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«Rischiavo un infarto, sono uscito 8 minuti prima della fine del turno». Il medico cardiopatico licenziato: «Mi accusano di falsità»

23 Giugno 2025 - 08:37 Alba Romano
medico jesolo infarto licenziamento marco castellano
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La Croce verde ha comunicato di aver interrotto il rapporto lavorativo perché «sarebbe uscito senza avvisare la direzione e senza chiudere il punto di primo soccorso». Marco Castellano racconta un'altra storia

Un dolore lancinante al petto, forse per il troppo sforzo durante il turno alla Croce verde di Cavallino-Treporti, a Venezia. Ma con un’operazione al cuore alle spalle e quattro stent coronarici per tenere aperte le arterie ostruite non si può scherzare. Prima Marco Castellano ha assunto i farmaci prescritti – «Le ho sempre con me» – poi, siccome il dolore non passava, ha deciso di recarsi al pronto soccorso di Jesolo per un elettrocardiogramma. «Sono uscito precisamente otto minuti prima della fine del mio turno, alle 19.52», ha spiegato il 65enne in un’intervista al Corriere del Veneto. Tanto è bastato alla Croce verde per recapitargli una Pec: «Licenziato per grave inadempienza». Una comunicazione in cui, insiste Castellano, l’Unità sanitaria locale «mi accusa di cose non vere». E da ormai quattro mesi nega il reintegro.

La versione della Croce verde: «Venuto meno il vincolo fiduciario»

Per Croce verde, come ha specificato in un comunicato, non si tratta di licenziamento. Castellano, infatti, era assunto con un contratto ordinario di collaborazione e prestazione professionale: «È una revoca di un incarico libero professionale e autonomo, senza peraltro obblighi di durata». Una rottura nel rapporto lavorativo giustificata dal venir meno del «vincolo fiduciario», perché il medico sarebbe «uscito dal Punto di Primo intervento senza informare preventivamente la direzione». La versione che fornisce Castellano è però ben diversa.

Il malore e la decisione di andare in pronto soccorso

«Quel giorno ero di turno al punto di primo intervento di Ca’ Savio, con me c’era un infermiere», spiega al Corriere del Veneto. «Forse ho esagerato», ammette il medico parlando del frenetico su e giù per le scale per accogliere i pazienti. Il dolore si affaccia intorno alle 18.40. «Ho preso le medicine prescritte dopo l’intervento al cuore, le ho sempre con me. Ho anche accolto dei pazienti intanto. Nonostante i farmaci, i sintomi un’ora dopo non erano ancora passati». Da qui la decisione di fare un elettrocardiogramma: «Non era possibile nel punto di primo intervento dov’ero. Lì ero rimasto da solo, il nuovo infermiere aveva attaccato alle 19.30 ma era uscito subito per una chiamata al 118». Insomma, nel punto di primo intervento di Ca’ Savio quella sera c’era solo lui, Marco Castellano: «Trovo grave che una persona che sospetta di avere un infarto in corso venga lasciata sola».

Il messaggio alla direzione e le accuse «non vere» nella lettera di licenziamento

Otto minuti prima della fine del turno, fissata per le 20, il 65enne esce e si dirige verso il pronto soccorso di Jesolo. Poi, smentendo la versione ufficiale della Croce verde, «alle 20.12 ho mandato un messaggio alla direttrice per avvisarla». Una settimana dopo, tramite posta elettronica certificata, il licenziamento: «Non mi hanno mai chiesto se stessi bene». Di screzi con la direzione della Croce verde non c’è traccia: «Mi ha invitato al suo matrimonio, il licenziamento è stato un fulmine a ciel sereno». Anche perché nella lettera di interruzione del rapporto lavorativo, la Croce verde accuserebbe il medico di cose «non vere»: «Hanno detto che ho lasciato il punto di primo intervento aperto ma non è così. Poi sostengono che sia passato un bambino con la febbre alta quando non c’ero. Su questo non abbiamo conferme concrete, e in ogni caso i pazienti pediatrici li spediamo all’ospedale di San Donà di Piave. Dopo 4 mesi di richieste, però, il reintegro non sembra neanche all’orizzonte: «Non capisco come si possa giustificare un inadempimento grave nel caso di un allontanamento per potenziale crisi cardiaca».

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