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Il fotografo degli orsi: «Un giorno mi sono quasi scontrato con uno di loro. Con me non porto chi vuole farsi selfie»

pietro santucci fotografo orsi
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Pietro Santucci passa 230 giorni l'anno in appostamento al Parco Nazionale d'Abruzzo. Spesso si camuffa da cespuglio

Pietro Santucci, fotografo naturalista e guida di montagna, da 15 anni passa le giornate al Parco Nazionale d’Abruzzo. Camuffato da cespuglio. E riesce a catturare così combattimenti tra cervi in amore, giochi di cuccioli di lupo e l’orso marsicano. Tutto è cominciato nel giugno di anni fa: «Rientravo da una giornata di appostamenti. Tornando a valle mi sono quasi scontrato con un orso. È spuntato senza preavviso, dietro una curva del sentiero. Mi ha guardato, sono stati attimi infiniti. Poi è sparito nel bosco».

L’incontro quotidiano

Per lui l’incontro con l’orso adesso è diventato quotidiano: «Ma bisogna conoscere i luoghi e munirsi di pazienza. Per fotografare gli orsi, ma anche i lupi, servono lunghi appostamenti. Capita di dover stare molte ore immobili e in silenzio, anche con il caldo o con il gelo». In montagna passa «circa 230 l’anno. Accompagno anche escursionisti e altri fotografi naturalisti che vogliono osservare l’orso, al massimo quattro persone in tutto. Seguo delle regole molto rigide». Ovvero: «Per prima cosa non bisogna seguire l’orso. Avvicinarsi troppo può diventare pericoloso. E poi non ci si deve addentrare in posti vietati, come le riserve integrali. Serve rispetto. Per gli animali e per il territorio».

Gli orsi pericolosi

Anche secondo il fotografo «l’orso non è un animale aggressivo. E non ci considera una preda. Ma se vede le vie di fuga bloccate, può diventare pericoloso, perché si sente minacciato». La prima regola quindi è stare a distanza: «E non alterare l’ambiente. Sono animali stanziali, sanno riconoscere quando il territorio è cambiato. Quindi, durante gli appostamenti, non bisogna mai alzarsi in piedi. Per loro la nostra sagoma è qualcosa che non dovrebbe esserci, è come vedere un cespuglio in più. Potrebbero allontanarsi e lasciare quella zona. Dunque bisogna rimanere a terra e confondersi con il bosco. Per questo si usano abiti con fogliame e reti per coprirsi».

Animali abitudinari

Per capire dove appostarsi fa riferimento al fatto che gli orsi sono «animali abitudinari, e ormai, dopo 15 anni che faccio questo lavoro, so quali sono i luoghi che preferiscono. Ma ovviamente non posso svelarli. Inoltre sono nato e cresciuto tra questi monti, potrei percorrere i sentieri a occhi chiusi. Abito in un borgo di 300 anime, Civitella Alfedena, in provincia dell’Aquila». A fotografare gli orsi con lui non porta chiunque: «In realtà faccio una selezione. Non tutti sono adatti a questa esperienza. C’è chi, se vede un orso, si avvicina o gli corre dietro, magari per farsi un selfie».

L’incontro sul sentiero

In caso di incontro su un sentiero, dice Santucci, «bisogna fermarsi, tenersi a distanza. E indietreggiare lentamente. In caso di aggressione — ma qui non ne abbiamo mai viste — bisogna rimanere immobili, fingersi morti. Certo, ci vuole sangue freddo». Qualche giorno fa ha fotografato un orso che predava un cerbiatto: «Sì, è stata una scena incredibile, mai vista. È rarissimo che un orso catturi un animale vivo per mangiarlo. Stavolta ha trovato per caso un cucciolo di pochi giorni nascosto tra l’erba. E l’ha preso al volo. Ma di solito sono opportunisti, gli orsi. Si nutrono di carne animale solo se trovano qualche carcassa. E poi amano gli insetti. Ma la loro dieta è prevalentemente vegetale: frutta, bacche, erbe».