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Garlasco, nella bocca di Chiara Poggi trovato il Dna di un «uomo ignoto». La clamorosa svolta nelle indagini: «Più persone sulla scena del crimine»

11 Luglio 2025 - 20:27 Filippo di Chio
Chiara Poggi dna ignoto garlasco
Chiara Poggi dna ignoto garlasco
Il dato sarebbe emerso dalle analisi del «tampone orale» mai analizzato in 18 anni. La traccia non sarebbe del nuovo indagato Andrea Sempio né di Alberto Stasi. Nuovi risultati anche per l'orma di scarpa «a pallini» sul tappetino

C’era un terzo uomo, un «ignoto», nella villetta di Garlasco quando Chiara Poggi veniva uccisa la mattina del 13 agosto 2007. Una svolta già mormorata ma che ora trova un fondamento solido nel tampone orale che, mai analizzato prima dell’incidente probatorio, porterebbe tracce di un materiale genetico «Y», non riconducibile né al nuovo indagato Andrea Sempio né ad Alberto Stasi, l’allora fidanzato della giovane 26enne condannato in via definitiva. Nelle prossime settimane, la genetista Denise Albani «amplificherà» il profilo per poterne compiere un’analisi più accurata.

Le analisi mai fatte e i primi risultati (discordanti)

Un Dna che il medico legale Marco Ballardini già nel 2007 aveva raccolto su alcune «garze», ma che per quasi un ventennio non era mai stato neanche analizzato. È un tampone dimenticato che potrebbe costituire un colpo di scena clamoroso nella storia processuale del delitto di Garlasco. Secondo quanto scrive Repubblica, sulla garza sarebbe stata trovata una quantità «decisamente importante» di materiale genetico. Per Ansa, invece, la quantità sarebbe minima e l’esame andrà ripetuto per sincerarsi che non si tratti di una contaminazione. Lo stesso che sarebbe stato repertato anche sul tappetino del bagno. Dai primi confronti preliminari, ancora da verificare con indagini più approfondite, non sarebbe riconducibile né ad Andrea Sempio né ad Alberto Stasi, bensì a un terzo uomo. Secondo i primi dati oggi condivisi dalla genetista Albani con le due parti, non si tratterebbe però dell’«ignoto 2» della paradesiva “impronta 13”, vale a dire le quattro ditate rinvenute sulla superficie interna dell’anta della porta della cucina della villetta di via Pascoli.

Cosa cambia ora: le nuove ipotesi e la posizione della procura

Che il Dna sia stato trovato sulle labbra o nella bocca di Chiara Poggi potrebbe cambiare, e non di poco, le carte in tavola. Anche perché l’assunzione conseguente è abbastanza ovvia: se quel materiale genetico non è di Andrea Sempio né di Alberto Stasi, lì in quella villetta durante gli ultimi istanti di vita della 26enne c’era qualcun altro. Se anche le ditate sul muro si potrebbero giustificare con la presenza assidua di alcune persone nella villetta dei Poggi, come ha spiegato a Open la criminologa Gabriella Marano, sarebbe difficile compiere lo stesso passaggio logico con il Dna trovato all’interno della bocca della vittima. Per l’accusa potremmo essere davanti alla prova del nove. L’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, è di ben altro avviso: «Non ci sono Dna di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e ovviamente tanto meno sul corpo di Chiara». Secondo lui, anzi, sarebbe «un dato totalmente destituito da qualsiasi fondamento».

La scarpa a pallini sul tappetino e l’ipotesi già anticipata nel 2007

Nel maxi incidente probatorio iniziato da poco meno di un mese, sono emersi anche altri dettagli. L’impronta della scarpa «a pallini», trovata sul tappetino del bagno dove è stato rinvenuto altro materiale «Y», apparterrebbe al padre o al fratello di Chiara Poggi. Sul materiale trovato sotto le unghie, dove secondo la procura di Pavia si troverebbe il Dna di Andrea Sempio, ci sarebbe anche il materiale genetico di un’altra persona ignota. La quantità di Dna sarebbe però più risicata. Insomma, più persone potrebbero aver partecipato davvero all’omicidio di Chiara Poggi. Una ipotesi che, lateralmente, aveva già sviluppato lo stesso medico legale Marco Ballardini, che nel 2007 aveva ravvisato sul cadavere ferite compatibili con due armi differenti, una da punta e una da taglio.

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