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Garlasco, il nuovo incubo di Lovati è «una testimone che accusa Andrea Sempio»

garlasco omicidio chiara poggi massimo lovati andrea sempio testimone
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Un «coniglio dal cilindro» della procura. Che potrebbe mettersi a cantare. Le parole di Marco Capra sull'amico e la tavernetta dei videogiochi. E i genitori di Chiara Poggi mostrano una foto del figlio Marco in Trentino

Un nuovo incubo per l’avvocato Massimo Lovati. Il legale che insieme ad Angela Taccia difende Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco parla di un «coniglio dal cilindro» dei magistrati dopo le analisi del Dna sulla colazione della villetta di via Pascoli. L’avvocato aveva detto di aver paura «dei vasetti del Fruttolo» per il suo assistito. Ma non sono state trovate impronte diverse né Dna rispetto a quelle della vittima e di Alberto Stasi. Poi lancia la bomba: «In questi giorni sento parlare di una testimone che accuserebbe Sempio. Io non so nulla. Lei ne sa qualcosa?». Intanto parla Mattia Capra, amico di Sempio. E un carpentiere rivela: il martello e gli altri oggetti di ferro che erano nel canale di Tromello sono stati recuperati da un carpentiere. Prima della polizia.

La supertestimone

Lovati parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera. Nella quale poi entra di più nello specifico: «Dico che gira questa voce. Più che gli accertamenti su sangue e Dna mi preoccupa questo fronte. Purtroppo durante la mia lunga carriera ho avuto diverse esperienze di inchieste che quando non arrivano a nulla di concreto all’improvviso vengono ravvivate dal coniglio che salta fuori dal cilindro e si mette a cantare». Poi dice che Sempio sta vivendo i primi esiti dell’incidente probatorio «apparentemente bene. Ha la tranquillità dell’innocente. Poi non so se dietro questa apparenza è realmente tranquillo». Aggiunge che teme di dover affrontare «degli improvvisi colpi di scena. Siamo ancora alle prime battute e, magari, da un giorno all’altro potrebbero tirare fuori dell’altro». Ma per adesso nessuno riesce a concretizzare le allusioni di Lovati. Una superteste, per ora, non appare all’orizzonte.

Marco Poggi in Trentino?

Intanto nel corso della puntata di ieri di Quarto Grado su Retequattro, Rita e Giuseppe Poggi, i genitori di Chiara, tornano a smentire che il figlio Marco non fosse con loro in vacanza quando la sorella è stata uccisa. E per dimostrarlo esibiscono delle foto di quei giorni in montagna. «Per far tacere queste voci, come il doppio cellulare, l’amante e quanto ce n’è. Così smentiamo anche questo con documentazioni, che non è solo la nostra parola. Perché non credo, no — visto che mettono in dubbio anche noi genitori: cosa diciamo, cosa nascondiamo, cosa non vogliamo dire, che abbiamo dei segreti, e via discorrendo…Così mettiamo a tacere un po’ tutti», dice Giuseppe Poggi.

Il carpentiere

È una storia più intricata quella del carpentiere che si è fatto avanti con carabinieri e militari a metà maggio. Militari e vigili del fuoco stavano «cercando qualcosa» in un canale dietro una vecchia abitazione di via Fante d’Italia a Tromello. Un ex investigatore un mese prima aveva raccontato di aver saputo che il 13 agosto 2007 Stefania Cappa «aveva gettato qualcosa di molto pesante nella roggia dietro casa della nonna, dove all’epoca viveva il fratello Cesare, che al momento dell’omicidio era in Croazia». I carabinieri avevano sequestrato una pinza da caminetto, una testa di mazzetta, la testa di un’ascia e il suo manico. Ma lo hanno fatto a casa del carpentiere di nazionalità egiziana. L’uomo aveva detto agli investigatori di averli recuperati negli anni precedenti.

La testa di martello

«Sono pezzi di ferro, faccio il carpentiere. Li ho presi nel 2018 e li ho tenuti perché possono sempre servire», la sua versione ora agli atti della nuova indagine sull’omicidio, che vede indagato Andrea Sempio. Quindi il sequestro degli attrezzi, trovati in un deposito secondo la sua indicazione. Ma sarà difficile che le indagini portino a qualcosa: dopo gli anni passati le tracce sarebbero spariti. E c’è Mattia Capra. Amico di Sempio e al telefono con lui il 13 agosto 2007, a maggio 2025 si è trovato i carabinieri in casa per una perquisizione, effettuata in simultanea con quella a Roberto Freddi. I militari hanno portato via computer, cellulari e dispositivi elettronici. I due non sono indagati. Dovranno comunque fornire il loro Dna. Insieme a una lunga lista di persone che avrebbero frequentato la villetta, tra cui le gemelle Stefania e Paola Cappa e Marco Pansarasa, l’amico di Stasi.

Marco Capra

Capra ha parlato a Ore14 su Raidue. E ha detto che con Sempio «non abbiamo fatto squadra. Non ci siamo sentiti assolutamente in alcun modo in questi mesi…zero». L’ultima volta che lo ha sentito risale a dicembre 2024, quando ancora non si sapeva dell’inchiesta. «In generale non ci sentiamo molto…cioè l’idea che siamo ancora vicini come lo eravamo ai tempi è completamente sbagliata…siamo amici e ci si vede una volta all’anno, perché la vita ha preso direzioni diverse e basta», spiega.

La cantina

In merito agli scambi telefonici di quella mattina, Capra dice che «sono messaggi normalissimi, come faccio a ricordarmi messaggi qualsiasi?». E specifica che si trattava di messaggi inviati da Sempio, ai quali lui aveva semplicemente risposto. «Per me era il primo giorno di ferie e presumo che fosse qualcosa relativo alle vacanze, al vedersi in settimana…». Sugli spostamenti della mattina del delitto, il ragazzo ha confermato i verbali dell’epoca, «che sono sicuramente più credibili di quello che mi ricordo dopo 18 anni». E alla domanda se quando il gruppo andava a giocare ai videogiochi a casa di Marco poi scendeva in cantina, ha risposto: «Io sono sceso una volta negli anni precedenti…solo una volta, nel 2005».

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