Il parco eolico devastato da 50 incappucciati nel Mugello


Cinquanta persone incappucciate hanno devastato un parco eolico in costruzione nell’alto Mugello, tra Dicomano e Vicchio. L’azienda Agsm Aim ha denunciato che 50 persone con passamontagna, occhiali, sciarpe e un paio di coltelli hanno intimato ai lavoratori di andarsene. Poi sono tornate il giorno dopo e hanno anche danneggiato le ruspe. Si parla di danni per un milione di euro. Si tratta di atti terroristici», dice Monia Monni, assessora all’Ambiente della Regione Toscana. L’opera prevede sette pale alte 170 metri.
Siamo montagna
Il gruppo si è dato il nome di “Siamo montagna”. Aveva organizzato un “campeggio di lotta” in località Pian dei Laghi, poco distante dall’area del cantiere, dal 2 al 6 luglio. Con l’invito a bloccare i lavori in «un’opposizione collettiva». Agsm Aim è partecipata al 62% dal comune di Verona e al 38% da quello di Vicenza. «Sono entrati abusivamente nell’area di cantiere con cani al seguito, aggredendo quanti hanno incontrato e maneggiando coltelli», dicono dall’azienda. La procura di Firenze aprirà presto un fascicolo. I reati potrebbero essere rapina (hanno anche portato via tre motoseghe) e danneggiamento. In Mugello molti sono gli oppositori delle pale eoliche. Alcune associazioni hanno presentato un ricorso al Tar contro l’opera, perdendolo. Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza.
L’ingegnere
Niccolò Bruschi, ingegnere e project manager del cantiere sul monte Giocco, parla oggi con Repubblica. E spiega che tutto è cominciato «giovedì mattina intorno alle 12. Nel cantiere c’eravamo io e due colleghi ingegneri. Poi erano al lavoro alcuni operai e boscaioli. Prima hanno circondato loro». Gli hanno detto «di smettere immediatamente di lavorare. Ci hanno minacciato, ho visto due coltelli ma non posso dire con certezza quante armi avessero, perché sono stati momenti concitati. Di certo poi hanno fatto tantissimi danni proprio con le lame e altri strumenti, come bastoni. Le varie ditte che lavorano nel cantiere stanno ancora facendo l’inventario ma sono tanti soldi».
Il volto coperto
«Sapevamo che in zona questo gruppo del quale non avevo mai sentito parlare aveva organizzato un campeggio di protesta contro l’opera. La nostra azienda ha anche fatto denuncia, che non ha avuto seguito. Però credevamo che avrebbero manifestato in modo pacifico. Magari diffuso dei volantini», prosegue. I protagonisti del blitz «avevano il volto coperto quindi non so niente di loro. Posso solo dire che sembravano persone abbastanza giovani ma non giovanissime, sulla trentina. Parlavano con vari accenti, qualcuno anche toscano. Con loro c’erano un paio di cani». Ora ha ricominciato a lavorare «con ancora più voglia di portare in fondo un’opera fondamentale per il paese. La paura c’è stata, ma azioni così violente vanno contrastate e ricominciare a fare il proprio lavoro è un modo per farlo».