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Don Reverberi sarà processato per crimini contro l’umanità, anche se Nordio non vuole estradarlo: il caso del prete e gli orrori della dittatura militare argentina

Don Reverberi intervistato dalle Iene
Don Reverberi intervistato dalle Iene
Il sacerdote si torva attualmente a Sorbolo, in provincia di Parma, la sua città natale. È accusato di aver commesso crimini contro l'umanità tra il 1976 e il 1983, e per l’omicidio di Josè Guillermo Beron nel 1976

Nuova svolta nella vicenda di don Franco Reverberi Boschi, il sacerdote italo-argentino accusato da Buenos Aires di crimini contro l’umanità durante la dittatura militare. La Procura Generale argentina ha ottenuto l’autorizzazione per procedere con il processo in contumacia, dopo il rifiuto da parte dell’Italia di concedere l’estradizione. Lo stop al trasferimento del sacerdote italo-argentino, sulla cui vicenda da tempo Le Iene dedicano ampio spazio, era arrivato nel gennaio del 2024 da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il governo italiano si era opposto per l’età ormai avanzata del prete, oggi 86enne, e per le sue precarie condizioni di salute.

Perché don Reverberi può essere processato secondo l’Argentina

A spingere perché si arrivasse quanto prima a un processo c’era soprattutto l’Associazione civile Assemblea Permanente per i Diritti Umani, da tempo è attiva nella ricerca delle verità sui Desaparecidos. L’associazione ha fatto leva sulla legge argentina n. 27.784, la quale consente il processo in assenza dell’imputato quando questi, consapevole del procedimento a suo carico, sceglie volontariamente di sottrarsi alla giustizia. Nella richiesta di rinvio a giudizio, don Reverberi è accusato di essersi «sottratto volontariamente» alla giurisdizione argentina, nonostante le ripetute richieste di collaborazione internazionale. Il tribunale federale di San Rafael ha quindi disposto la prosecuzione del processo, nominando un difensore d’ufficio e inviando notifiche formali sia al sacerdote che allo Stato italiano, in conformità con gli accordi internazionali in materia di giustizia.

Il processo in collegamento video tra Italia e Argentina

Secondo Jorge Ithurburu, presidente dell’associazione umanitaria “24 Maggio”, don Reverberi potrebbe essere interrogato in videoconferenza, ma l’effettiva partecipazione resta incerta. «Servirà tempo – ha spiegato Ithurburu – e sarà essenziale verificare se la notifica sarà effettivamente ricevuta dal sacerdote». Nonostante le difficoltà logistiche e i dubbi sulle comunicazioni dirette con l’imputato, Ithurburu ha ribadito che il processo andrà avanti. L’obiettivo, ha sottolineato, è «garantire il diritto alla verità, alla giustizia e alla non ripetizione per le vittime e per la società intera».

Chi è don Reverberi, perché è accusato di crimini contro l’umanità

Don Franco Reverberi Boschi è un sacerdote di 87 anni nato e cresciuto a Sorbolo, in provincia di Parma. Si è trasferito con la famiglia in Argentina nel secondo dopo guerra e divenne parroco a Salto de Las Rosas,nella provincia di Mendoza. Durante la dittatura militare degli anni Settanta, fu nominato cappellano ausiliare dell’VIII squadra di esplorazione alpina di San Rafael, un incarico che – secondo numerose testimonianze – lo avrebbe coinvolto direttamente nei centri di detenzione dove si consumavano torture e sparizioni.

Reverberi è oggi accusato di crimini contro l’umanità, tortura, sequestro di persona e complicità nell’omicidio del giovane militante peronista José Guillermo Beron, scomparso nel 1976 e mai più ritrovato. Alcuni sopravvissuti alla repressione lo descrivono come presenza abituale nei luoghi di detenzione: vestito in divisa militare, avrebbe assistito impassibile alle torture, a volte impugnando una Bibbia per giustificare le violenze come «volontà di Dio». Le accuse emersero nel 2010 durante un processo sui crimini della dittatura militare argentina, ma Reverberi, chiamato inizialmente come testimone, tornò in Italia l’anno successivo, ufficialmente per motivi di salute, e non fece più ritorno in Argentina.

Le richieste di estradizione dall’Italia respinte

La prima richiesta di estradizione di don Franco Reverberi risale al 2012, ma fu respinta dalla giustizia italiana poiché, all’epoca, il reato di tortura non era ancora previsto dall’ordinamento italiano e l’omicidio di José Guillermo Beron non era incluso nella richiesta. La situazione cambiò nel 2017, con l’introduzione del reato di tortura in Italia, e nel 2021 l’Argentina avanzò una nuova richiesta, accolta dalla Corte d’Appello di Bologna. Tuttavia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha bloccato l’estradizione.

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