Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpIran
ATTUALITÀArmiBolognaEmilia-RomagnaFemminicidiOmicidiSparatorie

Vigilessa uccisa, Gualandi cancellò la chat con Sofia Stefani prima dell’omicidio. E la vittima «non toccò mai l’arma da cui partì il colpo»

23 Giugno 2025 - 15:48 Stefania Carboni
giampiero gualandi sofia stefani anzola
giampiero gualandi sofia stefani anzola
Le analisi dei consulenti della procura inchiodano l'ex comandante della polizia locale di Anzola, smontando la tesi difensiva. A partire dalla perizia balistica e sullo smartphone dell'ex comandante

«Questa è una analisi interpretativa, non è una verità divina, ma sono sicuro che le cose sono andate così. Fino alle 15.39 Giampiero Gualandi ha interagito col contatto di Sofia Stefani, quindi la cancellazione della chat è avvenuta in un arco di tempo che arriva fino alle 15.55». Quindi pochi minuti prima dell’omicidio di Stefani, 33enne vigilessa, uccisa con un colpo di pistola da Gualandi, 63enne, ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia (provincia di Bologna), con cui aveva una relazione extraconiugale, avrebbe cancellato i messaggi, tantissimi, avuti con lei. Queste le parole del maresciallo maggiore del nucleo investigativo dei carabinieri di Bologna, Matteo Filippone, davanti alla Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Pasquale Liccardo, nel processo nel processo in cui il 63enne risulta accusato di omicidio volontario aggravato (dai futili motivi e dal legame affettivo).

«Cancellazione selettiva» della chat poco prima dell’omicidio

Nel corso della loro relazione, dove Stefani era legata all’amante da un «contratto di sottomissione sessuale», i due si scambiano numerosi messaggi. Anche quando il rapporto rimane teso. Tutti elementi emersi nel procedimento sull’omicidio della ragazza, raggiunta il 16 maggio 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi nell’ufficio dell’uomo, al comando di Anzola. Per la difesa dell’imputato si è trattato di un colpo partito accidentalmente. Uno sparo partito in attimi concitati, durante una collutazione, ma per la Procura sostiene una tesi differenti. Gualandi ha ucciso l’amante intenzionalmente. E a dimostrazione, nell’udienza odierna c’è il controesame del perito informatico della difesa di Gualandi (presente in aula accanto ai suoi avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli), Lorenzo Benedetti, secondo il quale la cancellazione della chat non fu totale «ma selettiva», e il confronto con il consulente dell’accusa, maresciallo Filippone.

La perizia balistica: la vigilessa non toccò l’arma

«Non c’erano ustioni, né bruciature, né tagli da ritenere che le mani della Stefani fossero state a contatto con la pistola o nelle immediate vicinanze dell’arma. In caso contrario ci sarebbero state delle ustioni o delle ferite sulle mani. La ricostruzione (della difesa, ndr) non può essere attendibile dal punto di vista tecnico scientifico, non si ritiene infatti che la vittima abbia afferrato la pistola». Queste le parole del maresciallo del Ris di Parma Luigi Desideri, consulente balistico della Procura. Anche la perizia medico legale, ha sottolineato Desideri, incalzato dalle domande della procuratrice aggiunta Lucia Russo, esclude una colluttazione fisica e prolungata tra la vittima e Gualandi. «Non c’è presenza, inoltre, di contenuto genetico di Stefani sull’arma», ha precisato sempre il consulente. «Sul grilletto, invece, è presente il contenuto genetico di Gualandi. Mancano poi le impronte della vittima sull’arma». Infine «tutti gli accertamenti del Ris di Parma insieme alle consulenze medico legali e balistiche fanno propendere che l’arma non sia stata toccata dalla vittima e la ricostruzione quindi della colluttazione non è attendibile per essere sostenuta», ha spiegato il maresciallo Desideri.

leggi anche