Educazione sessuale a scuola? Per Valditara solo con il permesso dei genitori. Ma la proposta di legge divide gli esperti


«Mentre il Parlamento discute, i nostri ragazzi apprendono la sessualità dal porno e con un click sul proprio cellulare». È l’allarme lanciato da Ludovico Abbaticchio, garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia, durante le audizioni alla Commissione Cultura della Camera sul disegno di legge promosso dal ministro Giuseppe Valditara per normare l’educazione sessuale e affettiva a scuola. Il ddl n. 2423, approvato in Consiglio dei Ministri il 30 aprile e ora all’esame in Parlamento, introduce l’obbligo del consenso informato scritto da parte dei genitori per tutte le attività scolastiche legate alla sfera affettiva e sessuale.
Le proposte in esame alla Camera sull’educazione sessuale
Secondo l’idea del ministro, le famiglie dovranno ricevere almeno sette giorni prima una comunicazione dettagliata su contenuti, modalità e relatori coinvolti. Gli studenti senza autorizzazione della famiglia seguiranno attività alternative. Il testo vieta inoltre qualsiasi educazione sessuale nella scuola dell’infanzia e fa dipendere la presenza di esperti esterni all’approvazione del collegio docenti e del consiglio d’istituto. A ispirare il disegno di legge, ha spiegato lo stesso Valditara, sono due proposte di Fratelli d’Italia e Lega, firmate rispettivamente da Alessandro Amorese e Rossano Sasso. Quella di quest’ultimo va anche oltre: vieta qualsiasi riferimento a identità di genere e orientamento sessuale. In aula, però, è emersa l’ipotesi di far confluire i tre testi in un’unica proposta, facendo confluire le due iniziative parlamentari come emendamenti all ddl Valditara.
Le voci critiche
Diversi esperti e operatori dell’educazione hanno manifestato preoccupazione per le ricadute del ddl Valditara sulla funzione pubblica della scuola. È il caso di Rossella Silvestre e Claudia Cicciotti di ActionAid, che hanno contestato il divieto di educazione sessuale nella scuola dell’infanzia, giudicandolo in contrasto con le linee guida di Unesco e Oms: «È proprio nei primi anni che si gettano le basi per relazioni sane e rispettose. Escludere questi contenuti significa rafforzare le diseguaglianze educative tra chi ha accesso a risorse e chi no». Il consenso scritto, secondo le due esperte, non garantisce libertà, ma produce «una censura preventiva su contenuti spesso già inseriti nei piani dell’offerta formativa».
Sulla stessa linea Anna Dauria del Movimento di Cooperazione Educativa, che ritiene «l’educazione sessuo-affettiva un ambito che rientra a pieno titolo nella finalità educativa e formativa della scuola». Il consenso scritto, aggiunge, «è insostenibile a livello organizzativo» e serve solo a «disincentivare e ridurre l’attivazione di questi percorsi educativi». Anche Giulia Ponziglione dell’Associazione Nazionale Presidi ha criticato il ddl per «l’eccessivo potere di veto alle famiglie» anche sulle attività curricolari, approvate dagli organi collegiali. Ha inoltre contestato il divieto di spazi scolastici neutri presente nella proposta della Lega, considerato un freno alla tutela di studenti transgender: «Non capiamo il rifiuto pregiudiziale di adattare ambienti scolastici alle esigenze reali degli studenti».
Chi difende il ddl
Sul fronte opposto, Aldo Rocco Vitale del Centro Studi Rosario Livatino, che ha difeso l’introduzione del consenso informato come «attuazione concreta dell’articolo 30 della Costituzione, che riconosce ai genitori il diritto-dovere primario nell’educazione dei figli». A suo avviso, «se esiste l’esenzione per l’insegnamento della religione, non si capisce perché non possa esserci per l’educazione sessuale». Una posizione condivisa da Maria Rachele Ruglio, portavoce del gruppo di genitori Generazione Famiglia, che ha denunciato «un intento ideologico nelle scuole sotto l’etichetta di educazione all’affettività»: «Chiediamo un divieto esplicito di qualsiasi riferimento a genere e identità fluide, anche nei manuali scolastici. Se davvero non c’è nulla da nascondere, perché temere il consenso informato?». Ruglio ha inoltre proposto l’estensione del divieto anche alla scuola secondaria di primo grado.
Il parere delle famiglie
Tra le voci che rappresentano le famiglie c’è anche il Moige, Movimento Italiano Genitori, che ha sostenuto il ddl Valditara come «un provvedimento equilibrato» che «rispetta l’età evolutiva e la sensibilità delle famiglie»: «Quando si parla di sessualità, si intrecciano inevitabilmente implicazioni etiche, religiose e valoriali che appartengono alla sfera più intima delle convinzioni familiari». Di diversa visione, invece, il Coordinamento Genitori Democratici che ha denunciato lo «squilibrio ideologico» del provvedimento: «Perché il consenso viene chiesto solo per l’educazione affettiva e sessuale? Il messaggio è che su questi temi la scuola non sia affidabile, e che i docenti non siano in grado di gestirli con competenza», ha chiesto la presidente Angela Nava Mambretti. «Educare all’affettività e alla sessualità dovrebbe essere una priorità dell’agenda politica se si vuole realmente decostruire pregiudizi e stereotipi, ancora radicati nella nostra società, e affrontare quei principi che costituiscono la base dell’affetto e dell’affettività, come il rispetto reciproco, il proprio e altrui consenso, la codifica delle proprie emozioni e di quelle degli altri, la scoperta di sé stessi e della propria identità».
Tra porno e vuoti normativi c’è chi chiede una legge più ampia
Nel clima polarizzato emerso in audizione, c’è chi chiede una legge più ampia di quella proposta da Valditara, come il garante per l’infanzia Ludovico Abbaticchio, che ha denunciato l’urgenza di «una legge quadro condivisa dal Parlamento, finalmente definitiva», per combattere la vera emergenza: «Molti ragazzi non hanno alcun interesse sul discorso della contraccezione o agiscono in modo impulsivo perché hanno un’educazione pornografica sui temi del sesso». Sentiti i vari pareri, ora spetta al Parlamento trovare un punto di equilibrio tra diritti educativi, ruolo delle famiglie e autonomia scolastica.