Gaza, almeno 55 morti negli ultimi raid di Israele. Netanyahu sulla tregua: «Senza risultati in due mesi useremo la forza»


Banjamin Netanyahu è pronto a ricorrere «all’uso della forza» se entro 2 mesi di tregua non verranno soddisfatte le condizioni di Israele: «rilascio degli ostaggi, disarmo di Hamas, smilitarizzazione di Gaza e nessuna capacità militare o di governo» per i miliziani. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, lascia Washington dopo quattro giorni intensi e almeno due faccia a faccia ufficiali con Trump, in un video diffuso dal suo ufficio. «All’inizio di questo cessate il fuoco entreremo immediatamente in negoziati per porre fine alla guerra in modo permanente. Ma per arrivare a questo obiettivo, ci devono essere condizioni minime», ha detto Netanyahu. «Se sarà possibile raggiungerle con la diplomazia, tanto meglio – prosegue -. Ma se ciò non accadrà entro 60 giorni di tregua, lo raggiungeremo con altri mezzi, con l’uso della forza, la potenza del nostro eroico esercito». Il negoziato ufficiale tra Israele e Hamas per raggiungere un accordo di tregua a Gaza si sta tenendo in questi giorni a Doha, capitale del Qatar.
July 10, 2025
Media: «Hamas, punti critici accordo ritiro Idf e flusso aiuti»
Hamas ha fatto sapere di opporsi a qualsiasi accordo di cessate il fuoco che preveda una massiccia presenza militare israeliana a Gaza, definendo i disaccordi sul ritiro e sul libero flusso di aiuti a Gaza come punti critici, nonché le richieste di «garanzie reali» per una tregua duratura. Lo riferiscono i media arabi e israeliani. L’organizzazione islamista si oppone in particolare al controllo israeliano sulla città meridionale di Rafah, al confine con l’Egitto, e sul cosiddetto corridoio Morag tra Rafah e Khan Younis.
Fonti Ue: «10 possibili misure da prendere sull’accordo con Israele»
Il Servizio di Azione Esterna dell’Ue ha presentato alle delegazioni dei 27 il report con le opzioni sulle azioni da prendere in seguito alla revisione dell’Accordo di Associazione con Israele. In tutto – a quanto si apprende – sono elencate 10 possibili misure, che vanno «dalla sospensione totale» dell’accordo, alla «sospensione delle misure commerciali preferenziali» o «dell’esenzione di visti». Per ogni misura è elencata inoltre la procedura di voto relativa (a maggioranza o all’unanimità, ndr). Nel documento, assicura all’Ansa una fonte diplomatica, non vi è «nessuna gerarchia, nessun consiglio agli Stati membri» su queste 10 misure. Il documento sarà ora discusso al Coreper di domani dove, probabilmente, agli ambasciatori saranno dati «ulteriori dettagli sull’accordo relativo all’accesso umanitario a Gaza annunciato oggi da Kallas». «Il modo in cui gli Stati membri valuteranno la combinazione dei due elementi determinerà l’esito della riunione del Consiglio Affari Esteri di lunedì», precisa la fonte.
Kallas: «Accordo con Israele per nuovi aiuti a Gaza»
L’alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Israele per ampliare l’accesso umanitario a Gaza. «Questa intesa comporta l’apertura di ulteriori valichi, l’ingresso a Gaza di aiuti e camion con generi alimentari, la riparazione di infrastrutture vitali e la protezione degli operatori umanitari. Contiamo sul fatto che Israele attui tutte le misure concordate», ha concluso. Nel frattempo, l’Onu ha fatto entrare carburante a Gaza per la prima volta in 130 giorni: lo afferma un portavoce delle Nazioni Unite.
I raid israeliani sulla Striscia
Sarebbero almeno 55 le vittime degli ultimi bombardamenti che hanno colpito la Striscia di Gaza dall’alba di oggi, giovedì 10 luglio. L’attacco missilistico sferrato dall’esercito di Israele si sarebbe concentrato soprattutto nel centro e nel sud della Striscia, come riporta Al-Jazeera, citando informazioni fornite dagli ospedali sul territorio. Secondo la testata online, le forse israeliani starebbero intensificano gli attacchi aerei su Gaza, mentre i negoziati di Doha sembrano lontani dal raggiungere un risultato.
L’allarme di Tel Aviv: «Missili dallo Yemen»
In queste ultime ore, Israele ha denciato il lancio di missili balistici partiti dallo Yemen, che avrebbe fatto suonare le sirene in tutta Tel Aviv e Gerusalemme. I sistemi di sicurezza che avvisano i cittadini di mettersi in salvo non suonavano dal giorno dopo la tregua con l’Iran. Quindi più di due settimane fa. Nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 luglio l’esercito israeliano (Idf) ha poi annunciato la morte del sergente maggiore Abraham Azulay. Il 25enne, operatore di veicoli nell’unità di ingegneria da combattimento del Comando meridionale, sarebbe stato ucciso nei combattimenti nella Striscia meridionale, come riporta un comunicato pubblicato su Telegram.
I faticosi negoziati a Doha
Dopo quattro giorni di negoziati tra Israele e Hamas a Doha, mediati da Qatar ed Egitto, il raggiungimento di risultati concreti sembra ancora lontano. Nella giornata di ieri, mercoledì 9 luglio, Israele avrebbe presentato nuove mappe ai mediatori per mostrare un ritiro parziale e più ampio delle proprie truppe durante la tregua proposta di 60 giorni. Questo potrebbe far proseguire le trattative. Tuttavia, il Qatar aveva fatto sapere, come riportano fonti direttamente a conoscenza dei colloqui e citate dell’Ansa, che Hamas avrebbe respinto qualsiasi accordo che prevedesse un ritiro limitato delle truppe dell’Idf. Aggiungendo che Doha non dovrà essere ritenuta responsabile nel caso in cui il colloqui dovessero fallire.