«Mia sorella Aurora Tila ammazzata a 13 anni: i genitori dei figli maschi devono insegnare ad accettare i no»


Viktoria Tila è la sorella di Aurora. Che è morta il 25 ottobre 2024 a 13 anni precipitando dal terrazzo del condominio in cui viveva a Piacenza. Per l’omicidio è accusato un 15enne che si dichiara innocente. È accusato anche di stalking. Ma i giudici hanno escluso la premeditazione. E la ragazza parla con La Stampa: «Non può esserci gioia quando perdi una sorella in un modo così doloroso. Puoi solo provare rabbia e amarezza. Ma sento che aggiungendo lo stalking nei capi di imputazione è stata fatta un po’ di giustizia. È stata riscattata un po’ della dignità di Aurora».
La procura e i giudici
Viktoria spiega che l’accusa di stalking è arrivata perché la psicologa incaricata dalla parte civile Maria Grazia Saginaro «a saputo leggere nella storia e nel cuore di Aurora e ha aiutato la giustizia a capire tutto quello che mia sorella ha subito anche nel periodo precedente alla sua morte». Aggiunge che l’accusato «aveva minacciato più volte di morte mia sorella, in messaggi che io ho pubblicato. Queste minacce sono esplicite. Quando le diceva “ci metto poco a demolirti” o parla del suo “piano di vendetta” contro di lei, dimostra che aveva già intenzione di fare ciò che ha fatto. Inoltre, quel giorno si è presentato nascondendo un cacciavite nella tasca, che probabilmente poi ha usato contro di lei. Servono altre prove?».
L’ipotesi suicidio
Viktoria dice che la sorella «non era né pazza, né depressa. Sono sempre stata sicura che sia stato lui a ucciderla e il resto sono bugie che racconta per cavarsela, ma spero davvero che non riesca ad ingannare chi lo giudica. Di certo, non ha mai ingannato me». Mentre negli adolescenti, secondo lei, «c’è un problema di educazione all’affettività. È un processo di cambiamento che deve iniziare tra i più giovani, nelle scuole e nelle famiglie. Deve coinvolgere anche gli adulti, che pure non sono estranei a questo modo di fare inaccettabile. I genitori di figli maschi devono insegnare loro a rispettare i no che ricevono dalle ragazze. Se prendiamo il caso di mia sorella, anche nei momenti in cui il suo assassino non era palesemente violento con lei, comunque, si approcciava in modo possessivo e opprimente. Le diceva “tu sei solo mia”, “alla tua festa di compleanno l’unico maschio presente devo essere io”, “io sono tuo marito”. Bisogna capire che questi atteggiamenti non vanno permessi. Solo così possiamo sperare di migliorare come società».