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Clima, l’Ue fissa la nuova asticella per il 2040: «Emissioni giù del 90%». Delusione degli ambientalisti: «Obiettivo annacquato»

02 Luglio 2025 - 17:27 Gianluca Brambilla
clima obiettivo ue 2040
clima obiettivo ue 2040
Forza Italia e Lega contrarie. Pichetto Fratin: «Qualsiasi target sia realistico e sostenibile». I Verdi criticano le opzioni di "flessibilità" ma applaudono: «Buon risultato»

Sulla carta è solo una percentuale, ma è proprio intorno a quel numero che andranno calibrate tutte le politiche climatiche, economiche e industriali dell’Europa da qui ai prossimi anni. Dopo lunghi mesi di trattative, rinvii e ritardi, la Commissione europea ha proposto di tagliare le emissioni climalteranti – quelle responsabili del riscaldamento globale – del 90% entro il 2040. Si tratta di un passaggio cruciale nel percorso tracciato con il Green Deal e che si somma ai due target già stabiliti: il taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. L’obiettivo intermedio fissato per il 2040 fissa l’asticella in alto, ma nasconde in realtà anche una serie di scorciatoie e opzioni di «flessibilità» pensate apposta per convincere anche i governi più conservatori ad appoggiare la proposta di Bruxelles.

La novità dei crediti di carbonio

Il target climatico fissato dall’esecutivo Ue è tutto sommato in linea con le richieste della comunità scientifica e degli ambientalisti, ma apre anche a una serie di strumenti che fanno storcere il naso a molti. È il caso dei crediti di carbonio, una sorta di “permesso” che può essere comprato e scambiato da governi e aziende in cambio della possibilità di emettere una certa quantità di CO2 o altri gas serra. La proposta svelata oggi dalla Commissione europea apre per la prima volta a questo meccanismo, stabilendo che a partire dal 2036 sarà concesso il ricorso a crediti di compensazione internazionale nel computo delle emissioni fino a una quota massima del 3% delle emissioni nette dell’Ue. Concretamente, questo significa che governi e aziende europee potranno finanziare progetti in Paesi extra-Ue per abbassare le proprie emissioni. Bruxelles dovrà stabilire in un secondo momento i criteri di origine e qualità che queste attività ambientali dovranno soddisfare per essere riconosciute come tali.

Un compromesso politico per rinsaldare la maggioranza

La proposta di Bruxelles rappresenta di fatto un compromesso politico tra l’anima più progressista della maggioranza europea, che chiede uno sforzo concreto e ambizioso sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, e quella più conservatrice, che fa capo al Ppe e si è mostrata via via più scettica del percorso intrapreso con il Green Deal. «Oggi dimostriamo di essere fermamente determinati a rispettare il nostro impegno di decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. L’obiettivo è chiaro, il percorso è pragmatico e realistico», ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a margine dell’annuncio, cercando di glissare sulle polemiche politiche dei giorni scorsi.

A spendere qualche parola in più sul tema è invece la spagnola Teresa Ribera, commissaria Ue al Green Deal. La sua famiglia politica di riferimento, quella dei Socialisti, ha inviato la scorsa settimana un ultimatum a von der Leyen minacciando di uscire dalla maggioranza in seguito ai continui passi indietro sull’agenda verde europea. Oggi, durante la conferenza stampa sul target climatico per il 2040, l’ex ministra del governo Sánchez ha aggiunto: «Il mandato politico che abbiamo ricevuto come collegio dei commissari è la guida principale che dobbiamo seguire. E questo mandato è sostenuto dalle forze pro-europee che comprendono i Verdi, i Socialdemocratici, i Liberali e il Partito Popolare europeo, che hanno sottolineato l’importanza del motore verde per costruire la competitività e l’equità sociale».

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EPA/Olivier Matthys | La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen

Scettico il governo italiano

La proposta sul nuovo target climatico al 2040 dovrà essere approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue prima di entrare in vigore, ma il compromesso raggiunto dovrebbe riuscire a mettere d’accordo tutte le anime della maggioranza. L’apertura della Commissione europea sui crediti di carbonio, di fatto, è stata concordata con il nuovo governo tedesco di Friedrich Merz e punta a superare le resistenze emerse tra gli Stati membri, a prevalenza conservatrice. Ma la verità è che all’interno del Partito popolare europeo non tutti sembrano aver apprezzato il target proposto oggi da von der Leyen. «La priorità dell’Italia è evitare che la definizione di nuovi obiettivi climatici riproponga impostazioni ideologiche, target e scadenze che non siano sostenibili dalle famiglie e dalle imprese europee che devono essere competitive nel mondo», ha avvertito il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in lasciando prefigurare una certa insoddisfazione del governo italiano nei confronti della proposta di Bruxelles.

Più a destra, la bocciatura è totale, con la Lega che coglie la palla al balzo per tornare ad attaccare l’Ue e la sua agenda verde: «Non è possibile sacrificare sull’altare dell’ideologia green interi settori produttivi: riconoscano gli errori fatti e facciano marcia indietro. All’Europa non servono estremismi ideologici, ma buonsenso e concretezza per cambiare gli obiettivi, togliere divieti, obblighi e nuove tasse», si legge in una nota del Carroccio. Anche Ecr, il gruppo a cui fa riferimento Fratelli d’Italia, boccia la proposta della Commissione Ue, definita «pessima», «irrealistica» e «di tradizione bolscevica». «Gli interessi dei cittadini», ha tuonato Alexandr Vondra, europarlamentare ceco di Ecr, «non possono essere sacrificati per una visione inverosimile del primo continente al mondo a impatto climatico zero».

Verdi contenti a metà, delusi gli ambientalisti

Restano soddisfatti solo a metà, invece, ecologisti e gruppi per il clima. Benedetta Scuderi, eurodeputata dei Verdi, considera la proposta della Commissione europea «un buon risultato», ma bolla come «deludente» la flessibilità proposta per centrare il target del 90%. «Permettere l’uso di crediti di carbonio internazionali fino al 3% per questo scopo rappresenta un passo indietro rispetto all’azione climatica reale, indipendentemente dalle tempistiche, dalle proporzioni e dalla qualità», mette in guardia l’eurodeputata. Più drastica Greenpeace, che fa notare come l’obiettivo proposto per il 2040 sia «inferiore rispetto a quanto raccomandato dai propri scienziati climatici», mentre il Wwf definisce «tiepido» l’obiettivo proposto da Bruxelles. Luca Bergamaschi, direttore del think tank Ecco, parla di proposta «in linea con le richieste degli italiani» e fa notare come ora spetti ai governi europei «pianificare la transizione dei prossimi quindici anni».

EPA/Julien Warnand | Il parlamento europeo