per un’attribuzione. Mentre ritorna centrale la cucina del delitto. Il Fatto spiega che secondo gli investigatori presenta anomalie: «Tutta la fotografia della cucina è strana». Va rivalutata la dinamica del delitto. E sulle presenze in casa in quel momento.

La chiavetta Usb

Poi c’è la foto agli atti dell’indagine che ritrae un cestino all’interno della cucina. Dentro ci sono il cellulare, le chiavi, il telecomando per l’allarme e una chiavetta Usb. Negli scatti del 13 agosto 2007 nelle ore successive alla scoperta del cadavere, la chiavetta risulta essere posta sopra al telecomando dell’allarme. Chiara usa il telecomando per disattivare l’allarme alle 9.12. Come può essere finita lì? Il mistero fa il paio con i capelli di Chiara, su cui era presente nicotina. Il padre fumava, ma all’epoca era in Trentino.

Le tracce

Infine, spiega Il Fatto, ci sono le tracce. La 13: contatto quadruplice sull’anta della cucina, la papillare 57 sul mobiletto della tv, la 58 palmare sul pensile sopra al frigo e la 59, una digitale verso la parete con la finestra. Nel 2007 furono definite “di nessuna utilità”. Ma potrebbero svelare un’identità se ci fosse un match su i reperti che si stanno analizzando nella nuova inchiesta.

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