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Marzia Franceschilli, insultata e colpita con un pugno in sala operatoria: «Ecco la verità su Giuseppe Sica»

25 Giugno 2025 - 07:55 Alba Romano
marzia franceschilli giuseppe sica
marzia franceschilli giuseppe sica
L'assistente del professore di chirurgia parla dopo la nota. «Ora devo fare chiarezza»

La Regione Lazio si muove per il caso di Marzia Franceschilli. La dottoressa è stata aggredita verbalmente e colpita con un pugno alla nuca dal professor Giuseppe Sica. Un video girato con il cellulare ha ripreso la scena. Gli ispettori sono al lavoro. Intanto proprio Franceschilli in due interviste rilasciate alle edizioni romane di Corriere della Sera e Repubblica racconta gli insulti, le grida e quel «pugno alla nuca» durante un intervento a Tor Vergata, il 6 giugno. Finora era rimasta in silenzio per una richiesta di Sica. «Tuttavia, dopo la sua nota ufficiale, ho ritenuto doveroso fare chiarezza», esordisce.

Un pugno alla nuca

Franceschilli dice che «è importante chiamare le cose col loro nome: non si è trattato di un semplice diverbio o di un alterco. Ciò che ho subito è stata un’aggressione fisica sul posto di lavoro, confermata anche dai testimoni nell’audit dell’azienda: tutti in sala avrebbero visto che mi è stato sferrato un colpo alla nuca mentre ero al tavolo operatorio». L’assistente lavora con Sica da 10 anni e dice che è stato per lei un maestro: «È esigente, molto duro, ma mi ha anche dato l’opportunità di crescere, spingendomi sempre a dare il massimo. Ho maturato esperienza, pubblicazioni e una casistica importante come primo operatore. Però, leggere nella sua nota che avrebbe alzato i toni per proteggere il paziente, mi ha lasciata incredula».

La consolle

E spiega come è andata: «Durante un intervento robotico, chi opera è alla consolle: manovra braccia e telecamere guardando un monitor. Il ruolo dell’assistente, il mio, è quello di gestire l’esterno del robot, verificando che non ci siano conflitti. In quel caso, si trattava della pinza 4, che era posizionata correttamente, anche se lui non riusciva a visualizzarla. L’intervento era tecnicamente molto complesso. Purtroppo però lui ha abbandonato la consolle, si è avvicinato e mi ha colpita. In una scena durata diversi minuti».

L’intervento

L’intervento, spiega la dottoressa, «è stato portato a termine con successo, pur essendo uno dei più complessi mai affrontati. Ma resta il problema delle condizioni in cui è stato eseguito: per un chirurgo mantenere lucidità è essenziale. Anche di fronte a emergenze è l’autocontrollo che salva il paziente. Urlare o aggredire non è giustificabile». Franceschilli è tornata a lavorare lunedì: «Ma oggi sono spaventata, mi sento esposta. Dopo dieci anni mi aspettavo una reazione diversa da parte sua. Un’ammissione, un gesto di scuse. Invece, dopo due giorni, ho ricevuto solo un messaggio: “Ho saputo che ti saresti fatta refertare per un’aggressione che ti avrei fatto”. Negare l’evidenza, senza scuse autentiche, è ciò che mi ha fatto più male».

Il video

Infine, spiega che non è stata lei a fare il video: «E comunque non lo avrei mai pubblicato: ha contribuito ad aggravare la situazione. Un chirurgo al tavolo non ha con sé cellulare, né oggetti non sterili. Chi l’ha registrato e diffuso lo ha fatto, credo, in buona fede, probabilmente per denunciare una modalità lavorativa che, purtroppo, si ripete. Per me, quel giorno, è stato come un lutto. Ho sentito che era finita un’epoca, un legame, una fiducia. Ma credo che nessuno debba mai accettare di lavorare in un clima di aggressività e violenza. La mia vita professionale ora è cambiata. Ma non posso più accettare queste condizioni. Nessuno dovrebbe».

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