Martina Oppelli, la sclerosi multipla e il terzo no al suicidio assistito: «Non credo più allo Stato laico»


Martina Oppelli, 50 anni, è un’architetta triestina. Pochi giorni fa la sua azienda sanitaria le ha negato per la terza volta l’accesso al suicidio assistito. Lei dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera che non riesce nemmeno a essere arrabbiata: «Sono solo stanca, stanca, stanca». L’azienda sanitaria ha detto che sarà «avviata immediatamente una nuova procedura di valutazione» dopo l’opposizione dei suoi avvocati. Ma lei è pessimista: «Possiamo andare avanti in eterno, ma che battaglia stiamo combattendo? Io non provo rabbia perché la rabbia toglie energie e non porta a niente, ma vorrei ricordare a tutti che un essere umano ha un limite di resistenza. Non ho capito che cosa vogliono… La fine naturale?».
La malattia
Ooppelli è malata di sclerosi multipla progressiva. Dal 2006 va con le stampelle, dal 2009 è sulla sedia a rotelle. Lei sta pensando di andare in Svizzera: «Devo confessare che stavolta speravo in un sì. Ma io ho sempre un piano B, non cerco problemi, trovo soluzioni. La mia disperazione di solito dura mezza giornata e poi agisco. La Svizzera è una opzione per la quale ho già il via libera e che avevo messo in conto prima del secondo no. Vediamo.. .Non dico che ho già deciso ma dico che il mio tempo sta scadendo. L’estate è scoppiata in modo violento e il caldo per me è devastante. Il mio corpo non percepisce la differenza fra caldo e freddo, io crollo e basta. Con queste temperature magari ho meno spasmi, ma non ho più forza nemmeno per far uscire la voce, come può sentire…».
L’estate
Dice che non vedrà la fine dell’estate: «Il tempo che mi sono data è poco». Poi l’appello: «Il tema del fine vita si sta rivelando un inutile scontro politico, sta vacillando l’idea dello Stato laico e in troppi si stanno infilando i paraocchi per non vedere quel che potrebbe capitare a chiunque. Voglio dire una cosa ai politici e agli amministratori di questo Stato». E ancora: «Smettetela di chiudere gli occhi e andare in vacanza. È ora di arrivare a una legge che abbia un senso, che tenga conto di ogni aspetto e sofferenza, e per favore non diciamo assurdità: se quella legge ci sarà nessuno sarà obbligato a usarla. E poi vorrei che questa voce affaticata arrivasse a chi propone le cure palliative come la soluzione di ogni male. A tutti loro dico: abbiate il coraggio di mostrare in cosa consistono e se curano veramente…».
Gli spasmi
Martina dice che l’aspetto peggiore della sua condizione «è la rigidità, sono gli spasmi. E tralascio il dolore costante, le infezioni, le allergie. Non posso nemmeno usare gli occhi per un puntatore perché con la sclerosi anche i nervi ottici non funzionano. Ho l’asma e i farmaci che un tempo inalavo ora li prendo per aerosol perché non posso più inspirare. A volte gli spasmi sono così forti che sbatteresti la testa contro il muro. Non posso fare neanche quello perché sono immobile… Io sono come una bambola». E spiega: «A me piace farmi vedere curata, carina e anche truccata, perché no? Il mio amico mi mette un bicchiere in mano, mi accavalla le gambe, mi posizione sulla sedia e io sorrido, così la gente è contenta. Ma la verità è che sono davvero sfinita. Ho addosso una stanchezza indicibile e un grande sconforto per aver creduto nel senso civico di uno Stato laico».