Teatro La Pergola, Massini incontra il sottosegretario: «Io vittima di cecchinaggio». Ma Mazzi ribadisce l’autonomia dei commissari e la sindaca annuncia il ricorso


«Improvvisamente sarei diventato portatore di una visione settaria per altro sconfessata dal programma che ho predisposto per il teatro e che è nero su bianco. Mi viene addebitato di non fare attività internazionali quando sono l’autore italiano più internazionale con traduzioni delle mie opere in 38 lingue e mi vengono addebitati addirittura venti punti in meno di qualità “perché Massini è autoriferito”, se non è un cecchinaggio questo mi chiedo cosa sia un cecchinaggio». Parla così, in tono visibilmente piccato, Stefano Massini, il Direttore artistico del Teatro della Toscana, nel corso di un incontro pubblico con il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi. I toni si sono accesi dopo che la Commissione consultiva per il teatro del Mic ha deciso di declassare la Fondazione Teatro della Toscana, diretta appunto dal commediografo (ne fanno parte il Teatro della Pergola e quello di Rifredi, a Firenze, e l’Era di Pontedera, in provincia di Pisa), togliendogli il riconoscimento di teatro nazionale. Una decisione contestata anche da tre membri della commissione (Carmelo Grassi, Angelo Pastore e Alberto Cassani), che si sono dimessi, e finita al centro dello scontro politico.
Le critiche al declassamento e il probabile ricorso
«Il declassamento del Teatro della Toscana è stato per me come un colpo di mannaia, si sono accaniti contro di me, come trovarsi dinanzi ad un plotone di esecuzione ed essere sparato. Mi piacerebbe interloquire con la Commissione Teatro», ha detto ancora Massini. Intanto, la sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha già promesso battaglia: «Impugneremo nelle sedi opportune la decisione del ministero. Dobbiamo approfondire la lettura dei verbali, che da un primo esame sembrano addurre motivazioni pretestuose. Il governo ha deciso di punire la nostra città e il nostro Teatro. Firenze e il Teatro della Toscana meritano rispetto».
L’incontro tra Massini e Mazzi
E infatti «Massini mi ha espresso, la richiesta, secondo me legittima, di parlare con la commissione», ha spiegato Mazzi. «Ho chiesto al direttore generale dello spettacolo dal vivo Antonio Parente, se fosse possibile e lui mi ha risposto che è già accaduto in passato. Essendo un dialogo tra un artista ed operatori culturali è utile, lo faremo insieme. Io chiederò al ministro che questo sia possibile». Qualche passo avanti sembra dunque essere stato fatto. D’altra parte il confronto è partito con dimostrazioni di stima reciproca: «Considero Stefano Massini un grandissimo artista, ha vinto con The Lehman Trilogy 5 Tony Award nel 2022, un premio che non era mai stato vinto da un italiano. Porta alto il nome del nostro Paese in giro per il mondo. È un patrimonio per l’Italia ed un artista libero, è fatto della stessa materia di Benigni, Celentano, Dario Fo, non appartiene ad un mondo schierato ma a quello dell’arte e della cultura», dice Mazzi. Poi arriva Massini, che sottolinea come «pur non avendo le stesse idee di Gianmarco, siamo due persone di spettacolo e questo Paese ha dato il meglio di sé ogni volta che la cultura ha superato le divisioni di destra e sinistra». Bisogna uscire «una volta per tutte dalle divisioni alla Don Camillo e Peppone».
Il commento sulla decisione della commissione
Venendo poi al giudizio della commissione di declassare il Teatro della Toscana, il commediografo definisce la relazione «vergognosa». Non solo, Massini sostiene di venir «lapidato, si sostengono cose abiette e inaccettabili». Mazzi tuttavia ribadisce l’autonomia in cui hanno operato i commissari: «Il loro giudizio è in senso tecnico, dicono che non sono in grado di esprimere la valutabilità del teatro, perché loro lavorano sulla triennalità. Possono farlo per il 2025 ma non per il 2026 e il 2027. Un dato confermato anche da uno dei commissari dimissionari».
L’intervento del ministro Giuli al question time alla Camera
Sullo specifico caso del Teatro della Pergola di Firenze, appunto al centro di polemiche e interrogativi relativi ai finanziamenti pubblici e alla sua recente esclusione da determinate assegnazioni, è intervenuto anche il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, durante il question time alla Camera, durante cui ha chiarito la posizione del Governo: «Mi vedo costretto a ricordare che le Commissioni consultive per lo spettacolo dal vivo non subiscono alcuna influenza esterna: esse esprimono le proprie valutazioni tecnico-discrezionali in totale autonomia. Su tale giudizio si sono sedimentate accuse strumentali che rigetto fermamente». Il riferimento è alle contestazioni sollevate da alcuni esponenti del mondo culturale e politico, secondo cui il Teatro della Pergola sarebbe stato penalizzato per ragioni non esclusivamente artistiche o tecniche. Giuli ha poi sottolineato l’importanza della storica sala fiorentina, riconosciuta anche a livello internazionale: «Voglio ribadire che il Teatro della Pergola è troppo importante per essere percepito come un teatro locale, ma va salvato da tutte le criticità che ne hanno eroso reputazione, finanziamenti e proiezione internazionale».