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«L’impronta n. 33 non è di Sempio», il parere dei consulenti della famiglia Poggi va contro quello della Procura

02 Luglio 2025 - 19:19 Valentina Romagnoli
garlasco impronta 33 chiara poggi andrea sempio
garlasco impronta 33 chiara poggi andrea sempio
L'impronta 33 sulle scale della villetta di via Pascoli sarebbe «estranea alla dinamica omicidiaria», secondo i consulenti della difesa della famiglia della vittima

Secondo i consulenti della famiglia Poggi l’impronta n. 33 non sarebbe di Andrea Sempio. La notizia arriva un approfondimento, richiesto dai genitori di Chiara sulla famosa traccia 33, che la Procura di Pavia aveva invece attribuito ad Andrea Sempio. In base alle analisi dei consulenti, l’impronta sarebbe inoltre da considerarsi «estranea alla dinamica omicidiaria».

Il parere dei consulenti dei Poggi

Secondo le analisi che la famiglia Poggi ha richiesto ai propri consulenti privati l’impronta 33 posta all’altezza del terzo gradino della scala dove è stato rinvenuto il cadavere di Chiara Poggi non sarebbe attribuibile a Sempio e, per di più, non avrebbe nulla a che fare con l’omicidio. A seguito di queste rilevazioni, gli avvocati della famiglia, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, hanno chiesto ai pm di «sollecitare» un incidente probatorio su questa traccia. Istanza che, però, è stata rigettata dai pm. Lo si legge in una nota degli avvocati della famiglia di Chiara.

La diversa ipotesi sull’impronta 44

Dell’impronta numero 44 parlano oggi, martedì 2 luglio, Il Fatto Quotidiano e Il Messaggero. Si tratta di un’impronta di scarpe a righe nere verticali, individuata sul muro destro delle scale che portano alla tavernetta del villino di via Pascoli a Garlasco. Nel 2007 è stata ritenuta indefinibile e nelle carte è repertata come la numero 44. È perpendicolare rispetto alla numero 33, che la procura attribuisce ad Andrea Sempio. Il Ris di Cagliari sta esaminando di nuovo l’intero corpus dei reperti del villino. Secondo la nuova ricostruzione la dinamica dei movimenti di chi portò il corpo di Chiara lungo le scale della tavernetta parte da alcune impronte di polpastrelli che si trovavano sulla spalla sinistra del pigiama della vittima. La procura di Pavia guidata da Fabio Napoleone ritiene importanti – e collegate – tre tracce. Ovvero la palmare 33, l’impronta 44 e la traccia strisciata di sangue della vittima 97F. Perché secondo gli inquirenti restituiscono il movimento di un’unica persona. La traccia dei polpastrelli sarebbe stata lasciata dalla mano insanguinata dell’aggressore. Che poi lascia anche la macchia 97F sulla parete sinistra. Perché è rivolto verso la parte discendente delle scale.

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