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Più soldi per la difesa, meno per gli agricoltori, salvo il Green Deal: cosa c’è nel maxi-bilancio (da 2mila miliardi) proposto dalla Commissione Ue

16 Luglio 2025 - 17:07 Gianluca Brambilla
bilancio-pluriennale-europeo
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Prevista una clausola per subordinare tutti i fondi al rispetto dello stato di diritto. Orbán approfitta delle proteste degli agricoltori e minaccia già il veto: «Che la rivolta inizi!»

Tra vecchie promesse da mantenere (vedi il Green Deal) e nuove priorità (vedi il piano di riarmo), la proposta di Quadro finanziario pluriennale (MFF) presentata oggi dalla Commissione europea assomiglia a uno di quei puzzle di cui sembra impossibile riuscire a incastrare ogni tessera al posto giusto. Il bilancio a lungo termine dell’Unione europea rappresenta una delle leggi più importanti a livello europeo, non solo perché definisce quanto Bruxelles potrà spendere nei prossimi anni, ma anche perché mostra nero su bianco quali sono le priorità politiche su cui intende puntare. E proprio per questi stessi motivi, non sorprende che l’Mff rappresenta un terreno di forte scontro, sia tra i governi che tra le diverse forze politiche.

Un nuovo bilancio da 2mila miliardi

La prima grande novità del nuovo bilancio proposto da Bruxelles sta nella dimensione. Il bilancio pluriennale europeo attuale ammonta a 1.270 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe sembrare elevata, ma che in realtà non lo è, principalmente per due ragioni. La prima è che quei soldi sono spalmati su un periodo lungo sette anni (dal 2021 al 2027) e la seconda è che equivalgono ad appena l’1% del Pil prodotto nell’Unione europea. Per far fronte a tutte le priorità, vecchie e nuove, finite sul tavolo di Bruxelles, la Commissione propone ora di alzare il bilancio europeo di 2mila miliardi di euro, non chiedendo più soldi ai governi ma con nuove entrate, derivanti per esempio da tasse sulla CO2 emessa dalle aziende.

Un aumento considerevole e che dovrà inevitabilmente scontrarsi con lo scetticismo di quei Paesi Ue – compresi alcuni pesi massimi, come la Germania – che non hanno alcuna intenzione di percorrere questa strada. Se Bruxelles ha deciso di alzare l’asticella del bilancio non è solo per far fronte alle spese su clima e difesa, ma anche perché a partire dal 2028 l’Ue dovrà iniziare a restituire i soldi reperiti sui mercati per finanziare il Recovery Fund, creato nel 2021 per stimolare la ripresa economica post-Covid. «Il bilancio è più grande, più intelligente, più mirato. Sarà il Quadro finanziario pluriennale più ambizioso di sempre», ha assicurato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue.

Più fondi per la difesa, sforbiciata alla Pac

Per quanto riguarda la ripartizione dei fondi, il commissario europeo al Bilancio, Piotr Serafin, ha ribadito che Bruxelles continua a essere dalla parte degli agricoltori, che ad oggi sono i destinatari di una quota molto rilevante del bilancio comunitario. Eppure, il documento presentato oggi dalla Commissione Ue prevede circa 300 miliardi di euro per il sostegno del reddito degli agricoltori nell’ambito della Pac (la Politica agricola comune). Si tratta di una sforbiciata significativa rispetto ai 386 miliardi stanziati per il periodo 2021-2027. Per una voce che scende, ce n’è un’altra che sale. Nello specifico, quella per la difesa. La Commissione propone infatti di creare un Fondo di competitività da 451 miliardi di euro, che servirà a finanziare – tra le altre cose – anche il piano di riarmo europeo. Le risorse destinate a spazio e difesa, nello specifico, saranno quintuplicate rispetto agli stanziamenti attuali. Quelle destinate alla gestione della sicurezza delle frontiere saranno invece triplicate.

Il Green Deal è salvo: «Vincolato il 35% dei fondi»

Per quanto riguarda il Green Deal, l’ambiziosa agenda di sostenibilità europea approvata durante la scorsa legislatura e che a cui da qualche mese la Commissione europea ha iniziato a rimettere mano, alla fine è stata l’ala più progressista della maggioranza a spuntarla. Il 35% del bilancio pluriennale europeo, ossia circa 700 miliardi di euro, dovrà essere necessariamente destinato a fondi, programmi e riforme che promuovono la tutela dell’ambiente e la riduzione delle emissioni di gas serra.

Più potere ai governi (ma il Parlamento europeo non ci sta)

Nel mettere a punto il nuovo bilancio pluriennale, la Commissione europea ha puntato sulla strada della semplificazione, tagliando da 52 a 16 i programmi di spesa. Nello specifico, se si escludono i soldi del Recovery Fund da restituire sono quattro i pilastri della proposta:

  • I piani di partenariato nazionali e regionali (865 miliardi, compresi quelli per l’agricoltura)
  • Il fondo per la competitività (410 miliardi)
  • Global Europe (200 miliardi, di cui 100 destinati al sostegno dell’Ucraina)
  • Erasmus+ e Agora EU (3% dei fondi totali)

La decisione di accorpare i fondi per l’agricoltura e quelli per la coesione nei piani di partenariato nazionali rappresenta uno dei punti più contestati del nuovo bilancio europeo, perché di fatto garantiscono molta più discrezionalità agli Stati membri. «Il Parlamento europeo non accetterà alcuna riduzione del controllo parlamentare e del legittimo controllo e scrutinio democratico sulla spesa dell’UE o, peggio, una ri-nazionalizzazione delle politiche principali dell’Unione», hanno protestato i leader della maggioranza dell’eurocamera. Il Parlamento europeo contesta poi alla Commissione scarsa trasparenza: «Mi dicono che in questo momento la presidente Ursula von der Leyen sta fornendo più cifre sul bilancio alla stampa di quante ne abbiamo ricevute noi qui: è un fatto veramente grave, una mancanza di rispetto», ha protestato il belga Johan Van Overtveldt, presidente della Commissione bilancio dell’eurocamera.

Agricoltori in piazza a Bruxelles

Tra le categorie che più stanno contestando il nuovo bilancio pluriennale proposto dalla Commissione europea ci sono gli agricoltori, che oggi sono scesi in piazza per una marcia simbolica per le strade di Bruxelles, partita da Place du Luxembourg, la piazza adiacente alla sede del Parlamento europeo, fino ad arrivare sotto la sede della Commissione. «L’Ue non può raggiungere una vera autonomia strategica senza garantire il proprio settore agricolo. E la pietra angolare di tale sicurezza è una politica agricola forte, comune e ben finanziata. Ma questa architettura è minacciata», accusa in una nota Copa-Cogeca, la principale lobby agricola europea.

La clausola sullo stato di diritto e Orbán che incita alla rivolta

Tra i primi ad appropriarsi della battaglia degli agricoltori c’è il premier ungherese Viktor Orbán, che prima ancora dell’annuncio della Commissione europea ha pubblicato un video sui social in cui sostiene che con il nuovo bilancio pluriennale proposto da Bruxelles «l’Ucraina otterrebbe un massiccio aumento dei finanziamenti, mentre gli agricoltori europei ci rimetterebbero». Ma in realtà il premier ungherese – che ha appoggiato le proteste del settore scrivendo su Facebook: «Che la rivolta abbia inizio!» – ha un altro motivo per scagliarsi contro la nuova proposta di bilancio pluriennale europeo. Nel mettere a punto il documento finale, la Commissione propone infatti di subordinare lo stanziamento dei fondi comunitari al rispetto di una serie di standard sul rispetto della democrazia. «Non un euro senza il rispetto dello stato di diritto», ha scandito il commissario Serafin al Parlamento europeo. E il governo ungherese, finito già più volte nel mirino di Bruxelles per una serie di leggi repressive e liberticide, rischierebbe di perdere svariati miliardi di euro.

Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

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