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«Così faremo crescere il riso sulle astronavi. Ma non sappiamo ancora come far bollire una pentola»

10 Luglio 2025 - 06:23 Alba Romano
marta del bianco riso spazio
marta del bianco riso spazio
Marta Del Bianco dell'Asi: il cibo si dovrà far crescere per le missioni lunghe. Ecco come ci stiamo lavorando

Marta Del Bianco, biologa, lavora all’Agenzia Spaziale Italiana. Studia il cibo per gli astronauti. «Se vogliamo affrontare missioni di lunga durata dobbiamo imparare a coltivare cibo nello spazio», spiega a Repubblica. E oggi alla conferenza annuale della Società di Biologia Sperimentale ad Anversa, in Belgio, presenterà l’ultima pianta spuntata nell’orto spaziale: il riso. Un orto nello spazio, dice a Elena Dusi, serve «primo per ragioni logistiche: non è pensabile stivare in un’astronave il cibo necessario per mesi. Secondo perché agli astronauti servono vitamine, antiossidanti e fibre che solo le verdure fresche forniscono. E poi c’è una ragione psicologica. Come sa chi ama il giardinaggio, accudire le piante ha un effetto rilassante. Fa stare bene anche in una situazione stressante come un lungo viaggio spaziale».

Il cibo nello spazio


Secondo Del Bianco «l’obiettivo più raggiungibile è far crescere le piante in serre chiuse, sia su un’astronave che su altri pianeti. Il suolo di Luna e Marte è poco adatto, sia perché è carico elettricamente sia, nel caso di Marte, perché è ricco di perclorati, sostanze tossiche per le piante». Sulle astronavi non si usa la terra: «Sono tutte colture idroponiche o aeroponiche. Usiamo tessuti spugnosi, o plastici o naturali come le fibre di cocco, all’interno dei quali l’acqua riesce a scorrere per capillarità e distribuirsi in modo uniforme lungo le radici. L’acqua viene arricchita con sostanze nutrienti come fosfati o potassio».

E alla mancanza del sole si rimedia «mettendo a punto vere e proprie ricette di luce per far crescere al meglio ogni specie. Alle piante basterebbero mix di led bianchi, rossi e blu. Noi aggiungiamo anche il verde per appagare lo sguardo degli astronauti coltivatori e per consentirgli di notare eventuali problemi di crescita. Senza il verde vedrebbero foglie grigie o bluastre e non avrebbero modo di rendersi conto della salute delle piante».

Il riso

Ora si dedicano al riso. «Siamo a buon punto con le piante che forniscono vitamine e antiossidanti, come i vegetali a foglia: insalate e la famiglia di cavoli e broccoli. Ma per le missioni molto lunghe, soprattutto se pensiamo di costruire basi permanenti su Luna o Marte, abbiamo bisogno anche di calorie, quindi di cereali o legumi. Le piante di cereali che usiamo sulla Terra hanno però dimensioni eccessive per lo spazio. Siamo in grado di rimpicciolirle manipolando un ormone che si chiama gibberellina, ma le rese ne risentono. Con i colleghi delle università di Milano, Napoli e Roma abbiamo cercato i geni giusti da manipolare per ottenere piante nane ma produttive. Dopo il riso, potremmo adattare allo spazio anche altri tipi di cereali».

Il sapore

Il riso spaziale sarà anche buono di sapore: «Ecco, c’è una difficoltà di cui non abbiamo parlato. Stiamo imparando a coltivare il riso nello spazio, ma al momento non abbiamo modo di far bollire una pentola d’acqua su un’astronave. La cucina resta un problema da risolvere, se vogliamo che gli astronauti assaggino il risotto».

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