Dopo il caso dei finanziamenti al film fantasma di Kaufmann, Giuli annuncia modifiche e controlli: «Basta sprechi e truffe, ecco come»


«Nessun film fantasma potrà più approfittare delle risorse pubbliche. Basta sprechi e truffe: i soldi dei contribuenti andranno solo a chi fa davvero cinema», a dirlo durante il question time del Senato è il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Oggi, 26 giugno, Giuli, intervenendo in aula, ha spiegato quanto e come vuole modificare il meccanismo del tax credit che ha permesso sicuramente a Francis Kaufmann e probabilmente non solo a lui di accaparrarsi 1 milione di euro in tax credit: «Siamo convinti che l’investimento pubblico in questo settore sia altamente strategico per l’identità culturale italiana e dunque riteniamo necessario che le risorse disponibili siano erogate in modo trasparente, con verifiche sempre più efficienti e capaci, anche premiando un comportamento sempre più virtuoso degli operatori del settore», ha detto Giuli.
Il nuovo meccanismo di sostegno
Come ha raccontato Open con le sue inchieste, Kaufmann, con l’aiuto di un produttore italiano è riuscito a ottenere il tax credit per un film non solo mai realizzato ma in cui appaiono almeno alcuni partecipanti che neppure sanno di essere stati citati nel progetto. Giuli, nel suo intervento al Senato, ammette che il meccanismo del tax credit è stato anche un importante sostegno per il settore: «Le agevolazioni previste dalla legge 220/2016 a sostegno del settore cinematografico e audiovisivo e, in particolare, il credito d’imposta, hanno contribuito nel corso degli anni alla crescita dell’intero mercato in termini culturali, economici, industriali e occupazionali». Detto questo però, una prima riforma si è già resa necessaria nei mesi scorsi, «una razionalizzazione dei criteri di attribuzione delle risorse e degli incentivi, per eliminare distorsioni plateali che si sono verificate in passato, causando un utilizzo improprio delle risorse»: «L’adozione nel corso del 2024 dei nuovi decreti che disciplinano il credito d’imposta per la produzione nazionale e per le produzioni esecutive ha consentito di dettagliare i parametri per accedere a tali agevolazioni», ha spiegato Giuli. Oggi esiste «il divieto di sub-appaltare prestazioni o servizi; l’inserimento del titolo dell’opera nei documenti di spesa, pena l’ineleggibilità del costo; la possibilità per la Direzione generale competente di effettuare valutazioni sulla congruità dei costi; l’estensione delle casistiche di esclusione dai benefici per i successivi 5 anni in caso di dichiarazioni mendaci o mancato rispetto dell’obbligo di reinvestimento».
Le novità e i nuovi controlli
Ma, appunto, il ministero della Cultura ha in programma un intervento ulteriore di «rafforzamento dei controlli» «sulla piena tracciabilità dei flussi finanziari; l’utilizzo di conti correnti dedicati; l’obbligo di fornire su richiesta una perizia di congruità dei costi sostenuti e in relazione alle produzioni esecutive di opere straniere, alla consegna dell’intera opera realizzata». «Alle novità di tipo normativo, si affianca una sempre maggiore attività di controllo eseguita per ciascuna pratica dalla Direzione generale competente. Inoltre, sono svolti ulteriori approfondimenti in relazione a quelle posizioni che, nonostante l’apparente regolarità delle domande trasmesse, presentino elementi meritevoli di particolare attenzione. Si stringono i bulloni», ha chiosato. «Più nel dettaglio, il Ministero ha avviato ulteriori controlli su circa 200 opere per le quali sono stati richiesti tutti i documenti contabili e fiscali; in presenza di ulteriori dubbi, si è proceduto alla consegna di circa la metà dei fascicoli alla Guardia di Finanza, con la quale il Ministero ha stipulato una apposita Convenzione. Ciò posto, con mio decreto ho destinato – ha detto Giuli con un implicito riferimento proprio al caso Kaufmann – ingenti risorse per il rafforzamento delle attività di controllo».